Se lo stupratore è italiano: è la vittima che se l'è cercata

Per lo stupro di una sedicenne a Roma è stato fermato un 31enne italiano. Sul web in molti difendono l'uomo: la ragazza, con i suoi abiti succinti, lo ha provocato.

Se lo stupratore è italiano: è la vittima che se l'è cercata
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1 Luglio 2015 - 19.36


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Due giorni fa a Roma una ragazzina di soli 16 anni è stata [url”violentata da un uomo”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=75681&typeb=0&16enne-violentata-a-roma-fermato-italiano-e-militare[/url]. Oggi per il reato è stato fermato dalla polizia un 31enne italiano, appartenente al Ministero della Difesa, in forza presso l’Arsenale della Marina. L’uomo è stato individuato attraverso le immagini delle telecamere di sorveglianza e trovato in casa del fratello, denunciato per favoreggiamento. La bicicletta e i pantaloni indossati, ritrovati nell’abitazione, hanno incastrato lo stupratore, riconosciuto immediatamente dalla vittima.

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Indagini celeri e violentatore assicurato alla giustizia in tempi brevissimi: eppure l’Italia deve fare i conti con la stupidità e il razzismo dei tanti che usano i social network solo per allenare i muscoli delle dita sulle tastiere di pc, tablet e smartphone. Sì, perché quello che è successo è forse peggio della violenza stessa. Lo stupratore (italiano!) infatti per molti utenti che hanno commentato la notizia sarebbe stato quasi costretto a commettere l’atto dalle “cattive abitudini femminili”, cioè l’utilizzare in estate un abbigliamento succinto, magari una minigonna.

La 16enne (accusata di essere ovviamente una poco di buono) quindi, per farla breve, se la sarebbe cercata questa violenza sessuale da parte di questo militare italiano: se avesse indossato un abbigliamento consono e avesse avuto rispetto per se stessa avrebbe potuto evitare, è scritto nei commeti. Ovviamente la questione sarebbe stata diversa se a violentare la povera ragazzina fosse stato un immigrato (ruspe!, ruspe!, ruspe!), ma qui siamo di fronte ad un caso completamente diverso: qui c’è da difendere un povero italiano.

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Ma lasciando da parte per un attimo l’ironia: capiterà mai che prima di scrivere stupidaggini gli amanti dei social network si rendano conto del pensiero (sbagliato!) che stanno esprimendo? Si spera, ma probabilmente di queste storie se ne continueranno purtroppo a raccontare ancora.

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