Ucraina: se fornire armi non bastasse per sconfiggere la Russia? Europa pronta a inviare truppe?
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Ucraina: se fornire armi non bastasse per sconfiggere la Russia? Europa pronta a inviare truppe?

Il parlamento, darà all'Ucraina la possibilità di difendersi dagli attracchi aerei. Vuol dire missili che abbattono altri missili. Sono dei sistemi che hanno questo scopo

Ucraina: se fornire armi non bastasse per sconfiggere la Russia? Europa pronta a inviare truppe?
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

23 Gennaio 2023 - 18.58


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Se vuoi la pace, arma la guerra.  E se l’invio di armi non dovesse bastare per sconfiggere l’invasore russo?

Un drammatico interrogativo che si fa sempre più stringente.

“Il sesto decreto” 

Procediamo con ordine. Il “sesto decreto” per fornire nuove armi all’Ucraina “è in preparazione, ci sarà, penso sarà condiviso da quasi tutto il parlamento, darà all’Ucraina la possibilità di difendersi dagli attracchi aerei. Vuol dire missili che abbattono altri missili. Sono dei sistemi che hanno questo scopo”.

A dirlo domenica sera è stato il ministro della Difesa Guido Crosetto ospite di Che tempo che fa su Rai 3. L’Italia non esita, su quel che è stato chiesto da Zelensky. Il governo Meloni è risoluto a dare il via libera alla fornitura degli Aspide, missili terra-aria utili a difendere una città, e scudi antimissile Samp-T, messi a punto con la Francia. Invece, la Germania resta sotto assedio, anche se concede il primo sì, dopo forti pressioni. “Quello che ci si aspetta è un aumento degli scontri via terra” con l’impiego di “tutti i mezzi terrestri che non ha ancora impiegato e il tentativo di risfondare in Ucraina”, ha aggiunto Crosetto.

“Di fronte a questo è cambiato anche l’atteggiamento ucraino, che fino a qualche settimana fa chiedeva una difesa dagli attacchi missilistici” e “ora l’Ucraina sta chiedendo aiuto per gli attacchi via terra”.

L’Italia ha già fornito all’Ucraina armi per 1 miliardo di euro

In un’altra intervista al ministro degli Esteri Antonio Tajani, per la prima volta si è avuta una stima ufficiale, per quanto approssimativa, sul valore economico dei primi cinque pacchetti di aiuti militari dall’Italia all’Ucraina: “L’Italia ha già fornito all’Ucraina 5 pacchetti di aiuti nel campo della difesa per circa 1 miliardo di euro. È in preparazione un sesto pacchetto, che include sistemi di difesa aerea. Il ministro Kuleba ha ringraziato per il sostegno fornito, ho ripetuto che continuerà. In collaborazione con la Francia stiamo finalizzando l’invio del Samp-T, e comunque ci sono altre azioni a cui lavoriamo riservatamente”. Il parlamento in ogni caso, assicura il titolare della Farnesina “sarà sempre informato di ogni iniziativa e di ogni eventuale futuro invio di materiale militare. Ricordo che il decreto Ucraina ha esteso al 2023 la possibilità di forniture. Rispetteremo l’impegno preso”, conclude Tajani.

Intanto è  iniziato a Montecitorio l’esame del decreto legge che prolunga per tutto il 2023 l’autorizzazione al governo ad inviare armi all’Ucraina, un provvedimento già approvato dal Senato e che dovrebbe ricevere il via libera definitivo da Montecitorio entro giovedì. Si tratta di un passaggio che dovrebbe confermare quanto avvenuto a Palazzo Madama e in Commissione, vale a dire la compattezza della maggioranza sul sì al provvedimento, con la Lega che però solleva dubbi sull’efficacia delle sanzioni alla Russia, e una nuova differenziazione nelle opposizioni, con Pd e Terzo Polo a sostegno dell’appoggio militare a Kiev, e M5s e Avs contrari all’invio di armi, tra le quali – ha confermato il ministro Antonio Tajani – dovrebbero esserci i nuovi missili terra-aria di costruzione franco-italiana. Intanto, oggi, il leader M5s ha ribadito il suo No all’invio di nuove armi: “Riteniamo che questa prospettiva di escalation non porti ad alcuna via d’uscita. Vediamo soltanto una prospettiva di continuo invio ma nessuna prospettiva di negoziato di pace. A Ramstein si è parlato di tutto ma non di negoziati e di pace. La nostra posizione la conoscete: sosteniamo l’Ucraina ma dopo gli invii l’Italia deve essere in prima fila per dare un contributo alla via diplomatica. Quindi non siamo favorevoli a un ulteriore invio”.

La scorsa settimana nelle Commissioni Esteri e Difesa Pd e 5 stelle si sono spaccati sul tema: qui M5s, con Marco Pellegrini, ha affermato che “il decreto, prorogando l’invio di armi, allontana l’obiettivo di salvaguardare le vite umane e prolunga la durata di un conflitto”. Tesi subito contestata dai dem con Piero Fassino, che ha sottolineato come piuttosto sia la parità militare di Kiev e Mosca a costringere Putin a trattare. Opinione sostenuta anche dagli esponenti del centrodestra. M5s e Nicola Fratoianni hanno presentato due emendamenti, bocciati dalle Commissioni, che chiedevano che ciascun invio di armi fosse autorizzato dal Parlamento. Una dialettica, che però non si traduce in una divisione nel voto, si registra nel centrodestra con la Lega che contesta l’efficacia delle sanzioni contro la Russia: lo ha fatto Simone Billiin così come Massimiliano Romeo in Senato. Ma il problema sarà nel campo delle opposizioni: a fronte, anche oggi, del convinto sì dei due candidati alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini ed Elly Schlein al sostegno militare a Kiev, si contrapporrà un nuovo “niet” di Giuseppe Conte che però, come al Senato non farà ostruzionismo.

Il bivio “impossibile”

Se la guerra continuerà in questo modo prima o poi l’invio di armi all’Ucraina “non basterà più” e “bisognerà considerare l’invio di nostre truppe”. Il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, in un lungo articolo pubblicato su La Stampa rompe il tabù: potremmo presto trovarci direttamente coinvolti sul campo nella guerra  tra Russia e Ucraina. Quando le forniture a Kiev non basteranno più “ci scopriremo di fronte alla scelta che abbiamo finora evitato di considerare: fare davvero e direttamente la guerra alla Russia oppure lasciare che la Russia prevalga. Questo bivio ‘impossibile’ si sta avvicinando, a vantaggio di Mosca” spiega Caracciolo.

La guerra in Ucraina avrà una soluzione militare o non ne avrà. Immaginare una soluzione diplomatica è buono e giusto. Lavorarci in segreto, come stanno tentando da mesi emissari russi e americani più qualche mediatore sparso, è necessario per mantenere oggi i contatti e preparare una tregua domani, fors’anche una miracolosa pace dopodomani. Ma il negoziato serio sarà frutto della vittoria di una parte o dell’altra. O dell’esaurimento materiale e spirituale di entrambe…”. Caracciolo parla di “guerra di taglia mondiale”. “Perché vi si scontrano sempre meno indirettamente Russia e America. E perché la Cina, partner insofferente e disilluso di Mosca, entra nell’equazione principale – lo scontro con gli americani per il primato mondiale – ed è trattata come tale da Washingtonche non considera vitale il fronte ucraino.Siccome gli europei non sono attrezzati alla guerra né i cinesi vogliono entrarvi per i begli occhi dei russi, i gestori di questa carneficina apparentemente interminabile sono Mosca, Washington e Kiev. Tradotto: solo gli Stati Uniti sono in grado di imporre la fine della guerra”, spiega il direttore di Limes.

  “Se dunque il conflitto in Ucraina si decide sul campo di battaglia dobbiamo trarne le conseguenze. Nella guerra di attrito i russi sono avvantaggiati per ragioni demografiche, militari e materiali. Sono di più, hanno più armi e più risorse degli ucraini. Noi occidentali, in ordine rigorosamente sparso, abbiamo compensato finora questo squilibrio. Inviando soldi, armi, addestratori e diverse migliaia di volontari – rilevante il corposo afflusso di soldati polacchi – per aiutare gli ucraini a difendersi dai russi. Ma i magazzini europei sono quasi vuoti, perché erano già mezzo vuoti all’inizio di una guerra in Europa che consideravamo inconcepibile…”.

Il problema, secondo Caracciolo, non è se mandare le armi, ma dove trovarle: “Scarseggiano, soprattutto le munizioni. Né gli americani sono disposti a scoprirsi sul fronte anti-cinese per frenare l’invasione russa in Ucraina[…]. Le opinioni pubbliche europee continuano a pensare di cavarsela con le sanzioni – spesso aggirate – e qualche sistema d’arma, perché culturalmente impermeabili alla logica di guerra. Quella americana non pare orientata a ripetere sbarchi in Sicilia o Normandia…. Continuando lungo questo piano inclinato, prima o poi l’invio periodico e limitato di armi ai combattenti ucraini non basterà più. Bisognerà considerare l’invio di nostre truppe in Ucraina. A quel punto ci scopriremo di fronte alla scelta che abbiamo finora evitato di considerare: fare davvero e direttamente la guerra alla Russia oppure lasciare che la Russia prevalga. Questo bivio “impossibile” si sta avvicinando, a vantaggio di Mosca…”

La guerra tra Russia e l’Occidente “non è più ibrida” ma “quasi reale”, afferma  il ministro degli Esteri di Mosca Serghei Lavrov, citato dalle agenzie russe.

“Il mondo si avvicina al rischio della Terza Guerra Mondiale di fronte ai preparativi di aggressione contro la Russia”, tuona il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, citato dalla Tass. “L’operazione speciale che si sta compiendo” in Ucraina “è stata una misura forzata ed estrema, una risposta alla preparazione dell’aggressione da parte degli Stati Uniti d’America e dei suoi satelliti. È ovvio che il mondo si è avvicinato alla minaccia di una terza guerra mondiale per quello che è successo”, avverte Medvedev. Il bivio “impossibile” si fa sempre più concreto. E ravvicinato. 

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