Licenziato per alcune opinioni espresse su Facebook. E accusato di essere «massone, avvocato colluso con mafiosi e di essere stato candidato in precedenza in una lista civica». A denunciare il comportamento del gruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle è un avvocato, Michele Cardullo, che ha inviato una lettera al presidente di Montecitorio, ai Questori e ai capigruppo chiedendo che «vigilino a tutela di tutti i lavoratori dei Gruppi parlamentari».
«Il 27 marzo scorso ho sostenuto un colloquio professionale presso il Gruppo “Movimento Cinque Stelle” alla Camera dei deputati – spiega Cardullo nella missiva – L’esito positivo del colloquio mi è stato comunicato il pomeriggio dello stesso giorno e dal giorno dopo ho cominciato a prestare la mia opera presso il Gruppo parlamentare Movimento Cinque Stelle come responsabile delle Commissioni Finanze e Politiche della Comunità Europea».
«Ovviamente mi è stata assegnata una postazione, è stato registrato un pc a mio nome e sono stato presentato agli onorevoli deputati che sarebbero stati assegnati alle Commissioni di mia competenza. Da quel momento – racconta Cardullo – seppur senza nessun contratto né rassicurazioni e certezze sul quantum del mio compenso, ed evidentemente rinunciando in fiducia ad altre opportunità lavorative, ho cominciato con abnegazione e professionalità a prestare la mia opera, in alcuni giorni dalle 9 alle 20 come può facilmente accertarsi mediante la verifica all’ingresso di via Uffici del Vicario 21, lavorando per il Gruppo e ricevendo anche attestati di stima che conservo tra le mie mail». Poi la doccia fredda.
«Ieri, 8 aprile 2013, con mia sorpresa – denuncia l’uomo – dapprima in mattinata mi veniva informalmente comunicato che la mia posizione lavorativa sarebbe stata al vaglio di un’assemblea dei deputati, essendo io stato accusato di essere nell’ordine: massone, avvocato colluso con mafiosi e di essere stato candidato in precedenza in una lista civica. Si tratta di accuse che rifiuto con sdegno e mi riservo di valutare l’intrapresa di azioni legali a tutela della mia onorabilità, che non consento a nessuno mettere in discussione».
«Nel pomeriggio poi entravano nel mio ufficio i deputati onorevoli Manlio Di Stefano e Filippo Gallinella – racconta ancora Cardullo – i quali invitavano ad uscire il collega con il quale condividevo la stanza e mi comunicavano l’interruzione del mio rapporto di lavoro con il Gruppo, peraltro fino a quel momento mai formalizzato, con la motivazione che dal mio profilo sul social network Facebook avrei pubblicato nel passato, in un momento molto antecedente al mio arrivo al Gruppo, delle critiche al Movimento Cinque Stelle, ribadendo peraltro di non aver nulla da eccepire circa la mia competenza tecnica e professionale dimostrata».
«Certamente per chi fa della trasparenza e del merito una propria bandiera – denuncia l’ormai ex dipendente dei 5 Stelle – allontanare un lavoratore con motivazioni assolutamente generiche sulle sue opinioni personali è quantomeno contraddittorio».
«Se mi sento in dovere di scriverVi – chiarisce Cardullo – è solo per difendere la mia professionalità e quella di tutti i miei colleghi, che lavorano con onore alle dipendenze dei Gruppi parlamentari presso la Camera dei Deputati. Io, da cittadino di questa nostra Repubblica, voglio solo riaffermare a testa alta e con forza la mia libertà e i miei diritti di persona e di lavoratore, che evidentemente qualche rappresentante pro tempore delle Istituzioni, che ho avuto la sfortuna di incontrare in questa circostanza, ha dimenticato o deciso volontariamente di calpestare».
I chiarimenti di Lombardi – Nessun rapporto di lavoro dipendente. Michele Cardullo è un professionista a partita iva di cui il gruppo si è avvalso per una settimana. La capogruppo alla Camera del Movimento Cinque Stelle Roberta Lombardi replica alle accuse rivolte al gruppo parlamentare dall’avvocato sicilano Massimiliano Cardullo.
«In primo luogo – spiega Roberta Lombardi – lui non era un dipendente ma un professionista a partita iva. Dopo averlo incaricato ci siamo accorti che nella passata legislatura aveva lavorato con Futuro e Libertà, cosa che ci aveva nascosto. E poi sulla pagina Facebook abbiamo scoperto che dal giorno dopo le elezioni, aveva cominciato ad attaccare il Movimento. A quel punto non c’era più il rapporto fiduciario. Gli abbiamo chiesto di presentare fattura per la settimana di
lavoro e abbiamo considerato chiuso il rapporto».
La capogruppo del M5s smentisce, invece, che dal gruppo siano arrivate a Cardullo accuse di essere «un mafioso o un massone. Quelle – osserva – evidentemente se l’è inventate». Peraltro, spiega Lombardi, il gruppo all’epoca
dell'”assunzione” di Cardullo non aveva autonomia finanziaria e
non poteva assumere nessuno. «Solo tra oggi e domani questori e
uffici di presidenza dovrebbero decidere dei fondi assegnati al
gruppo».
Cardullo, sapevate che avevo lavorato per Fli – Cardullo ha replicato inviando alla stampa missiva e curriculum spediti, all’epoca, ai 5 Stelle per collaborare con il loro gruppo parlamentare. Sia nella lettera che nel cv è scritto del lavoro prestato nel gruppo Fli. «Dal 2011 – è scritto nella lettera di presentazione – ho fatto parte dell’ufficio legislativo del Gruppo “Futuro e Liberta” per “Italia” alla Camera dei Deputati con mansioni di collaborazione e supporto all’Ufficio Legislativo (predisposizione di proposte di legge, emendamenti, atti di sindacato ispettivo e di istruttoria legislativa; elaborazione di schede e note) e mansioni di collaborazione e supporto all’Ufficio Aula e Commissioni (rapporti con gli uffici della Camera dei Deputati, in particolare con il Servizio Assemblea, il Servizio Commissioni, l’Ufficio del Regolamento, il Servizio Resoconti, il Servizio Studi, il Servizio per i Testi normativi). Ho svolto altresì attività di collaborazione, supporto per la comunicazione attraverso social network, consulenza giuridica e segreteria particolare del Vice Presidente Vicario del Gruppo».
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