Contro i NoExpo blitz preventivi e denunce a Milano

Alcuni giovani, vicini all’area anarchica, sono stati accompagnati in questura per essere identificati e per accertamenti.

Contro i NoExpo blitz preventivi e denunce a Milano
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29 Aprile 2015 - 12.53


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La Polizia è intervenuta nel quartiere Giambellino dove erano state trovate mazze e molotov. Le indagini sono condotte dalla Digos che sta effettuando perquisizioni e controlli in vista delle manifestazioni No Expo previste per l’1 maggio. Le vie attorno ai palazzi in cui sono in corso nuove perquisizioni, in via Odazio e via degli Apuli, sono state chiuse dai mezzi di polizia e carabinieri. Al setaccio ancora gli appartamenti in via degli Apuli, palazzine popolari di quattro piani abituate alle forze dell’ordine per gli sgomberi degli appartamenti Aler. A differenza di ieri non ci sono antagonisti a contestare l’operazione.

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Alcuni giovani, vicini all’area anarchica, sono stati accompagnate in questura per essere identificati e per accertamenti. In 12 sono stati denunciati per occupazione abusiva di appartamenti di edilizia popolare, sono 9 italiani e 3 tedeschi. Questi ultimi sono gli stessi per i quali la questura di Milano aveva chiesto l’espulsione dal territorio italiano. Il giudice del tribunale civile però non aveva convalidato la misura forse per carenza di motivazioni.

I 3 tedeschi avevano raccontato di essere arrivati in Italia nel pomeriggio di lunedì e di essersi fermati a dormire in una casa occupata su invito di un ragazzo italiano. Ma nessuno di loro ha fatto riferimento all’intenzione di voler partecipare alle manifestazioni contro l’Expo.

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Il nuovo blitz di polizia e carabinieri, a due giorni dall’inaugurazione dell’Expo 2015, secondo il ministro dell’Interno Angelino Alfano è “la prova che il sistema di prevenzione funziona. Nessun Paese è a rischio zero”, ma queste operazioni “fanno chiaramente capire che lo Stato è più forte di chi lo vuole contrastare”.

In serata una cinquantina di persone ha organizzato un corteo antagonista su un percorso limitato, intorno a piazza Tirana, e monitorato dalla polizia.

L’intervento di natura preventiva sull’ordine pubblico si scontra con i parametri di legalità pretesi dagli standard di garanzia giudiziaria. Il primo provvedimento di allontanamento non è stato infatti convalidato dai giudici dell’Ufficio immigrazione del Tribunale civile di Milano. Perché? Nelle 4 ordinanze di diniego, il presidente facente funzioni Olindo Canali e il giudice Nicola Fascilla hanno obiettato che è troppo poco scrivere, come negli atti di polizia, che i 4 stranieri siano stati «individuati in un edificio che da informazioni in possesso delle autorità era destinato ad accogliere soggetti appartenenti all’area anarchica» o che erano «in possesso di oggetti atti a offendere» ma imprecisati: queste espressioni, infatti, «non contengono riferimenti individualizzanti sulle condotte» che dovrebbero giustificare una «limitazione gravissima di diritti fondamentali di cittadini comunitari» come l’espulsione, «dovendosi invece pretendere» a questo fine precise condotte «incompatibili con la civile e sicura convivenza».

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