Proprio ieri, mentre raccontavamo ai nostri affezionati (speriamo) lettori, della mobilitazione delle donne libanesi a difesa dell’8 marzo, che un deputato cristiano alleato di Hezbollah vorrebbe trasformare in “giorno dell’alfabeto”, Giuliana Sgrena, non distante da noi, cioè su Globalist, la piattaforma libera alla quale abbiamo aderito, scriveva la sua sul caso Italia-India, o marò-pescatori. Toccata dalla sua drammatica vicenda umana a molti nota (il sequestro in Iraq, il rilascio grazie a Calipari e la tragica morte di questi per mano di un’agente Usa, che lo ha ucciso “erroneamente” mentre arrivavano all’aeroporto di Baghdad), Giuliana si è chiesta se non ci fosse un qualcosa di simile nella storia dei marò. Tutto sommato l’agente Usa, in servizio, un servizio certo non facile, aveva causato una morte “collaterale”, “di un italiano poi”, devono essersi detti i comandi americani, che lo hanno processato e trattato abbastanza bene.
Ora, dice Sgrena, non c’è un’umanità a scale anche nel nostro approccio al caso marò? Tutto sommato hanno ucciso soltanto due pescatori indiani… Questa tesi, umana, sofferta, sembra che non sia piaciuta in certi ambienti, come dire, un po’… caldi. Ma non perché trascura gli aspetti giurisdizionali, che a nostro avviso non vanno confusi con l’etica, nulla hanno a che fare l’etica, ma sono pur sempre molto importanti. Insomma non è piaciuto il rompere il fronte “nazionale”. Ma la dignità dell’uomo, questa l’essenza del ragionamento di Giuliana, non ha nazioni.
Ci sarebbero molte cose da dire su come è stata seguita questa drammatica vicenda: non c’è un’aria colonialista nei nostri giornali? Un’aria del tipo, “noi siamo europei, loro “indiani”? E non potrebbe esserci un bel po’ di rivalsa nazionalista nel racconto indiano? Ma il patriottismo ferito di molti lettori ha tradito anche un maschilismo “latente”.
Noi del Mondo di Annibale, ad esempio, siamo stati accusati di essere pagati dalla Cia per aver riferito quel che i giornalisti sopravvissuti alla mattanza di Homs hanno raccontato su quell’inferno causato dall’esercito siriano, ma non di peccati o condotte “sessuali” basate sul mercimonio. I commenti riservati a Giuliana ci hanno indignato, e che molti voci femminili non se ne siano accorte … preoccupa. Un silenzio che fa pensare a un paese stanco e distratto anche nella sua “anima rosa”. E questo preoccupa ancor di più.