Ladri di polli, e companatico. A stupire, per assurdo, sono le ruberie da miserabili, tipo i francobolli per la corrispondenza personale. Anche se il totale delle spesucce per “fare politica” comprendono auto, benzina, vacanze, gioiellerie, associazioni “culturali” in conto proprio per la modica cifra di oltre tre milioni e mezzo. Bancomat di denaro pubblico distribuito “democraticamente” -sostiene Fiorito di fronte a Vespa, dopo averlo documentato anche ai magistrati- a tutti del suo gruppo consiliare. Con una attenzione di riguardo a se stesso, ammette, di fronte alla incontestabile verifica bancaria di 109 auto-bonifici per circa 753mila euro sui cinque conti personali in Spagna e i sette in Italia. Oltre a decine di appalti affidati a fornitori con contratti di consulenza, a società. Affidati da chi a chi, e per cosa, e con quali garanzie e risultati?
Bengodi per tutti. Tutti coinvolti nel cosiddetto «sistema Fiorito». Lo dimostrerebbero i conti del gruppo consiliare Pdl e i riscontri bancari. 235 mila euro ritirati in meno di due anni. Accortamente cifre non vistose e assegno sotto i 5mila euro per non dare nell’occhio e provocare scomode curiosità. Che invece, alla fine, sono arrivate ed esplose. Con dettagli davvero curiosi. Tipo due macchine transitate nei conti del gruppo alla Regione. Ad esempio una Smart acquistata con soldi del partito, e un suv Bmw dal costo mensile di 2mila 896 euro. Ovviamente seguono i debiti buoni benzina per 48mila euro. Alla Pisana, insomma, il gruppo Pdl non si è fatto mancare quasi nulla, e quasi nessuno s’è tirato indietro nell’utilizzo di quel tesoretto di denaro pubblico per finanziare “attività politica”.
Comizi a tavola imbandita. Attività politica che sembra concentrarsi su banchetti e ricevimenti. Una attività onerosa per la dieta -Fiorito stesso la testimonia personalmente- e per la cassa. 103 milioni di euro. Area regionale maggiormente beneficiata, il viterbese e le sue Terme dei Papi. Alcuni maliziosi ironizzano che «il Pdl del Lazio voleva investire sul territorio, e così ha cominciato dalla ristorazione»; tant’è che a farla da padrone è stato il Viterbese, noto per la buona cucina ad un prezzo medio contenuto -si fa per dire- a 50 euro e ospite. In due anni si sono sfamati 472 pidiellini per una spesa superiore a 26mila euro. Non che la ristorazione di Roma possa piangere. Fatture da 9mila 900 euro o brindisi da 7 a 8mila euro. Ma il record spetta all’Auditorium della Conciliazione con un conto di 22mila 400 euro, comprensivi di millesimati e champagne.
L’apparire del non essere. Nell’azioni politica di argomentazione gastronomica si aggiunge poi quella del “giornalismo d’assalto”, ovviamente liberamente critico. E finanziato. Migliaia di euro per tutti, per il web, giornali, Radio e Tv. Una strategia di comunicazione completa che si avvaleva di una società specializzata in attività di intrattenimento e animazione, ma che al gruppo consigliare del Pdl aggiornava il portale web per somme dai 4mila a oltre 7mila euro, mese. Altro media service per il presidente della Commissione agricoltura, a 5 mila euro, eccetera. Poi, manifesti, libri, opuscoli ma, soprattutto, “Associazione culturali”, come la ’Ruggero Marino Lazzaron’ di Ronciglione. Oltre a tanti notebook, cravatte Marinella, e consulenze compiacenti. Una, affidata a Marco Cesaritti, presidente del consiglio di Anagni, da 30mila euro per consulenza politica.
(e.rem)
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