Rom, lettera al papà che ha inventato il rapimento di suo figlio

Dopo il caso del falso rapimento di un bambino a Borgaro, la presidente dell'Aizo scrive al papà: lei sarà dimenticato, ma resterà la paura degli zingari.

Alex Giarrizzo
Alex Giarrizzo
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2 Ottobre 2014 - 18.42


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Lunedì scorso, 29 settembre, a Borgaro in provincia di Torino un uomo ha cercato di rapire un bambino durante la fiera del paese. Così almeno sembrava. Il padre, che era a pochi metri e ha quindi assistito all’accaduto, dichiarava di aver difeso il figlio dando un pugno all’aggressore, fuggito a bordo di un’utilitaria. L’uomo ha dichiarato in seguito ai giornalisti che l’aggressore era un nomade slavo. Le forze dell’ordine hanno quindi avviato le indagini perquisendo le baracche dei rom che abitano in Strada Aeroporto a Torino, ma hanno dovuto lasciare il campo a mani vuote. Nessun indizio è stato trovato. “Certo perché nessun rom ha mai toccato il bambino di Borgaro”, afferma in una nota l’Aizo.

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Il padre del minore il giorno successivo ha ritratto tutto. L’uomo aveva perso di vista il figlio nella confusione del mercato, il quale, impaurito che l’episodio potesse diffondersi, ha inventato la “pista zingara” per evitare che i servizi sociali gli portassero via il figlio perché incapace di custodirlo. Prima della smentita alcuni rom sono andati a Borgaro a fare la spesa lamentando un trattamento che solitamente non gli veniva riservato: “Ieri sono andata a Borgaro a fare la spesa e mi hanno detto ‘ah voi rubate i bambini’ anche se sono tanti anni che mi conoscono” ha dichiarato una romnì della zona.
Il pregiudizio nei confronti degli zingari è un focolaio sempre acceso, basta una piccola scintilla e si ravviva. “Le dichiarazioni dell’uomo hanno dato origine a una vera e propria caccia allo zingaro segno che lo stereotipo è pericolosamente radicato nelle persone che non hanno assolutamente dubitato della verità delle dichiarazioni dell’uomo”, ricorda l’Aizo. La cui presidente nazionale, Carla Osella, ha scritto una lettera aperta all’uomo che si è inventato il rapimento. Eccone il testo.

Caro signor Alex Giarrizzo,
quando lunedì i giornali hanno cominciato ad affermare che domenica durante la fiera di Borgaro un rom slavo aveva tentato di rubare un bambino, ho subito pensato che qualcuno avrebbe inventato la “pista zingara” perché è normale considerare questa popolazione il capro espiatorio – attacca la Osella -. Ed è stato proprio così, l’Italia dei mass media si è mossa: sono arrivati i giornalisti, le televisioni, sul web hanno cominciato a scrivere di tutto e di più. “Andiamo al campo e bruciamoli” e ancora un giornale ha scritto che lei avrebbe detto: “Io porterò la benzina” . Eppure non era successo niente, nessuno aveva rapito il suo bambino, sono stati momenti di paura che si sono risolti nel nulla. Poi lei ha detto che quell’uomo poteva essere un rom slavo o rumeno, il quale dopo aver ricevuto un pugno in faccia era fuggito su una auto Renault guidata da una donna. Un pugno e una fuga in auto e lei è diventato improvvisamente l’eroe, colui che ha picchiato il rapitore, applaudito da molti per il suo coraggio, si dice che se qualcuno tocca i tuoi si diventa leoni”.
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“Purtroppo lei non è stato un leone signor Giarrizzo – continua la presidente dell’Aizo nella lettera -. Suo figlio si era perso tra la folla per una semplice distrazione, può succedere, ma quando lei non lo ha più visto si è lasciato prendere dalla paura e purtroppo la paura fa’ brutti scherzi. Allora perché non dire che sono stati “loro”, gli uomini che subiscono in silenzio accuse su accuse, quelli che rubano, quelli che accendono i fuochi che avvelenano l’aria, quelli che portano via i bambini, un’accusa in più si sarebbe mimetizzata in mezzo alle altre e sarebbe stata accolta proprio perché i rom piacciono a poche persone, e io dopo oltre 40 anni trascorsi assieme a loro queste cose le ho vissute”.

E continua: “Oggi lei è accusato di quattro reati: simulazione di reato, procurato allarme, abbandono di minore e calunnia, tutto per aver riconosciuto un rom nelle foto segnaletiche… e tutto per la paura di un momento… Non ricorda le bugie della ragazzina della Continassa? Si era inventata di essere stata stuprata da degli zingari semplicemente perché aveva avuto timore che i genitori scoprissero che aveva avuto un rapporto sessuale con il suo ragazzo e purtroppo questo episodio è solo uno di una lunga serie, perché se guardiamo più lontano ricordiamo Denise Pipitone, scomparsa nel 2004 a Mazara del Vallo e avvistata in vari campi rom assieme a degli zingari; oppure Angela Celentano, scomparsa nel 1996 sul Monte Faito, anche in questo caso di disse che fu rapita dagli zingari, ma ahimè, nessuno delle accuse si rivelò fondata”.

“Lei si sta rendendo conto che con la sua falsa testimonianza ha danneggiato una popolazione perché la sua accusa ha aumentato l’intolleranza nei loro confronti e purtroppo gli sguardi di odio e di rabbia non sono mai mancati. Lunedì mattina le forze dell’ordine si sono recate al campo di strada Aeroporto per compiere degli accertamenti “sono entrate nelle baracche, sono andate a controllare perfino nei gabinetti”, raccontano al campo situato alle porte di Borgaro. I bambini erano impauriti nel vedere tanta polizia

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e qualcuno di loro si è messo a piangere. Le sue accuse hanno scatenato un putiferio: pensi che oltre due milioni di italiani hanno visto la trasmissione andata in onda su Canale Cinque, in cui sua moglie era presente. Il peggio è che di lei fra pochi giorni non si ricorderà più nessuno, tutto sprofonderà nell’oblio e sarà affossato da altri problemi, e intanto saranno in molti a dire “che tutto e finito bene”, ma non è proprio così. Nel cuore di molti resterà la paura degli zingari rapitori di bambini”.

“Lei crede possibile chiedere scusa, oltre che in durante una trasmissione televisiva, a questa popolazione? – conclude la lettera – Se lo meritano. Perché non fa’ un salto nel campo a guardare in faccia i “rapitori” e vedere che sono persone come tutte le altre. Mi telefoni, l’aspetto.

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