Negli Emirati basta un post per finire in prigione
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Negli Emirati basta un post per finire in prigione

Il 18enne Al Zumer in galera per un post a favore dei detenuti politici. Nuova legge anti-web: Abu Dhabi punisce con la prigione chi critica il governo.

Negli Emirati basta un post per finire in prigione
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10 Dicembre 2012 - 10.56


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dalla redazione

Roma, 10 dicembre 2012, Nena News – Appena 18 anni e già dietro le sbarre di una prigione. Colpevole di fare il blogger. Mentre i media occidentali si scatenano sulla necessità di tutelare i diritti umani del popolo siriano e la libertà di espressione in Iran, negli Emirati Arabi Uniti si può finire in carcere per un post sul web che al regime non va giù.

Sono decine le persone arrestate nel corso del 2012 negli Emirati per aver postato su blog o social network commenti critici verso la petrolmonarchia del Golfo o che richiamano a gruppi islamisti che il governo ritiene una minaccia alla stabilità interna.

Ultimo in ordine di tempo, Mohammed Salem al-Zumer, 18 enne residente a Sharjah, accusato di aver utilizzato la rete per sostenere attivisti attualmente detenuti. Al Zumer, come riporta l’organizzazione Emirates Center for Human Rights, è figlio di un poeta molto noto negli Emirati e nipote dell’attivista Khaled al-Sheiba al-Nuaimi, arrestato lo scorso giugno insieme ad altre 60 persone. Molti di loro sarebbero membri di Islah, gruppo locale islamico.

Mohammed Salem è stato arrestato mercoledì scorso: le forze di sicurezza lo hanno fermato mentre guidava la sua automobile a Sharjah, hanno perquisito per circa un’ora la sua abitazione, prima di mettergli le manette ai polsi e condurlo in una località sconosciuta.

Con normative ancora più restrittive, sfornate a metà novembre, il regime ha preso di mira internet e i suoi fruitori, i critici del governo e chi tenta di organizzare proteste e scioperi: secondo la nuova legge, espressamente rivolta a regolare l’utilizzo della rete, gli Emirati definiscono reato deridere o criticare lo Stato e le sue istituzioni e organizzare manifestazioni di protesta. La pena è la prigione per un minimo di tre anni.

Ad annunciare il decreto sul cybercrime è stato il presidente Sheikh Khalifa bin Zayed al-Nahayan. La legge vieta la pubblicazione di materiale che potrebbe “mettere in pericolo la sicurezza dello Stato e dei suoi interessi”, tra cui appelli alla caduta del regime. La pena prevista è “la prigione per ogni individuo che crei o gestisca un sito internet per organizzare manifestazioni e marce non autorizzare, per criticare o deridere il governo”. Dove per governo si intendono tutti i leader politici, i ministri ed ogni simbolo nazionale – dalla bandiera alla corona.

Una legge giunta a pochi giorni dalla condanna formale dell’Unione Europea contro le violazioni dei diritti umani nel Paese del Golfo, scatenata dall’arresto e la tortura degli oltre 60 attivisti sospettati di far parte del gruppo islamista Islah, il diniego di assistenza legale ai detenuti politici e l’intimidazione e la deportazione dei legali dei prigionieri. Gli Emirati hanno rispedito le accuse al mittente, negando qualsiasi tipo di repressione delle opposizioni. Nena News

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