Marcia silenziosa per non dimenticare la deportazione degli ebrei romani
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Marcia silenziosa per non dimenticare la deportazione degli ebrei romani

Il 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma vennero prese e portate ad Auschwitz 1.024 persone. Questa sera la comunità ebraica sfila insieme alla comunità di Sant'Egidio.

Marcia silenziosa per non dimenticare la deportazione degli ebrei romani
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16 Ottobre 2012 - 18.48


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Questa sera a Roma si svolgerà la Marcia silenziosa per commemorare la deportazione di 1.024 ebrei romani nel 69esimo anniversario, il 16 ottobre 1943. La comunità di Sant’Egidio e la comunità ebraica hanno organizzato una “marcia silenziosa” che partirà da Piazza Santa Maria in Trastevere, attraversando via della Lungaretta, piazza Tavani Arquati, largo De Matha, attraversamento di viale Trastevere, via della Lungaretta, via della Lungarina, piazza In Piscinula, lungotevere Degli Alberteschi, Ponte Cestio, Piazza San Bartolomeo all’isola, Ponte Fabricio, attraversamento di lungotevere Pierleoni, via Portico d’Ottavia fino a raggiungere largo 16 ottobre 1943.

Questa mattina, invece, alle ore 11, al Palazzo della Cultura in via del Portico d’Ottavia 5, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti ha riconsegnato alla comunità i documenti, rinvenuti presso gli archivi dell’International Tracing Service di Bad Arolsen, su oltre 350 bambini romani deportati dai nazisti durante l’occupazione. È stato poi presentato il volume “16.10.1943. Li hanno portati via” (a cura del Progetto Storia e memoria della Provincia, edito da Fandango Libri), che raccoglie parte delle fotografie, lettere e corrispondenze, ricostruendo la dolorosa e frustrante ricerca di notizie compiuta, dopo la fine della guerra, dalle famiglie e dalle autorità religiose e civili italiane.

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All’alba di sabato 16 ottobre 1943, sessantanove anni fa, 1.024 ebrei, di cui 200 bambini, furono rastrellati da un centinaio di soldati tedeschi che avevano per tempo provveduto a circondare il ghetto ebraico romano, dove dal 1555 Paolo IV aveva forzosamente relegato gli sgraditi ospiti. Avvisaglie di quanto stava per accadere vi erano state già quando a fine settembre Kappler aveva preteso dal rabbino capo della Comunità e dal suo presidente 50 kg d’oro, pena la deportazione. La richiesta fu esaurita, seppur con qualche giorno di ritardo, dando agli ebrei del ghetto la fugace illusione di aver ottenuto la salvezza. Così non fu: quell’enorme quantitativo d’oro preteso era stato solo un raggiro per far consegnare agli odiati nemici le loro ricchezze spontaneamente. Dei 12mila che formavano la comunità romana, 1.024 furono fatti prigionieri e rinchiusi nel Collegio militare di Palazzo Salviati, in via della Lungara. Lì rimasero in attesa due giorni, fino a quando il 18 ottobre vennero trasferiti alla stazione Tiburtina da dove, a bordo di 18 vagoni piombati, raggiunsero il campo di concentramento di Auschwitz. Solo quindici di loro fecero ritorno a casa, di cui una sola donna, Settimia Spizzichino. Nessuno degli oltre 200 bambini ritornò.

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Per ricordare uno degli episodi più tristi e drammatici dell’occupazione nazista di Roma si può andare al sito [url”16ottobre1943.globalist.it”]http://16ottobre1943.globalist.it/[/url], sito che aderisce alla Syndication e si prefigge di mantenere viva la memoria sull’occupazione nazista in Italia e la persecuzione degli ebrei attraverso documenti, testimonianze, articoli, video.

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