Tangenti Mose, arrestato il sindaco di Venezia
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Tangenti Mose, arrestato il sindaco di Venezia

Trentacinque persone in manette per reati connessi alla Grande opera. Chiesto l'arresto anche per l'ex ministro Galan.

Tangenti Mose, arrestato il sindaco di Venezia
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4 Giugno 2014 - 18.00


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Doveva essere il giorno nel quale si sarebbe inaugurata la prima banchina del nuovo terminal Autostrade del mare del Porto di Venezia, tenuto a battesimo dall’arrivo del traghetto “Audacia” della compagnia Anek Lines, ed invece a suonare non è stata la banda in festa ma il rumore delle manette, per Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, e Renato Chisso, assessore regionale alla Mobilità e infrastrutture, due dei 35 arrestati nell’operazione condotta fin dal primo mattino. Le accuse sono gravi. Dalla corruzione alla concussione, fino al riciclaggio. L’indagine è quella legata agli appalti per il Mose, il sistema di dighe mobili progettato per difendere la laguna dalle acque alte.

Come riporta il sito del quotidiano veneto Il Gazzettino, su tutto il territorio regionale, ma anche a Roma e a Milano, centinaia di militari impiegati fin dalle prime ore di questo 4 giugno – definito “il giorno della resa dei conti” della tangentopoli veneta – finanzieri del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Venezia stanno eseguendo le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Alberto Scaramuzza su richiesta dei pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini.
A finire in manette anche il consigliere regionale Pd, Giampietro Marchese, il presidente del Coveco, una delle cooperative consorziate in Cvn, Franco Morbiolo di Cona, il generale in pensione Emilio Spaziante, casertano, fino al 4 settembre 2013 comandante in seconda della Guardia di Finanza e il vicentino Roberto Meneguzzo, fondatore e amministratore della Palladio Finanziaria spa.

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Lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla finanza, aveva poi portato all’arresto di Giovanni Mazzacurati, ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito “il grande burattinaio” di tutte le opere relative al Mose. Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all’arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori.

C’è poi una richiesta di arresto anche per l’ex governatore del Veneto ed ex ministro all’Agricoltura e ai Beni culturali, ora senatore di Forza Italia, il padovano Giancarlo Galan, ma per poter procedere occorre l’assenso dell’apposita Commissione di Palazzo Madama.
L’inchiesta era partita 3 anni fa; il primo colpo al sistema era arrivato il 28 febbraio 2013 quando era stato arrestato Piergiorgio Baita, allora ai vertici della Mantovani, ossia il colosso padovano delle costruzioni.

Pm: “A Galan fondi illeciti per 800mila euro” – Galan è indagato con l’accusa di aver ricevuto fondi illeciti per almeno 800mila euro dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn) nell’ambito delle opere del Mose. I versamenti, da fondi neri realizzati dal Consorzio e dalle società che agivano in esso, risalirebbero agli anni tra il 2005 e il 2008 e il 2012.

Nell’ordinanza firmata dal gip, si legge poi che l’ex presidente della Regione Veneto, ora parlamentare di Fi, avrebbe ricevuto dal 2005 al 2011 da Giancarlo Mazzacurati presidente del Cnv, anche tramite l’assessore Renato Chisso, uno stipendio annuo di un milione di euro.

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Galan: “Mi difenderò a tutto campo”
– “Mi riprometto, di difendermi a tutto campo nelle sedi opportune con la serenità ed il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita. Chiederò di essere ascoltato il prima possibile con la certezza di poter fornire prove inoppugnabili della mia estraneità”. Lo afferma Giancarlo Galan in merito all’inchiesta sul Mose.

I dettagli dell’inchiesta – La raffica di arresti giunge a tre anni dall’apertura dell’inchiesta, da parte della guardia di finanza, sulla presunta distrazione di fondi relativi al Mose, il sistema di barriere mobili progettate per arginare il fenomeno dell’acqua alta provocato dagli eccezionali effetti delle maree sulla città lagunare.

I pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino avevano scoperto che l’ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro, Nicolò Buson, aveva dirottato denaro in una serie di fondi neri all’estero. I soldi, secondo l’accusa, venivano portati da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino, dove venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.

Oltre 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d’oltre confine. Secondo l’accusa erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare l’operazione. La Gdf intanto ha sequestrato beni per un valore di circa 40 milioni di euro.

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Tutti gli arrestati – Ecco l’elenco degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta sul Mose: Giovanni Artico, già commissario per il recupero territoriale e ambientale di Porto Marghera, Stefano Boscolo della Cooperativa San Martino di Chioggia, Gianfranco Contadin, della Nuova Co.ed.mar., Maria Teresa Brotto del consorzio Venezia Nuova, Enzo Casarin, Gino Chiarini, Renato Chisso, l’ex magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol, Francesco Giordano, Vincenzo Manganaro, Manuele Marazzi, il consigliere regionale Giampietro Marchese, Alessandro Mazzi, Roberto Meneguzzo, Franco Morbiolo, Luciano Neri, Maria Giovanna Piva, ex Magistrato alle acque, Emilio Spaziante, Federico Sutto del Consorzio Venezia Nuova, Stefano Tomarelli, Paolo Venuti.

Disposti poi i domiciliari per Lino Brentan, Alessandro Cicero, Corrado Crialese, Nicola Falconi, Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, Andrea Rismondo, Lia Sartori e Danilo Turato.

Gli indagati nell’inchiesta della Procura di Venezia sugli appalti per il Mose sono un centinaio. Tra loro anche Marco Milanese, il consigliere politico dell’ex ministro Giulio Tremonti. Da quanto si legge nel provvedimento di arresto i pm hanno poi revocato la richiesta di custodia cautelare nei confronti di Milanese che “al fine di influire sulla concessione di finanziamenti del Mose” avrebbe ricevuto dal presidente del Consorzio Venezia Nuova la somma di 500mila euro.



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