Famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, omosessualità, edonismo, relativismo: nessuna di queste parole o espressioni è stata pronunciata ieri sera dal papa nella basilica di San Pietro nella solennità del Natale. Al loro posto “rifugiati”, “immigrati”, “asilanti”: loro sono diventati la “vera questione morale” e la chiusura verso di loro è lo scandalo prodotto dall’egosimo di chi non dà spazio a Dio. Si potrà dire che un paio d’anni fa queste parole non erano frequenti in Vaticano, ma non si può negare che ieri sera, in occasione solenne, sono state pronunciate, dal papa.
Anche nell’appello di pace il papa ha superato molti dialoganti difendendo non solo la sua religione ma tutti i monoteismi dall’assalto di chi li vede come nemici di pace. Certo, ha ammesso, le religioni possono ammalarsi, possono diventare, tutte, come tutte nel corso della storia sono diventate, strumento di prevaricazione e discriminazione. Bisogna vigilare. Ma bisogna convenire anche che se si spegne la luce di Dio allora si spegne l’idea che tutti, a cominciare dai deboli, sono a immagine e somiglianza di Dio.
Fortissima anche la sottolineatura che israeliani e palestinesi possono convivere “nella pace e nella libertà”. e l’accento su quest’ultima parola è stato un programma e una lezione politica alla comunità internazionale.
Chi vuole dissentire a tutti i costi lo faccia pure. Ieri Benedetto XVI ha dato però a molti anche motivi per acconsentire. Dopo un periodo lungo…