Informazione preconfezionata e di palazzo: in monito del Papa per un giornalismo sul campo

il messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali divulgato dal Vaticano è chiaramente un aiuto pratico, concreto, esplicito

Papa Francesco sul set della nuova serie Netflix
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

23 Gennaio 2021 - 20.30


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Basterebbe il titolo, “Vieni e vedi (Gv 1,46)” per dire come il papa ritenga possibile smascherare le ormai famosissime fake news. Un imperativo che nel prosieguo del titolo diventa un’indicazione editoriale globale: “Comunicare incontrando le persone dove e come sono”. A un mondo in crisi come quello dell’informazione giornalistica serviva l’aiuto di un uomo che ha detto che la realtà è superiore all’idea. 

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Serviva cioè l’aiuto di Francesco. E il messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali divulgato dal Vaticano è chiaramente un aiuto pratico, concreto, esplicito. Così è bene chiarire subito di che tipo di aiuto si tratti. Bergoglio quasi all’inizio del suo messaggio scrive: “ Voci attente lamentano da tempo il rischio di un appiattimento in giornali fotocopia” o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dellinchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, di palazzo”, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società. La crisi delleditoria rischia di portare a uninformazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più “consumare le suole delle scarpe”, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni. 

Se non ci apriamo allincontro, rimaniamo spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi. Ogni strumento è utile e prezioso solo se ci spinge ad andare e vedere cose che altrimenti non sapremmo, se mette in rete conoscenze che altrimenti non circolerebbero, se permette incontri che altrimenti non avverrebbero”.

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Cosa aggiungere su questo punto? Più chiaro di così non poteva essere, al punto che forse è il caso solo di dire che oltre a gioire ogni giornalista dovrebbe rammaricarsi se non ha saputo sempre anteporre il consumo delle suole alla rappresentazione delle idee. 

Ma Bergoglio non chiede di fare questa pur necessaria autocritica, anzi ringrazia il coraggio di tanti giornalisti e operatori dell’informazione, per il bisogno che abbiamo di storie, di racconti, di incontri.

“Anche il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, unapertura, una passione. Dobbiamo dire grazie al coraggio e allimpegno di tanti professionisti –  giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita non solo per linformazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità. Numerose realtà del pianeta, ancor più in questo tempo di pandemia, rivolgono al mondo della comunicazione linvito a venire e vedere”.” Vieni e vedi… il papa cita il Vangelo secondo Giovanni. 

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E il direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, spiega: “Il Vangelo di Giovanni si apre con la domanda di Gesù ai due discepoli: «Cosa cercate?» e si chiude con unaltra domanda, molto simile, che Gesù rivolge a Maria di Magdala: «Chi cerchi?» (Gv 20, 15). In questo quasi impercettibile slittamento dal cosa al chi c’è tutto il senso della vita per un cristiano e di tutti cercatori e comunicatori, onesti, della verità.” Ecco perché il messaggio prosegue così: “ C’è il rischio di raccontare la pandemia, e così ogni crisi, solo con gli occhi del mondo più ricco, di tenere una doppia contabilità”.

Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. Chi ci racconterà lattesa di guarigione nei villaggi più poveri dellAsia, dellAmerica Latina e dellAfrica?”

Bergoglio indica anche altri problemi, tanto che  il plauso al lavoro giornalistico diventa implicita critica all’agenda di tanti, che premettono il clamore e il particolare al generale, al racconto, al dare conto del contesto. Se il quadro d’insieme non viene raccontato, spiegato, se non deve interessare conoscerlo, allora il quadro, il contesto, spariscono. La miopia a volta è un difetto indotto da chi ritiene di interpretare le richieste, inducendole. 

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In questo quadro di informazione stanzializzata e chiusa emerge un altro tema, il web. Che offre opportunità importantissime: “ La rete, con le sue innumerevoli espressioni social, può moltiplicare la capacità di racconto e di condivisione: tanti occhi in più aperti sul mondo, un flusso continuo di immagini e testimonianze.” E’ una grande opportunità, un progresso importantissimo per Bergoglio. “Ma sono diventati evidenti a tutti, ormai, anche i rischi di una comunicazione social priva di verifiche. Abbiamo appreso già da tempo come le notizie e persino le immagini siano facilmente manipolabili, per mille motivi, a volte anche solo per banale narcisismo. Tale consapevolezza critica spinge non a demonizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti. Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo, delle informazioni che diamo, del controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole. Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere”.

Andare, vedere, conoscere di persone, raccontare, far conoscere, mettere in contatto, accorciare le distanze. “Nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti.” La forza della realtà, superiore all’idea, è il cuore dell’invito a smascherare le false notizie nel nome dell’andare incontro alle persone, come sono e dove sono. 

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