di Giancarlo Governi
Caro Direttore,
è vero che Globalist, lo dice il nome stesso, nasce dall’unione di tante idee e orientamenti sempre però nell’ambito di una vasta area democratica. Io sono uno dei fondatori e ho potuto scrivere sempre nei miei editoriali la mia opinione libera.
Avevo notato però che tra i collaboratori di Globalist sono inseriti giornalisti che lavorano alla Rai e che con nomi di fantasia scrivono cose che riguardano non la politica della Rai, che pure sarebbe legittimo, ma rivolgono critiche talvolta anche feroci a colleghi e direttori che evidentemente non stanno nella loro manica. Ricordo il caso Ferrari di cui si criticava anche il trucco e il modo di vestire, il caso Berlinguer di cui si raccontavano anche retroscena di comportamento. Monica Maggioni è sempre stato il bersaglio preferito di questi giornalisti che io suppongo siano orfani di Mineo, il quale faceva un giornale tutto personalizzato tanto da farlo diventare una sorta di “Mineo 24 ore”. La Maggioni aveva evidentemente il torto di averne fatto un giornale vero.
Ora che Monica Maggioni è stata eletta alla presidenza inaspettatamente, stiamo assistendo ad un accanimento critico tra l’altro abbastanza isolato. Cosa si rimprovera alla neo presidente? Innanzi tutto quella di aver ricevuto i voti di Forza Italia. E come si poteva eleggere il presidente senza un accordo fra le parti richiedendo la legge i due terzi dei voti della Vigilanza?
Poi domando a costoro: mostratemi le critiche che muoveste alla elezione alla presidenza della Rai di una banchiera come la Tarantola, che aveva consumato la vita di lavoro alla Banca d’Italia. Non me le mostrerete perché non ci furono. E azzardo anche un’ ipotesi impossibile: sono sicuro che costoro non avrebbero protestato se avessero eletto al posto di Monica Maggioni quella candidata che aveva nel suo curriculum la presidenza della fondazione del Monte dei Paschi (chissà se era quello del disastro…) e la vicepresidenza della Confindustria.
Ora è stata eletta una giornalista che ha dimostrato di saper fare il suo lavoro, come inviata, come conduttrice e anche come direttora, le antipatie personali dovrebbero essere messe da parte e gioire perché la sua nomina ha riequilibrato le non esaltanti nomine nel Consiglio di amministrazione.
E poi è possibile che non si capisca che dopo l’approvazione della legge tutto cambierà perché il direttore generale prenderà i poteri dell’amministratore delegato e che questa sarà una svolta epocale per l’azienda Rai?
Direttore, ti prego di scusare il mio sfogo e di considerarmi sempre il tuo assiduo collaboratore.
