Bambina aggredita a Terni, la scuola: la religione non c'entra

Secondo la dirigente scolastica non è stato il crocifisso indossato dalla 12enne ha scatenare l'aggressione del coetaneo: non serve creare un mostro

Bambina aggredita a Terni, la scuola: la religione non c'entra
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15 Maggio 2015 - 22.13


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Una dodicenne è stata aggredita da un coetaneo senegalese fuori da scuola, attacco che dai primi racconti sembrava dovuto ad un crocifisso indossato dalla bambina. A smentire la tesi del ‘movente’ religioso è intervenuta la dirigente scolastica dell’istituto frequentato da due ragazzini.

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Nessun motivo religioso. «Non credo sia una tragedia nazionale. Credo anzi sia un episodio che esula dai motivi religiosi. Un fatto grave, ma che non può adesso creare un mostro». A dirlo è la dirigente scolastica dell’istituto frequentato dalla bambina e dal bambino protagonisti dell’aggressione avvenuta fuori dai cancelli di una scuola media ieri pomeriggio a Terni. «Certo è un fatto grave, che però secondo me è riconducibile più ad un problema di integrazione del bambino che a motivi religiosi. Nei giorni scorsi aveva già litigato con la stessa bambina. Forse non si sono capiti su qualcosa, forse sono semplici dinamiche tra ragazzi. E in questo forse abbiamo sbagliato anche noi, che dovevamo vigilare di più. Poi questa incomprensione è finita alle mani. E questo ovviamente è grave. Ma non ne facciamo una tragedia nazionale». «Del fatto del crocefisso – prosegue la dirigente – ha parlato solo la mamma della bimba, che è stata di fatto l’unica testimone dell’accaduto. Io ci ho parlato, ho parlato anche con i genitori del ragazzo, che ha iniziato qui in classe il 27 aprile scorso. Viene dal Senegal, dove viveva con i nonni, e con il ricongiungimento è arrivato in Italia. Non parla nemmeno italiano, per questo credo sia difficile integrarsi per lui. I genitori li conosco, sono integrati e sono in Italia da tantissimo tempo. Anche la loro figlia viene qui a scuola con noi».

Il vescovo. «Prima di ogni giudizio è necessario capire come realmente sia avvenuto il fatto, le dinamiche e il contesto in cui si e’ verificato. Un gesto certamente grave da stigmatizzare che non va pero’ ne’ ingigantito ne’ minimizzato, e tanto meno strumentalizzato». A dirlo il vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese, commentando cosi’, in una nota, l’aggressione ad una ragazzina di 12 anni, che indossava un crocifisso, da parte di un compagno di scuola senegalese resa nota. Secondo il presule, l’episodio «deve essere inquadrato nelle relazioni educative adolescenziali, nelle dinamiche che avvengono tra i ragazzi che hanno mondi propri e che sono in una delicata fase di crescita e formazione. Dinamiche adolescenziali che non di rado fanno proprio leva sulla diversita’ di razza, religione, appartenenza o altro e che a volte sfociano in gesti anche violenti come questo».

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Il Comune di Terni. «È un episodio molto grave, ma cerchiamo di non strumentalizzarlo, succede chissà quante volte che i ragazzi tra di loro litighino senza che si venga a sapere nulla»: così l’assessore alla Scuola del Comune di Terni, Carla Riccardi, commenta l’aggressione subìta da una dodicenne, all’uscita di una scuola media della prima periferia cittadina, da parte di un coetaneo di origine africana infastidito dal crocifisso portato al collo dalla ragazzina. L’assessore – anche dirigente di una scuola media – è venuta a conoscenza dell’episodio, avvenuto ieri, solo nel pomeriggio di oggi. «Ho parlato con la vicepreside dell’istituto – spiega – e mi ha spiegato che la scuola non ha ritenuto necessario informarci della cosa nè credo lo abbiano fatto con l’Ufficio scolastico, ritenendola una lite tra ragazzini». Secondo la professoressa Riccardi, in base a quanto le è stato riferito dalla vicepreside, «il dodicenne era arrivato in Italia al massimo da un mese. Insieme alla sorellina ha raggiunto il padre, che da anni abita in Italia. Per questo lo studente non parla ancora bene l’italiano». «Non vorrei sminuire la vicenda – continua l’assessore – ma vorrei essere razionale: il fatto che l’aggressore sia italiano o straniero, o di religione diversa, non cambia le cose. Sta a noi cercare di medicare questi comportamenti, ma ‘cum grano salis’».

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