L’amministratore delegato della Rai "furioso" per un servizio di propaganda anti europea: ecco quale
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L’amministratore delegato della Rai "furioso" per un servizio di propaganda anti europea: ecco quale

Si trattava di un servizio che criticava aspramente una serie di decisioni dell’Unione europea con toni sarcastici.

Francesca Parisella,  Anni 20
Francesca Parisella, Anni 20
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14 Maggio 2021 - 12.56


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Sarebbero in arrivo “provvedimenti”. L’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini sarebbe “furioso”, a quanto si apprende, per un servizio smaccatamente antieuropeista andato in onda giovedì sera nel corso di Anni 20, il magazine settimanale di Rai2 condotto da Francesca Parisella. Si trattava di un servizio che criticava aspramente una serie di decisioni dell’Unione europea con toni sarcastici.

Duro il Pd, che su Twitter con Antonio Nicita della segreteria nazionale scrive: “L’ Agcom intervenga subito e aggiunga la trasmissione “Anni 20″ alla lista degli episodi da citare nel novellare la delibera con cui sanzionò la Rai per il mancato rispetto degli obblighi derivanti dal contratto del Servizio pubblico”.

Critico anche il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi che scrive sempre su Twitter: “Disinformazione, falsità, attacco infondato all’Europa proprio mentre ai vertici ci sono alte personalità italiane e l’europeismo grazie al governo Draghi è ormai condiviso da tutti in Parlamento. Chiederò alla comm. di Vigilanza di occuparsi del servizio trasmesso da Anni 20”.

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In difesa di “Anni 20” interviene la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Il Pd grida allo scandalo e invoca il bavaglio contro la trasmissione “Anni 20″ per questo servizio sarcastico che osa criticare l’Unione Europa – afferma -. A quanto pare – per la sinistra – il diritto di critica è un privilegio riservato solo a chi la pensa come loro. Vogliono trasformarci nella Corea del Nord e la cosa più grave è che i vertici della Rai, il servizio pubblico pagato con i soldi degli italiani, piuttosto che difendere il pluralismo fanno sapere di essere pronti alla censura. Questa è la loro libertà di pensiero”.

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