L'Oviesse di Teramo liberata dagli artisti e dai cittadini
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L'Oviesse di Teramo liberata dagli artisti e dai cittadini

Lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della conoscenza, studenti e cittadini di Teramo hanno deciso di riappropriarsi degli spazi dell’ex Standa per re-immaginarli.

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18 Gennaio 2014 - 10.43


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Ecco il testo per il Nuovo Teatro a Teramo.

Noi riteniamo che la cultura sia una delle risorse principali del nostro Paese. Un bene comune inalienabile che deve essere sottratto a improvvisati manager privati e dirigenti statali e riconsegnato al suo valore collettivo. Un patrimonio pubblico che deve tornare nelle mani attive della cittadinanza.

Teramo non ha bisogno di un altro teatro. È sufficiente che gli oltre 2000mq del Teatro Comunale ora adibiti ad attività commerciale tornino a essere spazi funzionali per l’attività teatrale: sartorie, laboratori scenotecnici, magazzini, camerini, sale prova, sale studio, biblioteca e tutto ciò che occorre per strutturare una nuova e moderna realtà culturale.

Teramo ha bisogno di un teatro di produzione, non di un Teatro di ri-produzione. Un teatro che sia un laboratorio, un’officina, un luogo di sperimentazione e creazione. Un teatro che valorizzi le realtà artistiche presenti nel territorio e che dia vita a una formazione qualificata e costante nel tempo per professionisti dello spettacolo, liberi cittadini e scuole. Un teatro sempre aperto che sia luogo d’incontro e di scambio.

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Teramo ha bisogno che la cittadinanza riscopra la bellezza, torni a vivere – e far rivivere – la propria città.

Per tutto questo le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della conoscenza, gli studenti e i cittadini di Teramo hanno deciso di riappropriarsi degli spazi dell’ex Standa per re-immaginarli, per farli diventare luoghi di scambio culturale, di condivisione e di pratiche politiche.

Questa azione diretta è collegata a tutte le lotte che in questi anni ci sono state in tutto il Paese, dalle occupazioni dei teatri e spazi culturali alle lotte per l’affermazione dei beni comuni, per un cambiamento culturale radicale.

Intorno a questo spazio liberato nasce la nuova Agorà di Teramo.

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