Un paziente accusa Stamina: ho rischiato di morire
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Un paziente accusa Stamina: ho rischiato di morire

Il malato che si era rivolto al professor Vannoni attacca: ha messo in pericolo la mia vita e voleva farmi firmare una liberatoria per scaricare su di me ogni responsabilità.

Un paziente accusa Stamina: ho rischiato di morire
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6 Luglio 2013 - 17.03


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“La prima volta che ho telefonato a Vannoni, mi ha assicurato che sarei guarito, subito, al cento per cento”. Per questo Carmine Vona, vittima numero 52 nell’inchiesta aperta a Torino su Davide Vannoni e la Fondazione Stamina, ha accettato dopo un ictus che gli aveva semi paralizzato la parte sinistra del corpo, come racconta alla Stampa, di sottoporsi all’infusione di cellule staminali con il metodo Stamina. Ma non solo non e’ guarito, ha anche “rischiato di morire” per una crisi epilettica dopo l’infusione, e “la cosa peggiore è che quando sono stato male, proprio Vannoni ha cercato in tutti i modi di convincermi a firmare una liberatoria. Voleva che mi assumessi io la responsabilità”. Dopo “l’ho cercato tante volte al telefono, ma non mi ha più risposto”.

Nel corso del primo appuntamento alla fondazione, ha ricordato, “chiamavo Vannoni dottore, perchè pensavo che lo fosse. Solo più tardi ho saputo che, in realtà, è un professore di psicologia. In effetti parlava bene, in maniera molto convincente. Ci ha fatto vedere due video impressionanti sul suo computer. Un ballerino quasi paralizzato, che dopo le staminali tornava a danzare alla grande. Un signore anziano in sedia a rotelle, che ricominciava a camminare. Il primo prezzo per il trattamento era di 27 mila euro. Visto che io e mia moglie eravamo titubanti, Vannoni ci ha proposto uno sconto fino a 21.600 euro”.

In seguito “mi hanno prenotato l’impianto delle cellule staminali in un centro estetico di San Marino”. C’erano “i dottori Ferro e Fungi, una bellissima infermiera di Alba. Il ragazzo che stava facendo le pulizie a un certo punto si è messo il camice ed è entrato con noi in una stanza. Li ho visti trafficare con un siringone pieno di un liquido biancastro. Mi hanno fatto sedere su un tavolo. Il ragazzo delle pulizie mi ha abbracciato con un cuscino e mi ha tenuto le gambe, mentre loro iniettavano nel midollo spinale”.

Ma dopo l’infusione, in albergo, “ho avuto una crisi epilettica: la prima della mia vita. Schiumavo dalla bocca. Stavo per morire”. E i medici che avevano praticato l’infusione “erano imbarazzatissimi, hanno negato di avermi fatto un trapianto di cellule staminali”.

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