L'accoltellatore di Milano: erano dei peccatori
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L'accoltellatore di Milano: erano dei peccatori

L'uomo di Cinisello Balsamo, durante l'interrogatorio ha pronunciato frasi sconnesse tanto da rendere incompresibile decifrare la sua mente e ricostruire un ipotetico movente.

L'accoltellatore di Milano: erano dei peccatori
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18 Giugno 2014 - 09.42


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Era completamente nudo e sporco di sangue, e quando è stato visto, urlava per strada frasi sconnesse. Protagonista della vicenda, Davide Frigatti, 34 anni di Cinisello Balsamo, che avrebbe accoltellato senza motivo tre persone di cui una, Franco Mercadante di 51 anni, è morta, mentre i feriti sono in ospedale in condizioni gravi.

Frigatti: “Sono un illuminato”

Il 34enne, aveva probabilmente dato segni di forte stress già il giorno precedente alle aggressioni. Segnali che sono proseguiti di fronte agli investigatori, che lo avrebbero sentito dire “cose davvero allucinanti”. Frigatti ha detto di essere “un illuminato” e di dover, in qualche modo, aggredire altri in quanto “peccatori che volevano fargli del male”.

La cronaca delle aggressioni

La prima aggressione in ordine di tempo è stata registrata alle 14,20 di martedì 17 giugno dentro il Parco Nord. Vittima dell’agguato, un pensionato di 68 anni che è stato raggiunto alle spalle e colpito una ventina di volte mentre portava a spasso il proprio cane. Nessuno ha visto e sentito niente. L’anziano è stato portato d’urgenza all’ospedale Niguarda. Inizialmente si pensava ad una tentata rapina finita male.

La seconda aggressione dell’uomo – definito “folle” dagli investigatori – è avvenuta un’ora dopo. Frigatti, sarebbe tornato a casa, si sarebbe lavato e cambiato gli abiti per poi uscire di nuovo. Con un’auto grigia si sarebbe presentato alle 15,20 nella stazione di servizio in via Gramsci, a Sesto San Giovanni (Milano). Qui avrebbe colpito Francesco Saponara, 55 anni, gestore dell’attività mentre si trovava nel gabbiotto con la cassa. Una sola coltellata ma quasi letale, che ha costretto al ricovero d’urgenza all’ospedale San Gerardo di Monza, dove i medici non si sbilanciano sul suo destino.

Dieci minuti dopo quest’ultima aggressione, Frigatti si sarebbe presentato in auto all’autolavaggio di Mercadante, 52 anni, con due figli di 10 e 17 anni e una moglie con cui sarebbe andato tra poco in crociera. L’uomo è stato aggredito con violenza, ucciso davanti alle telecamere del sistema di sorveglianza. A trovare il suo corpo è stata una collaboratrice della struttura che gli dava una mano con la contabilità. “Ero qua e non mi sono accorta di nulla – ha detto ai giornalisti prima di essere portata negli uffici della questura milanese per essere ascoltata come persona informata dei fatti – Lo chiamavo e lo cercavo, ma non mi rispondeva. L’ho cercato, l’ho cercato e poi l’ho trovato disteso a terra nel piazzale. Pensavo fosse un malore”. Purtroppo non si era trattato di un malore poiché Mercadante, era morto per le coltellate sferrate da Frigatti. Un dipendente dell’autolavaggio ha raccontato di aver sentito urlare e di aver visto fuggire un ragazzo.

Nell’autolavaggio gli agenti della scientifica hanno trovato l’auto sporca di sangue di Frigatti, che dopo aver gettato il coltello, sarebbe scappato a piedi verso il ponte di Bresso, dove è stato fermato dagli uomini della Scientifica inviati sul posto per eseguire alcuni rilievi. L’assassino è stato trovato dagli agenti mentre urlava: “Sono un uomo libero, sono un uomo libero, a tutto il mondo voglio gridarlo”.

L’uomo originario di Cinisello Balsamo è stato portato in questura e ascoltato per alcune ore. Dopo un lungo ed articolato interrogatorio negli uffici della Squadra mobile di Milano, al quale ha partecipato anche il pm Rizzo di Monza, è stato Frigatti è stato arrestato per omicidio di Mercadante e due tentati omicidi. Durante il colloquio il 34enne avrebbe pronunciato frasi senza senso per la maggior parte dell’incontro, rendendo impossibile decifrare la sua mente e capire il movente.

La sera precedente le aggressioni, l’uomo anche in famiglia aveva parlato di una sua delusione amorosa, per la fine di una relazione e di una “forza interiore” che aveva trovato, forse grazie alla religione. Spesso rifiutava di rispondere, per poi farlo in un secondo momento, e alzava la voce anche di fronte a cose banali. In un’occasione, ad esempio, quando è stato invitato a sedersi, ha urlato che lì non ci voleva stare. Si trattava di una normalissima sedia in uno degli uffici di polizia.

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