Un fumetto per eliminare la paura del terrore
Top

Un fumetto per eliminare la paura del terrore

Dall’arte del fumetto al cinema d’animazione, a tu per tu con Takoua Ben Mohamed

Foto di Valerio Piga
Foto di Valerio Piga
Preroll

Desk2 Modifica articolo

6 Dicembre 2015 - 12.46


ATF

di Veronica Matta

La soluzione della paura del terrore con un fumetto formativo ed educativo che con ironia e sarcasmo tende all’eliminazione dei pregiudizi e delle fobie che gli occidentali nutrono verso il mondo musulmano e viceversa. Lo fa la giovane Takoua Ben Mohamed, regalando una grande esperienza di conoscenza e di arricchimento, alla comunità asseminese che ospita ben 650 stranieri. Un momento di confronto importante per superare la paura insieme ad Assemini e all’amministrazione cinque stelle che sposa l’iniziativa con entusiasmo, mettendosi in prima linea perché la convivenza sia pacifica affrontando il problema diffuso in tutto il mondo dell’intolleranza fra popoli diversi . La partita la si gioca così nel campo educativo, con la consapevolezza che un adulto spaventato, spaventa anche un bambino.

Takoua Ben Mohamed da voce a chi non ce l’ha. Fotografa e disegna ciò che la circonda. A soli 14 anni inizia questo progetto per far arrivare la sua parola con il fumetto, dietro consiglio del padre. La giornata di Assemini – dichiara la giovane graphic journalist – è stata molto interessante, molte persone sono venute ad ascoltare cosa aveva da dire un personaggino semplice come quello di woman story. Per me è importante, non c’è miglior confronto che quello di entrare in contatto con le persone che hanno voglia di confrontarsi. Questo ispira in me ottimismo per il futuro, e non mi fa perdere le speranze in un futuro migliore. Anche se il fumetto graphic journalism è un linguaggio piccolo semplice, ma quel piccolo e semplice è essenziale, per suscitare la curiosità nelle persone e portarle a ricercare, oltre l’informazione mediatica.

Leggi anche:  La vita di Puccini attraverso i francobolli in mostra al Teatro del Giglio

Mio padre mi ha spinta ad intraprendere questa strada del fumetto. Disegnavo già da prima, da sempre, ma mai avrei pensato di fare del disegno un lavoro, un progetto di comunicazione. Mio padre è un Imam, era un insegnate delle scuole quando era in Tunisia e poi laureatosi in economia. Ha sempre studiato tutte le materie. Sia lui che mamma sono dei grandissimi lettori di libri di storia, letteratura, teologia, politica ecc. Sono delle persone molto colte e riescono a vedere l’utilità in tutte le forme di linguaggio, sia artistiche che non, come mezzo di comunicazione. Mi hanno suggerito di studiare arte, anche quando non volevo. Ma alla fine mi son convinta di questa cosa, anche perché facevo attivismo già da prima in associazioni giovanili, culturali ed umanitarie, e ho capito che con la passione si riesce a trasmettere un messaggio.

La mia passione è l’arte del fumetto, la sceneggiatura, la comunicazione e il cinema. Studiando da autodidatta fumetto, ho imparato come si crea un fumetto e come si scrive una sceneggiatura, ho fatto corsi di giornalismo per imparare come funziona il mondo del giornalismo e dell’informazione e della comunicazione.. Ed infine, ora mi sto per specializzare nell’ Accademia del cinema d’animazione, per portare il fumetto intercultura anche al cinema d’animazione. Ho suddiviso le tematiche dei miei fumetti in due parti. Ci sono quelli ironici, ambientati in occidente che parlano di pregiudizi razzismo ed islamofobia. E quelli abbastanza seri, ma anche pieni di speranza, ambientati in medio Oriente, Nord Africa e nei paesi in guerra, che parlano di diritti umani, rivoluzione e speranza.

Leggi anche:  La vita di Puccini attraverso i francobolli in mostra al Teatro del Giglio

Con l’esperienza ma anche attraverso studi di ricerca scrivo le storie. Le storie che restano più impresse nelle persone, sono quelle che hanno ironia, senza mancare di rispetto nessuno, ma che tendono a raccontare una realtà con ironia, perché solo cosi porti il lettore a immedesimarsi nel personaggio e fargli vivere ciò che vive. Una cosa strana forse.. ma efficace. L’ironia non è solo rivolta a persona che non conoscono l’identità del personaggino, cioè la ragazza con il velo, ma sono rivolti anche ad un pubblico musulmano. Coloro che vivono questi episodi, vi si ritrovano nella storia.

Molto spesso sono accaduti episodi di islamofobia, ma spesso ciò che alza il muro tra le due persone, è la reazione del musulmano che mettendosi sull’autodifesa in modo aggressivo, porta a far alzare ancora più il muro. Mentre se mantieni la calma e la sicurezza in te stessa e ti comporti con gentilezza (come il profeta Muhammad ci insegna) spesso chi ha dei pregiudizi, tende a cambiare idea e comportamento nei tuoi confronti..

Leggi anche:  La vita di Puccini attraverso i francobolli in mostra al Teatro del Giglio

Native

Articoli correlati