Dopo essere stato condannato ieri per rapporti con i boss, Giancarlo Giusti, ex gip di Palmi, questa sera ha cercato di togliersi la vita. Con un giallo durato per una lunga mezz’ora dopo che il segretario generale della Uil Penitenziari Eugenio Sarno aveva diffuso la notizia del suicidio di un altro magistrato calabrese – Vincenzo Giglio – anche lui coinvolto nell’inchiesta di collusione con la ‘ndrangheta.
Ora Giusti è grave in ospedale, dopo il tentativo di suicidio con tranquillanti e la corda di un accappatoio. Giusti, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria e poi dal 2010 gip a Palmi, è finito in carcere il 28 marzo scorso in un’inchiesta della Dda di Milano sulla cosca dei Valle-Lampada e, in particolare, in un filone relativo alla cosiddetta “zona grigia” della mafia calabrese. Con lui ieri, infatti, sono stati condannati, tra gli altri, anche l’avvocato Vincenzo Minasi e il direttore dell’hotel Brun di Milano, Vincenzo Moretti (quest’ultimo, però, solo per favoreggiamento e con pena sospesa). Proprio in quell’albergo, infatti, secondo le indagini, il magistrato avrebbe goduto di soggiorni di lusso in compagnia di escort e a pagare sarebbe stato il clan della ‘ndrangheta.
Gli inquirenti all’epoca sequestrarono anche una sorta di ”diario informatico” in cui il giudice avrebbe annotato i suoi viaggi di piacere a Milano. Il 10 ottobre 2008, ad esempio, scriveva: ”Due giorni a Milano fra donne, amore, vino e affari”. In cambio, secondo l’accusa, il magistrato avrebbe nominato in alcuni procedimenti dei professionisti, in qualità di periti, segnalati dal clan e sarebbe stato “socio occulto” di una società off-shore amministrata dall’avvocato Minasi e che si sarebbe aggiudicata 5 lotti immobiliari all’asta, nel marzo 2009.
Prima della condanna, pero’, Giusti ha voluto provare a spiegare le sue ragioni con una memoria depositata al giudice Alessandra Simion. Ha definito ”disdicevoli” i ”divertimenti” a cui si è lasciato andare e ha chiesto ”scusa all’intera magistratura italiana”. Anche se ha chiarito di essersi sempre comportato ”in modo integerrimo” nel suo ruolo di magistrato. Sui suoi rapporti con alcuni presunti
‘ndranghetisti, poi, ha scritto: ”Ho conosciuto in un periodo buio per la mia vita delle persone che ho considerato amiche”.
Oggi, probabilmente, non ha retto il peso della condanna al carcere e ha tentato di togliersi la vita nella sua cella. La polizia penitenziaria e’ intervenuta in tempo. Ora è in ospedale in prognosi riservata. Adesso sullo sconcertante scambio di persona, che ha seminato dolore nelle famiglie, è stata aperta un’inchiesta.