“Un errore”. Così lo definisce, in un’intervista al Corriere della Sera, il governatore dell’Abruzzo Giovanni Chiodi: è accusato di truffa, peculato e falso insieme ad altri 24 tra consiglieri e assessori nelll’ambito dell’inchiesta sui rimborsi spese regionali. Ma quello a creargli difficoltà al momento è soprattutto lo scandalo che ha visto protagonista una donna con cui ha dormito in albergo a Roma e a cui qualche mese dopo è stato affidato un incarico pubblico.
“Qui mi si vuol far passare per uno che ha fatto la cresta alle spese, che ha chiesto rimborsi che non gli spettavano e che si è approfittato in tutti i modi del suo ruolo pubblico, del suo potere” ha detto Chiodi, definendosi amareggiato. “Quello di cui si parla non era un concorso pubblico e quella persona, che oggi prende 200 euro al mese per il suo incarico, io non l’ho mai favorita. Il suo curriculum, piuttosto, fu valutato da una commissione regionale di cui facevano parte pure i sindacati”.
Sulla vicenda della notte in albergo, il governatore dice di volerla tenere fuori “per rispetto”, assicurando che lei non gli ha mai chiesto niente. Chiodi parla ancora di “una relazione personale, di tre anni fa, che diventa pura macelleria, ecco quello che mi amareggia: famiglie massacrate, carriere esposte al pubblico ludibrio” e ipotizza “un obiettivo politico, perchè il 25 maggio in Abruzzo si vota ed è chiaro che qualcuno mi vuole far fuori. Ma non s’illudano i miei nemici, saranno gli elettori a dirmi, quel giorno, se dovrò andar via”. Una situazione della quale dice di aver già parlato con la famiglia e di cui, dopo l’incontro coi magistrati, parlerà anche ai cittadini.
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