Il sito di Beppe Grillo è rimasto bloccato e inaccessibile ieri per dieci ore. Lo ha denunciato nel pomeriggio il comico genovese via Facebook e Twitter, escludendo però la possibilità di un attacco di Anonymous. Immediatamente dopo è invece seguita una rivendicazione su Twitter dei noti hackers. L’iniziativa, però, avrebbe diviso il fronte di Anonymous, e alcuni cyberattivisti hanno criticato il gesto. “L’attacco contro www.beppegrillo.it NON è opera di Anonymous – ha scritto Grillo – Chiedo aiuto alla Rete, e ovviamente anche ad Anonymous, per identificare il gruppo che ha bloccato il sito”.
Però sul sito italiano di Anonymous campeggia una rivendicazione del gesto:
“Salve Beppe Grillo Anonymous oggi ha deciso di regalarti un po’ della sua attenzione. Il semplice fatto che l’accesso alle tue liste sia proibito agli stranieri, che tu sia un populista che cerca di raccogliere consensi senza arte né parte e che per più volte ha magistralmente eseguito il saluto romano al tuo seguito e ai media, sostenendo la politica di repressione fascista, basterebbe per giustificare il perché di tanto accanimento”. Questa una parte del comunicato che continua così: “Ti ringraziamo per aver fatto tremare la politica italiana (seppur blandamente) ma dovresti dare le chiavi del tuo movimento a chi porta avanti la causa, cioe’ al cittadino stesso, evitando di speculare e lucrare ancora sui tuoi spettacoli che di candido non hanno nulla ma sono sordidi di ipocrisia e menzogne”.
U attacco vero, quindi, da parte di un gruppo di Anonymus. Un attacco confermato anche da cyberattivisti che non lo condividono. Tanto che si èaperto un dibattito interno perché molti pensano che il gesto sia contro alcuni principi fondandi: cioè non attaccare media/blog. Ha scritto un attivista:: “Quindi di conseguenza chi l’ha fatto non ha rispettato questa regola condivisa comunemente e ha solamente rovinato la reputazione di qualcosa più grande e profondo di un semplice attacco Ddos. Con questa penso che sia chiaro. Ora scrivete quello che volete. Cioè, scrivete quello che vi dicono di scrivere”.
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