Emergenza in Sicilia: decine di morti e dispersi in mare

I corpi delle vittime sono state portate in una sala frigorifera di Pozzallo. Intanto sono 70 i migranti dispersi dopo il naufragio degli scorsi giorni.

Emergenza in Sicilia: decine di morti e dispersi in mare
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2 Luglio 2014 - 15.47


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Salgono a 45 i morti ritrovati all’interno del peschereccio rimorchiato a Pozzallo dalla nave Grecale. Le vittime sarebbero tutti uomini, verosimilmente maggiorenni, e dell’Africa centrale. È il bilancio definitivo dopo il recupero delle salme che si è concluso da poco. La prima stima era di una trentina di migranti deceduti. Sull’episodio indaga la polizia.

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Intanto sono una settantina i migranti che risultano dispersi nel naufragio di un gommone avvenuto nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. La notizia, resa nota dall’Unhcr che ha raccolto le testimonianze di alcuni superstiti, è stata confermata dalla procura di Catania che ha aperto un’inchiesta.

I corpi delle vittime di oggi sono state portate in una sala frigorifera di Pozzallo, messa a disposizione dalla Protezione civile della Provincia di Ragusa. I due medici legali incaricati dalla Procura hanno avviato i rilievi autoptici esterni, e poi eseguiranno le autopsie. Le vittime si trovavano all’interno di in un peschereccio dove sono state fatte salire 600 persone, più del doppio di quelle che poteva contenere. I migranti sono stati trovati nella sala ghiacciaia, dove sono morti, si ipotizza, per schiacciamento e asfissia.

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“Ci potrebbero essere dei minorenni, dei ragazzini, ma non dei bambini” tra i migranti vittime nel peschereccio ormeggiato a Pozzallo. Lo ha detto uno dei due medici legali prima di recarsi a compiere un’ispezione cadaverica. “Erano tutti sovrapposti – ha aggiunto – perché lo spazio era troppo piccolo per il numero di persone che erano. Le cause del decesso? È ancora presto per dirlo, così anche per esprimersi sul numero complessivo”.

Da un’ispezione dei locali compiuti dalla Squadra Mobile della Questura, è emerso che i corpi si trovano nel vano ghiacciaia, dove si custodisce il pesce durante la navigazione. In un primo momento era stato reso noto che le salme erano nella sala macchine, che è attigua al locale di tre metri per tre circa, in cui sono stati trovati i cadaveri. “Accatastati l’uno sull’altro, come all’interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz”. È la prima impressione del Capo della Squadra Mobile della Questura di Ragusa, Antonino Ciavola, dopo avere osservato da vicino i corpi dei migranti all’intero del peschereccio ormeggiato.

La Procura di Ragusa sta valutando la posizione di due extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del peschereccio sul quale sono morte 30 persone. Il fascicolo ipotizza il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo quanto si è appreso, il procuratore capo Carmelo Petralia deciderà soltanto dopo le autopsie se contestare anche, eventualmente, il reato di morte come causa di un altro reato o addirittura l’omicidio volontario. Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, sull’inchiesta per la morte dei migranti ha detto: “La sistemazione dei cadaveri è una questione di competenza dell’autorità giudiziaria perché la Procura dovrà svolgere le accurate indagini per capire come siano realmente morti questi uomini e quindi sarà la Procura stessa a decidere la loro sistemazione”. Intanto la questura di Ragusa stanno coordinando il trasferimento di circa 350 persone dai centri della provincia con charter in partenza dall’aeroporto di Comiso. Ieri con nave Chimera sono giunti a Pozzallo 353 profughi.

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“Trattati come bestie dai libici” che hanno compiuto “violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa”. E’ la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. “Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo – ricorda una di loro – abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti…”. Tutti accusano i trafficanti libici: “è stata tutta colpa loro – ricostruisce un migrante testimone dell’accaduto – ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere”. “Abbiamo chiesto di potere tornare indietro – ha rivelato un migrante sopravvissuto – perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c’è stato alcunché da fare: ci hanno detto ‘ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia’”.

A Palermo nave con 235 migranti – Nel frattempo è approdata all’alba nel porto di Palermo la nave mercantile Mar Atlantic, battente bandiera delle isole Marshall, con a bordo 235 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori. In questo momento sono in corso sulla banchina le operazioni di accoglienza dei profughi, coordinate dalla Prefettura di Palermo. I 235 migranti sono stati trasferiti sul molo del proto di Palermo con motovedette della Gdf e della capitaneria di porto che hanno fatto la spola con la petroliera Mare Atlantic su cui si trovavano le persone salvate nel canale di Sicilia.

A Salerno nave Etna con 1044 migranti – La nave rifornitrice Etna della Marina Militare italiana, che trasporta 1044 migranti soccorsi nel canale di Sicilia, è attraccata nel porto di Salerno. Imponente il servizio d’ordine predisposto dalla Prefettura: sul posto ci sono circa 300 uomini della Polizia di Stato, Carabinieri, Esercito, Capitaneria di Porto e Protezione Civile. I migranti saranno sottoposti prima a una fase di riconoscimento, successivamente a controlli sanitari per poi raggiungere a bordo di pullman le località di destinazione che si trovano nelle cinque province campane, nel Lazio, in Umbria e in Molise. Nel Salernitano dovrebbero rimanere almeno 250 migranti che saranno portati nei centri di accoglienza a Sud del capoluogo.

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Ministero Salute, paziente su nave Orione ha varicella – È affetto da varicella il paziente presente tra i migranti posti in salvo dalla nave della Marina Militare “Orione”. Lo ha detto il ministero della Salute al termine delle analisi di laboratorio svolte presso l’Istituto Nazionale per le malattie infettive “Spallanzani” di Roma.

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