Alla fine l’ha applaudita anche la Lega che aveva contestato la proposta di cittadinanza onoraria. Patrizia Moretti, da oggi cittadina onoraria di Bologna, ha dedicato il riconoscimento a tutti «coloro che mi hanno accompagnato in questi anni nella ricerca di verità e di giustizia». «Un segno di speranza affinché le istituzioni si facciano carico dell’esigenza di giustizia dei cittadini».
Trattenuta dal giuramento di Napolitano, la ministra Anna Maria Cancellieri (che qui a Palazzo D’Accursio è stata commissario prefettizio dopo le dimissioni di Delbono) non è arrivata a Bologna per consegnare la pergamena ma ha mandato un messaggio. «Mi aspetto dalla Cancellieri che queste persone condannate non indossino più la divisa», ha ripetuto Patrizia Moretti all’uscita. Con lei il figlio Stefano e il padre di Federico, Lino Akdrovandi. Anche lui dice: «Hanno ammazzato un bambino, un bambino. Vanno allontanati dalla polizia».
«Il consiglio comunale e la città si sentono rappresentati dalla dignità con cui Patrizia Moretti ha preteso la verità», ha ricordato il sindaco Virginio Merola.
Così, dopo le polemiche di qualche settimana fa, oggi il Consiglio comunale ha conferito la cittadinanza onoraria di Bologna a Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, il 18enne di Ferrara ucciso nel 2005 durante un controllo violentissimo di Polizia in parte ancora misterioso. Fuori da Palazzo D’Accursio si sono radunati, per l’occasione, anche una cinquantina di tifosi del Bologna calcio e della Fossa dei leoni della Fortitudo, che hanno srotolato un enorme striscione con scritto: “Noi per sempre al fianco della famiglia Aldrovandi”. Si tratta dello stesso striscione che i tifosi della curva Andrea Costa avevano esposto, allo stadio, la domenica successiva al presidio di solidarietà ai poliziotti condannati promosso dal sindacato Coisp, a Ferrara, proprio sotto l’ufficio dove lavora Moretti. Una provocazione che, 48 ore dopo, ebbe in risposta una pacifica invasione della stessa piazza da parte di migliaia di cittadini indignati con il piccolo sindacato che cercava di bucare gli schermi con un’iniziativa così discutibile da essersi attirata gli strali dell’intera galassia dei sindacati del comparto ed essere costata il posto al questore che l’autorizzò.
«Intorno a me, in tutti questi anni, si è creato un movimento – sono le parole della mamma di Aldro – persone che con ogni strumento e forma, fosse un documentario e un messaggio, una canzone o uno striscione allo stadio, mi hanno dimostrato solidarietà e sostegno morale. Questa onorificenza la dedico a tutti loro, la considero un riconoscimento diffuso per tutte quelle persone che mi hanno accompagnato in questa lotta per chiedere giustizia». Per un lungo periodo «abbiamo avuto lo Stato contro, quelle indagini che avrebbero dovuto essere fatte nella Questura di Ferrara per un periodo molto lungo non sono state fatte. Ci sono delle responsabilità vere, oggettive, che vorrei non dovessero essere più a carico dei cittadini, le istituzioni stesse dovrebbero autotutelarsi».
Dunque l’indecorso spettacolo offerto il 3 aprile scorso dai consiglieri della Lega e del Pdl contro questa madre-coraggio, non ha fermato l’iniziativa intrapresa dalla maggioranza di Palazzo D’Accursio. Allora Patrizia ebbe a dire: «Mi dispiace davvero. Non credo che questa sia una forzatura di carattere politico, e’ un’iniziativa civile, sociale che non dovrebbe essere oggetto di bagarre politica». Bologna, per Patrizia, ha un valore fondamentale: «proprio qui ci hanno dato i primi spazi, le prime opportunità per parlare della vicenda», ha detto Moretti, ricordando in particolare la prima iniziativa in assoluto, promossa dallo scrittore Stefano Tassinari con Carlo Lucarelli, Dean Buletti di Chi l’ha visto e con Cinzia Gubbini e il vostro cronista, oggi entrambi a Popoff, ma all’epoca redattori del manifesto e di Liberazione.
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