La polizia ferma tre cronisti e li tiene per ore in cella: siamo a Roma ma sembra la Russia di Putin

Un fotografo del Corsera, Massimo Barsoum, e due giornalisti, Roberto Di Matteo (freelance) e Angela Nittoli del Fatto Quotidiano, sono stati bloccati nei pressi di via XX Settembre da alcuni poliziotti in borghese. Impedito di seguire Ultima Generazione

La polizia ferma tre cronisti e li tiene per ore in cella: siamo a Roma ma sembra la Russia di Putin
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23 Maggio 2024 - 20.30


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Scene non degne dell’Italia democratica ma più della Russia di Putin quando i giornalisti che assistono alle proteste anti-regime sono portati via dalla polizia.

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Fermati in strada, portati nella cella di sicurezza del commissariato e perquisiti. È quanto accaduto a Roma ai giornalisti, dove nemmeno il tesserino di riconoscimento dell’ordine professionale è sufficiente per giustificare la propria presenza in strada per raccontare un fatto di cronaca.

Questa mattina, un fotografo del Corriere della Sera, Massimo Barsoum, e due giornalisti, Roberto Di Matteo (freelance) e Angela Nittoli del Fatto Quotidiano, sono stati bloccati nei pressi di via XX Settembre da alcuni poliziotti in borghese mentre si recavano, con le loro attrezzature, verso via Veneto, dove era prevista un’azione dimostrativa di Ultima Generazione.

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Vietato l’uso dei cellulari

“Mentre aspettavamo – afferma Barsoum – ci è stato impedito di usare il cellulare, non abbiamo potuto nemmeno avvisare le nostre testate del fermo e del fatto che non potevamo svolgere il lavoro che ci era stato richiesto. Per tutto il tempo nessuno ci ha detto niente. Non ci hanno detto il motivo per il quale dovevamo andare in commissariato”. I tre cronisti sono stati costretti a riporre le proprie attrezzature nel bagagliaio della volante che li ha poi condotti nel commissariato di Castro Pretorio, dove sono stati trasferiti nella “celletta”, una stanza tre per due. La porta della camera di sicurezza è stata lasciata aperta, ma i tre cronisti sono stati sorvegliati a vista dagli agenti tutto il tempo.

Poco rispetto per la giornalista che ha chiesto di andare in. bagno

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Alla giornalista del Fatto Quotidiano che ha chiesto di andare al bagno, è stato chiesto di non chiudere la porta, ma di lasciarla socchiusa. Una volta all’interno del commissariato i tre giornalisti sono stati identificati per la seconda volta. Due di loro sono stati anche perquisiti. Poi dopo due ore sono stati lasciati andare via.

La questura di Roma, contattata da Repubblica, ha parlato di un normale controllo. Nel tempo in cui i tre cronisti sono rimasti all’interno della camera di sicurezza, però, gli è stato di fatto impedito di svolgere il proprio lavoro non avendo potuto documentare l’azione dimostrativa di Ultima Generazione di fronte al ministero del Lavoro.

La condanna della Fnsi

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La Federazione nazionale della stampa condanna quanto accaduto oggi. “Esiste una linea di intervento per scoraggiare i cronisti dal documentare i blitz di questi attivisti. Tutto questo si concretizza in una palese violazione delle leggi sulla stampa e dell’articolo 21 della Costituzione e sa drammaticamente di censura preventiva, oltre che di violazione del dovere di informare.

La Federazione nazionale della Stampa italiana è al fianco dei giornalisti ai quali è stato impedito di svolgere il loro lavoro, subendo anche un danno economico, e sosterrà i colleghi che vorranno chiedere risarcimenti allo Stato che ha violato i loro diritti”

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