Non abbiamo capito come funzionano le cose in Rai. Come procede l’idea di sviluppare le sinergie e dare unità d’azione al lavoro, soprattutto quando la Rai è nel mondo. Si fa un passo avanti, poi repentinamente e senza senso se ne fa uno indietro, procedendo senza apparente logica. A caso, tra tante aperture e improvvise virate e chiusure. Ci ha colpito, ad esempio, l’incomprensibile assenza in altri tg e canali dei bei reportage di Riccardo Chartroux, inviato del Tg3 a Mosul. I suoi racconti, ben girati, strada per strada, dove si combatte, o vicino alla moschea dove al Baghdad proclamò lo stato islamico, il racconto dei cecchini, quello tra le chiese profanate dall’Isis, e al seguito delle genti in fuga da guerra e terrore con l’intera vita in un carrettino, non ci è sembrato di vederli, per esempio, a Rainews24. Forse, non avendo, al momento, un suo inviato su quei luoghi, ha preferito riproporre – abbiamo visto – un servizio raccolto dalla Cnn non quello di un inviato Rai pure presente sul campo. Chapeau ai maestri della Cnn, ma ci sembra si sia interrotto una buona strada intrapresa; strada che sembrava tendere all’abbattimento di antichi e costosi steccati tra una testata giornalistica e l’altra.
Dopo il progetto di Gubitosi e le ipotesi abortite di Verdelli, in attesa di un coordinamento editoriale che sembra non esserci, non ci pare intelligente e produttiva una inversione di marcia che sicuramente finisce col mortificare il lavoro interno. E per incomprensibili ragioni. (Ad M.)
Rai: da Mosul il servizio della Cnn, non quello dell'inviato del Tg3
A seguire la battaglia contro lo Stato Islamico c'è Riccardo Chartroux, ma altri tg usano corrispondenze americane
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10 Marzo 2017 - 12.42
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