Lo hanno ribattezzato “patto di stupidità”, il “patto di stabilità”. E l’idea è piaciuta così tanto da finire anche nello striscione di apertura del corteo che stamattina ha sfilato a Milano: protesta insolita (anche se certo non la prima del genere) perché tutta istituzionale. A manifestare, infatti, sono i sindaci delle città italiane, uniti nel dire che il patto di stabilità – che li obbliga a non “sforare” le spese dell’anno precedente, qualsiasi cosa accada e a fronte di tagli sempre più pesanti dei trasferimenti statali – significa per chi amministra un territorio non potercela fare.
“La nostra voce deve dire che non
ne possiamo più. E dobbiamo fare scelte difficili” – ha detto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia – Credo che la restituzione per un certo periodo del
Tricolore – ha aggiunto – la sospensione, se non le dimissioni,
siano oggi un gesto forte ma quando dall’altra parte il silenzio
è assordante i gesti forti sono passi avanti”. E quindi si
potrà arrivare in una fase in cui ”non ci sarà solo dialogo
ma la capacità di arrivare allo scontro istituzionale”.
Invece secondo il sindaco di Varese Attilio Fontana, presidente dell’Anci Lombardia “dobbiamo proprio dimetterci tutti”. Insomma, l’aria è caldissima anche perché dal governo non solo arrivano risposte, ma anzi l’atteggiamento sembra proprio voler essere “punitivo” (parola del sindaco di Torino, Piero Fassino), come l’ultima decisione presa, che estende il patto di stabilità anche ai piccoli Comuni. Insomma, non si cerca la pace. Tutt’altro. Luciano Monticelli,
sindaco di Pineto e delegato Anci al Demanio marittimo e la delegata
Anci al Servizio civile e sindaco di Cantagallo, Ilaria Bugetti, definiscono “una follia generale di cui non capiamo
davvero la ratio, e il cui unico effetto è quello di bloccare lo
sviluppo del Paese, strozzando gli investimenti dei Comuni”.
“Non siamo qui perché non vogliamo rispettare le leggi, ma perché vogliamo tutelare gli enti locali – ha detto il presidente dell’Anci Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia – la legge di stabilità è l’ultima occasione per approvare gli emendamenti che vogliono i Comuni: dopo avranno i sindaci con le fasce tricolri sul tavolo. E non potranno fare campagna elettorale con le nostre facce”.