La polizia di Stato ha fermato i componenti di un’organizzazione criminale transnazionale, accusati d’associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina. L’operazione Glauco II, coordinata dalla Dda di Palermo, che ha visto coinvolte diverse procure come Catania, Agrigento, Roma e Milano, ha portato all’arresto di 24 persone di diverse nazionalità: eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi che hanno favorito l’immigrazione clandestina tra l’Africa e l’Europa, chiedendo ai migranti dai 250 ai 1000 euro a persona.
L’inchiesta ha preso spunto dal tragico epilogo dello sbarco del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, quando in 366 persero la vita a mezzo miglio dall’isola. Tra i principali responsabili – secondo gli inquirenti – figurano due trafficanti di esseri umani: Ghermay Ermias, etiope, e Redae Medhane Yehdego, eritreo, che operano sulla cosiddetta “rotta libica”.
Sono loro i personaggi chiave dell’indagine: secondo gli investigatori, i due gestivano la rotta terrestre dei migranti, curavano la fase della permanenza sulle coste libiche degli extracomunitari in partenza per la Siclia e organizzavano la loro la fuga dai centri di accoglienza, facendoli arrivare nel nord Europa.
Importante, soprattutto per la terza fase, il ruolo di Asghedom Ghermay, detto “Amice”, che operava in Sicilia, a Catania, e teneva i contatti con i trafficanti africani. L’eritreo, che poteva contare su una rete di complici che operavano nel Cara di Mineo, metteva in contatto i migranti giunti sull’isola con parenti che vivono nel nord Europa.