Francesco Graziani e la narrazione dell'anno politico: quando la radio sa raccontare
Top

Francesco Graziani e la narrazione dell'anno politico: quando la radio sa raccontare

Al Gr1 delle 8 un racconto della politica del 2019 che ci siamo lasciati alle spalle, così diverso dagli altri subiti in questi giorni, soprattutto in tv.

Francesco Graziani e Tiziana Ribichesu
Francesco Graziani e Tiziana Ribichesu
Preroll

Onofrio Dispenza Modifica articolo

1 Gennaio 2020 - 10.08


ATF

Primo gennaio del nuovo anno, finisce il GR1 delle 8 e nella selva tutta uguale di bilanci dell’anno appena trascorso ti imbatti finalmente in un racconto. Accade a Radio1 e a farlo è Francesco Graziani. Il suo è la narrazione dell’anno politico che ci siamo lasciati alle spalle, così diverso dagli altri subiti in questi giorni, soprattutto in tv. Tutti sostanzialmente uguali a quelli dell’anno precedente, con qualche modifica dei protagonisti, ma senza il piacere di cercare una cifra, una chiave diversa, capace di sorprendere e trattenere chi ascolta e segue. Canonica, quindi noiosa.
L’anno dell’Italia raccontato da Francesco Graziani alla radio dovrebbe essere cercato ed ascoltato con umiltà da molti giovani “notisti” politici propensi invece a solcare il già visto e il già detto, pensando di potersi insignire velocemente di una qualifica. E’ così che il loro spesso appare solo il passaggio del testimone di luoghi comuni dove di tanto in tanto c’è la “capigruppo” e dove spesso il cruccio dei politici, dei governanti che si beccano, è quello di “trovare la quadra”, quando invece dovrebbero cercare e ascoltare come i princìpi del racconto possano essere applicati anche alla narrazione dei fatti della politica. Si, perché a molta parte dell’informazione, dalla politica appunto, alla cronaca e allo sport, oggi quel che manca è il racconto e un racconto che abbia continuità. Tradizione che fu italiana, anche in radio e in tv. Smarrita, con poche eccezioni.  
 L’anno politico di Graziani cattura con la riproposizione di sonori che sono tasselli inseriti non a caso, ma al punto giusto per portarci avanti col racconto. E poi, inserti musicali con pezzi sensati, anche questi tasselli che sostituiscono parole risparmiate, perché quelle servono a legare, a voltare pagina, a cominciare a scriverne un’altra. Ed anche sonori e citazioni dello sport, della competizione calcistica peninsulare che Graziani fa, con la competenza di chi ha fatto bei racconti sportivi, offrono emozione alla trama.
È così che il racconto dell’anno politico trascorso, pesante, sorprendente, delicato, per certi versi inquietante e preoccupante, ma alla fine anche esaltante ed ancora piacevolmente sorprendente, appare molto più televisivo di quelli distrattamente intravisti sullo schermo. Questo, per ricordarci, e ricordare agli stessi che la radio la fanno e del presente e del futuro della radio dovrebbero occuparsi, che l’erede di quella scatola senza immagini di un tempo oggi sa essere tanto moderna ed evocativa, solo se la si sa ben usare, come una bella pagina intonsa che attende d’essere “scritta”. 


Leggi anche:  Raccontare Marconi a 150 anni dalla nascita

Come chiude sapientemente il racconto Graziani? Con la citazione di Montale, sì di Montale, di suoi versi. Quali? Andate a riascoltare. 

Native

Articoli correlati