di Adelmina Meier
I più hanno riso per quella che nei titoli dei giornali in queste ore è passata come “la gaffe di Televideo”. Forse non si poteva non ridere nel leggere su Televideo, nella cronaca della Notte degli Oscar, che “Io capitano” di Matteo Garrone era “ispirato alla vita del capitano Schettino e al disastro della Costa Concordia”.
Concentriamoci su due parole e poi andiamo al passaggio più grave della pagina di Televideo, che non è quella che ha fatto tanto ridere.
Le parole sulle quali spendere qualche secondo sono: gaffe e disastro. Va detto che quel che ha partorito Televideo non è una gaffe ma la documentazione di una ignoranza inammissibile in un mezzo di informazione, nel Servizio Pubblico, tout court nel giornalismo. Quella che ad una prima lettura era apparsa come un goliardico falso, tanto era mostruoso, in breve ha fatto il giro dei social mietendo risate e commenti divertiti. Invece, con severità e con serietà – se davvero si insiste a non chiudere e archiviare Televideo – vanno individuati gli autori della mostruosità, del disastro, appunto. E va individuata la line redazionale che è pagata per controllare che non accadano queste cose. Tranne che Televideo ( inglobata in Rainews24 ) non sia, come appare, una zattera sfondata e senza timone, fatta galleggiare soltanto per interessi particolari e per il mantenimento di nicchie. Non ci risultano numeri apprezzabili e contabilizzabili di lettori.
Individuare responsabilità e responsabili è semplice, il testo ha una firma, le line risultano dagli orari, dalle presenze. A meno che non siano presenze, ma assenze. Ne va della credibilità del Servizio Pubblico.
Ma andiamo alla cosa più grave di quel che si legge nella pagina di Televideo dedicata alla Notte degli Oscar. A proposito di un altro film, straordinario, “La zona di interesse”, nella stessa notizia Televideo ha scritto che è “una profonda riflessione sull’orrore della Seconda Guerra Mondiale”. No, caro estensore della notizia, il film è una agghiacciante denuncia dell’orrore del nazismo, dei campi di sterminio che il nazismo alzò in Europa per sterminare una fetta innocente di umanità. E lo fece, caro estensore, con la complicità serva dei fascisti che in Italia rastrellarono italiani rei di essere ebrei, antifascisti, rom, comunque visti come nemici da Hitler e da Mussolini, quel Mussolini che aveva varato le leggi razziali per il piacere di Hitler.
C’è una bella differenza, e presentare “La zona di interesse” genericamente come una rivisitazione della guerra, appare una dolosa omissione non dire che il film è sull’orrore del nazifascismo. Una omissione casuale? Ecco due, tre cose che vanno chiarite. C’è poco da ridere.