L’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro, imputato nel processo «San Michele», dal nome dell’operazione dei carabinieri sulle presunte infiltrazioni di ’ndrangheta in Piemonte, era riuscito a fare «intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf» nell’ambito delle iniziative messe in atto per partecipare ai lavoro della Torino-Lione. È quanto si ricava da un rapporto dei carabinieri del Ros presente negli atti dell’inchiesta.
Fra i nomi citati dagli investigatori, ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro, figurano quelli di Stefano Esposito, senatore Pd e oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, e di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale di Ltf. I fatti risalgono al 2012, quando l’esistenza dell’inchiesta non era ancora nota e non si sapeva che Lazzaro fosse un personaggio monitorato dagli investigatori.
La replica«Non ho ricevuto nessun avviso di garanzia». Così l’assessore Esposito, che continua: «Se sono indagato lo dicano, altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci, mi pare nel 2013, in merito a ciò che l’imprenditore Ferdinando Lazzaro mi raccontò relativamente agli appalti della Sitaf. La denuncia – ricorda Esposito – che secondo me aveva elementi di natura penale, l’ho fatta davanti al capitano Fanelli. Non mi risulta di essere intervenuto sui lavori Tav. So che dopo quella mia denuncia i Ros chiamarono altre persone che avevo segnalato e che potevano essere utili. Dal mio punto di vista non ho altro da aggiungere». In merito poi a Marco Rettighieri, tirato in ballo nel rapporto dei Ros insieme a Esposito, l’assessore dice: «È una persona al di sopra di ogni sospetto, chiamato anche a risolvere i problemi di Expo». E se gli si chiede quale sia oggi la sua posizione sulla Tav, l’assessore risponde: «Sempre la stessa, a favore e a maggior ragione».