"Mai più", una rivoluzione culturale contro il femminicidio

Nella sala consiliare di piazza Sempione incontro tra gli studenti e l'associazione Punto D. In Aula il racconto di esperienze vere. E un blitz dell'attore Nicola Paduano.

"Mai più", una rivoluzione culturale contro il femminicidio
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20 Novembre 2014 - 16.40


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di Claudio Bellumori

Roma è la città più violenta. Troppi i casi di femminicidio. Ma c’è chi lotta per cambiare le cose. Soprattutto per modificare quel marcio che cova a livello culturale. E lo fa gridando “mai più”. In occasione della giornata mondiale contro la violenza delle donne, Punto D sbarca nel Municipio III. A fare gli onori di casa le consigliere di maggioranza Valeria Milita, Marzia Maccaroni e Anna Punzo.

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A piazza Sempione, nella sede del Parlamentino, davanti agli studenti degli istituti superiori Pacinotti Archimede e Carlo Matteucci, vengono mostrate slide sugli obiettivi dell’associazione, illustrati dalla giornalista e blogger Manuela Campitelli, presidente di Punto D.

Ma non solo: le esperienze raccolte per strada o negli incontri diventano un modo per tessere un contatto con i ragazzi. Perché il rispetto degli altri “e delle differenze altrui” deve essere il pane quotidiano a scuola. Come non può mancare in famiglia, luogo che molto spesso consuma i rapporti a suon di botte.

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L’incontro riserva una sorpresa, ovvero l’entrata in scena dell’attore Nicola Paduano con “L’uomo che portava i pantaloni in casa” – tratto da “Storie di donne” – di Betta Cianchini (anche lei presente all’appuntamento, insieme a Stefania Galimberti).

E le parole di Paduano sono un pugno allo stomaco: “Ci sono delle cose che le donne un tempo facevano; che hanno perso la voglia di fare e hanno fatto male. Io non ti faccio mancare niente e tu non devi mancare in niente”. Così ogni tanto un ceffone serve per rimetterla in riga. “Lo faccio per il tuo bene”.

L’idea. Punto D, commenta Campitelli, mira “a far uscire la violenza dalle mura domestiche. È importante costruire una cittadinanza di genere, incentrata sul rispetto della differenza e dell’uguaglianza. Tutti siamo uguali, perché tutti abbiamo lo stesso accesso ai diritti. Inoltre – va avanti – dobbiamo eliminare gli stereotipi di genere e far emergere il sommerso (da qui il progetto “Oltre le mura”).

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Storie e speranze. In Aula il silenzio è più toccante quando Betta Cianchini racconta alcuni commenti raccolti in strada. La domanda è: “Se dico violenza sulle donne, cosa ti viene in mente?”. E le risposte sono le più svariate.

Diego, 19 anni di Portonaccio, è di questo parere: “Come si fa a dire che l’uomo e la donna sono uguali, mi fa strano vedere un uomo che fa le pulizie in casa. Se dico che devo dare una mano in cucina a mia madre, gli amici mi prendono in giro”.

Dall’Axa ecco Jacopo, 5 anni, impegnato a tirare i capelli alle bambine. “Noi siamo i cowboys, abbiamo i muscoli. Le femmine sono moscette. Meglio annegarle. Anche papà lo ripete a casa”.

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Ma la possibilità di una via di fuga c’è. E la traccia il 24enne Roby. “Mio padre alzava le mani, fece un occhio nero a mia madre che dopo se ne stava al buio, non voleva che io la vedessi. Allora io le presi una mano. E cominciai ‘Ti ricordi che da piccolo mi raccontavi sempre la favola di Hänsel e Gretel?’. Stavolta una favola te la dico io. C’era una volta una regina e un orco. Un cavaliere, che viaggiava in metro e non a cavallo, la salvò”. Roby salva la regina da un orco che non parlava, ma picchiava. Roby salva sua madre. Che oltre a essere madre, è donna.

I due adesso abitano fuori città, in un piccolo paese. Un luogo lontano da silenzi forzati. Dove una regina smette di vivere al buio. Perché la paura non è più di casa.

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