L'Italia si inchina a Rouhani e copre le statue di nudo
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L'Italia si inchina a Rouhani e copre le statue di nudo

In occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani in Campidoglio sono state coperte da pannelli bianchi su tutti e quattro i lati alcune statue di nudi.

L'Italia si inchina a Rouhani e copre le statue di nudo
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26 Gennaio 2016 - 12.22


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di Claudia Sarritzu

Chi ha avuto questa idea assurda dovrebbe avere il coraggio di spiegarci per quale ragione ha sentito il bisogno di coprire le statue di nudo dei Musei Capitolini?
Perché dobbiamo nascondere con dei teli, o in uno scantinato, la nostra cultura per ospitare il presidente di un regime (che fa chiamare Repubblica) che detiene il record mondiale di esecuzioni capitali, che incarcera, tortura e uccide i prigionieri politici, che nega diritti alle donne?

La risposta è tristemente ovvia: di fronte al denaro che offre il presidente iraniano Rouhani ci dimentichiamo dei diritti umani. Gli interessi economici impongono una politica di tolleranza dell’intollerabile.

Per una manciata di denaro, scegliamo di coprire statue che fanno parte della nostra cultura, rinunciando dunque alla nostra dignità e dimenticando il sacrosanto principio di laicità.

Si dialoga e fanno accordi politici con tutti, anche se non tutti possono essere d’accordo con questa ipocrisia che condanna (giustamente) Sarri e De Rossi ma si inchina al re delle impiccagioni. Ci si scandalizza per la Chiesa che dice la sua sulle Unioni Civili (anche in questo caso ci si scandalizza giustamente) ma si accetta come alleato un capo religioso che fa anche il capo politico. Noi italiani abbiamo parecchio pelo nello stomaco, ma pretendiamo almeno un briciolo di rispetto per i nostri valori. Se per rispettare la “cultura” di altri, se la si vuole definire cultura quella dei regime, dobbiamo “coprire” la nostra, non ci stiamo.

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Chi ha avuto l’idea di coprire le statue dunque si deve vergognare, perché a nome di tutti noi ha abdicato al nostro modo di stare al mondo, alla nostra storia, al nostro pensiero. Questa volta si è passato il segno.


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