Come ai bei tempi: tornano i servizi deviati?
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Come ai bei tempi: tornano i servizi deviati?

Scoppia la crisi e puntuali spuntano sigle improbabili. I servizi deviati sono fermi al Novecento?

Cossiga e andreotti
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19 Dicembre 2011 - 00.39


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di Tonino D’Orazio

Tornano sigle “rivoluzionarie” che solo i nostri servizi sono capaci di inventare con una fantasia degna del secolo passato. Di nuovo la paura dei comunisti, o di una nebulosa informale (senza forma) di pericolosi anarchici che intenderebbero mettere in discussione lo status attuale del migliore dei mondi possibili con le bombe, anzi con i petardi.

Due elementi mi fanno ricordare il recente passato. Ricordare bene è quasi prevedere.

A parte qualche cretino che ci ha creduto, risulta chiaro alla lunga che le stesse BR siano state pilotate dai nostri servizi segreti “deviati”, come se questa parola li assolvesse. Questi servizi assassini sono stati presenti in ogni omicidio di massa del popolo italiano, con stragi che qualcuno ha definito di “Stato”, visto che non si è mai trovato né colpevoli né mandanti, ma dove loro erano sempre presenti, soprattutto nel “depistare”, cioè nascondere, alzare il polverone, cancellare le prove e fare carriera per servizi resi altri fuggiti e mai estradati.

Stragi e tensioni sempre nei momenti più socialmente caldi e cruciali per lo stato sociale e per il movimento dei lavoratori e degli studenti in forte rivolta. Servizi (quando si dice fonema e concetto) ogni volta presenti, eccetto quando le cose si sono “calmate”, soprattutto dal 1992/93 in poi con una specie di “pace sociale” con l’accordo del luglio, sempre per salvare l’Italia dal disastro. Questa lunga inattività è, a mio avviso, la prova per difetto delle loro responsabili. Quando non serviva non c’erano più né loro né le BR. Scomparve anche il PCI. Da allora il movimento dei lavoratori accettò di pagare la crisi. E la paga ancora oggi, avendo perso da allora più del 100% del potere d’acquisto, tra indicizzazioni varie programmate e false, del suo stipendio, più altri 100% almeno con l’entrata in vigore dell’euro ad oggi. Adesso gli si chiede ancora di più. Se non c’è più coesione sociale, con i sindacati, tutti, sul piede di guerra, c’è rischio di turbolenza (dixit Napolitano).

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Bisogna prevedere. La prevenzione è un elemento fondamentale della programmazione, si costruisce. Vale per la salute, vale per tutto. Vale per il marketing. Vale per il futuro, prossimo o a lunga distanza. A fianco allo stato di stress del terrorismo e della guerra, magari del terrore, innescato ad hoc nelle coscienze dall’inizio del secolo nuovo, definito come la paura (o meglio le paure)e messo in pratica anche da noi, c’è quello della programmazione del modo di pensare “adeguato” al sistema vincente del pensiero unico. “Non c’è alternativa”. Indignati, rivoltosi, disoccupati, precari, Fiom, mettetevi l’animo in pace con le buone o saremo costretti a stringere di più sulle libertà personali, e sappiamo come, con l’assenso democratico delle masse impaurite.

Per capire meglio, esiste un “lavaggio di cervello”, preventivo, con tutto il vasto arsenale dei megamedia. Si pensa ciò che si deve pensare. Mentre negli anni ’70 lo studioso canadese Harold Innis, considerava i mezzi di comunicazione come estensioni tecnologiche e sociali dei nostri sensi, oggi possiamo considerare l’inverso. Sappiamo che si può indurre e condizionare gli uomini ad assumere una data condotta senza che essi lo sappiano. Già li abbiamo resi da cittadini a consumatori. Perché non assuefarli a tutto ? Prevedere, programmare. Uno stato di cose per cui gli esseri umani sono persino convinti di vedere nascere i loro contegni e le loro scelte dal loro libero arbitrio, nella libertà concessa, come se fossero idee e scelte indipendenti e originali. Invece sono preformate e preconfezionate a monte, dalle agenzie che li secernono, di modo che il singolo possa costruire con esse solo il mondo possibile che la struttura sociale consente e rende possibile. Si tratta infatti di una riforma dell’intelletto soggettivo, di una ricostruzione della mente tesa a rieducare i modi di pensare, le forme pregresse di conoscenza, a suscitare un ulteriore progresso e processo cognitivo rispetto al passato su linee condivise, una migliore “comprensione” delle cose, un più affidabile apprendimento culturale dell’inamovibile esistente. Una maggiore paura indotta. Chi è contro è complottista e non capisce che il mondo è cambiato.

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E poi c’è la guerra delle parole, mattoni della cultura, che non hanno più un significato originale. Vanno utilizzate e declinate a rovescio. Gli esempi sono numerosi. Le “riforme”, invocate e fatte invocare, che sono in realtà controriforme, massacro e macelleria sociale. La guerra per la pace. Sopruso e sterminio dei popoli diventano giustizia e difesa dei diritti umani se non protezione dei civili o guerra umanitaria. La violazione della Carta dell’Onu diventa difesa del diritto internazionale. La forza invece del diritto. La violazione della nostra Costituzione all’art. 11, diventa “corridoio di pace” per bombardare e guerra umanitaria, con il sostegno caloroso del garante della stessa che non si scompone per l’acquisto massiccio di bombardieri da offesa e non di caccia da difesa. Prevedere, programmare. L’occupazione militare e neocoloniale di rapina di un paese sovrano diventa liberazione e democrazia, salvo a rimanerci impantanati per decenni o a sostenere regimi militari autoctoni (vedi Egitto). La spoliazione diventa sviluppo economico.
L’assassinio politico diventa intervento di polizia internazionale con alla chiave il wanted vivo o morto. Le allucinanti devastazioni diventano primavera araba e rivoluzione popolare, salvo poi a darle in mano a fanatici religiosi già storicamente perdenti (terroristi in potenza da bombardare dopo) o alle forze armate sempre di sinistra memoria. Il nostro cervello è già in fase di lavaggio concentrato, vista la poca indignazione in giro in occidente. Non abbiamo imparato nulla e sembra essere troppo tardi.

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Aggiungiamo, a quella del futuro, la paura di rivolte sociali. Le persone si lasceranno spogliare fino al perizoma? Prendiamo prima, preveniamo. In Italia abbiamo una “buona prassi” sull’argomento e sull’azione repressiva, però allarghiamola all’Europa per essere più credibili, anzi ai francesi e ai tedeschi che si stanno comportando da miccia di rigurgiti nazionalistici, e anche all’ambasciata greca che hanno un popolo quasi in rivolta. Bandire l’idea di rivolta. Mandiamo noi i petardi nelle lettere anonime e le pallottole nelle buste. Alziamo il tono contro la violenza con la violenza preventiva, e ricompattiamo tutti democraticamente contro la violenza eventuale. La crisi è appena cominciata. Prevedere e organizzare prima è la chiave.

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