Italicum, il paradosso della democrazia

Il parlamento da controllore diventa controllato: un'analisi della nuova legge elettorale che stravolge, nel merito e nel metodo, i principi democratici della nostra Costituzione.

Italicum, il paradosso della democrazia
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7 Maggio 2015 - 10.37


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Un amico che stimo molto, il professor Elio Rindone, mi chiede come mai non mi stia impegnando più intensamente nella “resistenza” contro le manovre del governo attuale mirate alla modifica della carta costituzionale su cui si regge la nostra democrazia. E’ vero che non sono un esperto di diritto e che non saprei aggiungere nulla di originale al coro polifonico di proteste che ormai da mesi si levano contro il merito – e il metodo – delle innovazioni così insistentemente, e velocemente, proposte (e in qualche misura imposte) da Renzi. Ciò che posso fare è tradurre in parole semplici, per gli inesperti come me, i termini essenziali della questione. Perché, a parte i toni talora un po’ sopra le righe, hanno ragione quanti sono allarmati per ciò che sta accadendo?

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Si vuole approvare una legge elettorale (l’Italicum) che prevede un numero (circa due terzi) di candidati “sicuri” scelti dalle segreterie dei partiti e un “premio di maggioranza” che amplifica i seggi del partito che vince nell’unica camera che dà o revoca la fiducia; inoltre si introduce di fatto l’elezione diretta del premier da parte dei cittadini (invece che da parte dei parlamentari, come prevede attualmente la Costituzione). Entrambe le innovazioni hanno vantaggi e svantaggi, ma è la loro connessione che risulta esplosiva: con queste nuove regole chi vince prende tutto, chi perde non ha nessuna possibilità di esercitare il ruolo di opposizione. Il vantaggio della “governabilità” sarebbe vanificato dal calo di “democraticità” perché non sarebbe più il parlamento a controllare il governo ma il vincitore delle elezioni a controllare il parlamento.

Quanto detto appartiene ai contenuti, al merito delle riforme. Non meno grave è l’aspetto formale, il metodo con cui Renzi sta provando ad attuarle. Se da anni giochiamo a scacchi con delle regole è lecito modificarle? Senza dubbio. Ma è lecito se i possibili candidati al trofeo si mettono intorno al tavolo e, con calma, ne discutono per arrivare a una decisione condivisa. Se invece le regole le cambia, durante una partita, il contendente che sta vincendo (in modo da vincere in maniera ancora più schiacciante, per di più utilizzando un premio di maggioranza giudicato illegittimo da una sentenza della Corte costituzionale, minacciando la fine anticipata della legislatura e proponendo un sistema elettorale che pare viziato dagli stessi profili di incostituzionalità di quello passato) si crea un precedente gravissimo: da quel momento in poi, ogni maggioranza parlamentare potrà stabilire nuove regole di competizione elettorale a seconda dei suoi calcoli (nel nostro caso, paradosso nel paradosso, le obiezioni alle manovre di Renzi vengono non solo da altri partiti ma perfino da minoranze consistenti e autorevoli del suo stesso Pd).

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Per fortuna ogni nuova norma approvata, sia pur a maggioranza risicata, dal Parlamento è soggetta a un triplice filtro: la firma del Presidente della Repubblica; il vaglio della Corte costituzionale; il possibile referendum popolare abrogativo. Ma gli ultimi due filtri potrebbero intervenire magari dopo che gli elettori hanno già votato una o più volte con una legge dagli effetti distorsivi della volontà popolare e che attribuisce al vincitore i numeri per influenzare pesantemente la scelta del Presidente della Repubblica e di buona parte dei membri della Corte Costituzionale.
Mentre seguiremo con attenzione la vicenda, possiamo tutti intensificare già da subito il compito più urgente: dare credibilità alla Costituzione che abbiamo traducendola sempre di più in atto perché vana e ipocrita ne sarebbe la difesa se restasse sul piano astrattamente giuridico e i cittadini, specie i più deboli, non ne vedessero gli effetti positivi nella loro travagliata quotidianità.

Augusto Cavadi Articolo pubblicato sulla rivista Monitor

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