Il Papa, un anno dopo Lampedusa: l'Europa sia più generosa
Top

Il Papa, un anno dopo Lampedusa: l'Europa sia più generosa

Il Pontefice ha scritto una lettera all'arcivescovo di Siracusa, don Franco Montenegro, tornando sul tema dell'immigrazione.

Il Papa, un anno dopo Lampedusa: l'Europa sia più generosa
Preroll

Desk3 Modifica articolo

6 Luglio 2014 - 16.15


ATF

“Il problema dell’immigrazione si sta aggravando…Mi reco, ancora una volta, spiritualmente, al largo del mare Mediterraneo, per piangere…”Ad un anno di distanza dalla storica visita a Lampedusa, il Papa scrive all’arcivescovo di Agrigento, don Franco Montenegro, denunciando la logica dell’indifferenza e richiamando alla logica dell’ospitalità e della condivisione. Ecco il testo della lettera.

“L’anniversario della mia visita all’Isola di Lampedusa evoca nel mio animo sentimenti di riconoscenza al Signore per avermi dato la possibilità di recarmi in quel lembo di terra siciliana a pregare per le troppe vittime dei naufragi; a compiere un gesto di vicinanza agli immigrati in cerca di una vita migliore e risvegliare l’attenzione nei confronti dei loro drammi; a esprimere gratitudine agli abitanti di Lampedusa e di Linosa impegnati in un’encomiabile opera di solidarietà, sostenuti da associazioni, volontari e forze di sicurezza. In quell’incontro così carico di significato, insieme alla Chiesa che è in Agrigento, si è percepita la presenza spirituale e affettiva di tutte le comunità cattoliche italiane, che a diversi livelli e in molteplici forme sono parte attiva dell’azione di accoglienza dei migranti.

Leggi anche:  Papa Francesco chiede di indagare per capire se a Gaza sia in atto un genocidio

A distanza di un anno il problema dell’immigrazione si sta aggravando e altre tragedie si sono purtroppo susseguite ad un ritmo incalzante. Il nostro cuore fa fatica ad accettare la morte di questi nostri fratelli e sorelle, che affrontano viaggi estenuanti per fuggire da drammi, povertà, guerre, conflitti, spesso legati a politiche internazionali. Mi reco ancora una volta spiritualmente al largo del mare Mediterraneo per piangere con quanti sono nel dolore e per gettare i fiori della preghiera di suffragio per le donne, gli uomini e i bambini che sono vittime di un dramma che sembra senza fine. Esso richiede di essere affrontato non con la logica dell’indifferenza, ma con la logica dell’ospitalità e della condivisione al fine di tutelare e promuovere la dignità e la centralità di ogni essere umano. Incoraggio le comunità cristiane e ogni persona di buona volontà a continuare a chinarsi su chi ha bisogno per tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione.

Al tempo stesso, auspico che le Istituzioni competenti, specialmente a livello Europeo, siano più coraggiose e generose nel soccorso ai profughi. Con tali voti, imparto a Lei, caro Fratello, a quanti parteciperanno ai vari momenti di preghiera e di riflessione e all’intera Comunità diocesana l’implorata Benedizione Apostolica”.

Native

Articoli correlati