Appuntamento fra due sabati a Ferrara, il 15 febbraio, per chiedere la destituzione dei 4 poliziotti condannati (per omicidio colposo) per la morte di Federico Aldrovandi. Ci sarà quell’altra Italia di cui scriveva Ercole Olmi su Popoff all’indomani della pioggia di querele del Coisp contro i familiari delle vittime.
Le persone saranno lì per chiedere la democratizzazione delle forze dell’ordine; l’introduzione del numero identificativo per gli appartenenti delle forze dell’ordne; l’introduzione del reato di tortura. Una piattaforma di per sé sufficiente a tenere alla larga eventuali settori fascistoidi che vogliano sfruttare l’occasione per tendere braccia e strillare porcherie.
“Fin da bambino e da adolescente la violenza fisica mi ha sempre turbato; addirittura con una scena forte ma di finzione nei film alla tv, capitava che cambiassi canale. Provavo un senso di fastidio sapendo che erano cose che potevano succedere davvero. Non riuscivo a concepire il perché una persona arrivasse ad usare le sue mani, i suoi piedi, la sua ferocia per fare del male a un’altro essere vivente. Mi dicevo: “che senso ha?” Oggi io penso che chi usa la forza in maniera consapevole e provocando dolore senza pentirsene è una persona deviata e non si merita comprensione da nessuno. Mio fratello è morto a pugni, calci e manganellate per mano di 4 violenti in divisa non pentiti. Tali responsabili riprendono il loro lavoro dopo una condanna di omicidio. La domanda è sempre la stessa: che senso ha?»: «Questo scriveva Stefano Aldrovandi qualche giorno fa – scrivono i promotori – con questo spirito torniamo in piazza». Il corteo partirà alle 15 da via Ippodromo per arrivare in Prefettura passando per via Bologna-via Kennedy-piazza Travaglio-porta Reno-corso Martiri-largo Castello- via Ercole d’Este. Promuove: Associazione “Federico Aldrovandi”