Giornali brutti: per esempio lo stato criminale di Libero
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Giornali brutti: per esempio lo stato criminale di Libero

Di fronte al dramma si mostrano le difficoltà dei giornali. Ecco una rassegna stampa commentata sui titoli d'apertura dei quotidiani.

La prima di Libero
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26 Agosto 2016 - 10.58


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La questione che si pone in modo drammatico è questa: che cosa possono fare i giornali di carta in una situazione del genere? Con le tv in diretta 24 ore su 24, a intervistare chiunque ad innalzare l’aspetto emotivo oltre i livelli di guardia, a rendere penosa l’informazione grazie all’intoccabile e orripilante Porta a porta di Vespa? Sfogliandole prime pagine si coglie la difficoltà. I giornali di carta sono costretti a scegliere le strade meno battute, se ce la fanno, a narrare quello che la diretta non può. Per questo che le scelte sono tra le più diverse. Ieri il record in negativo spettava all’Unità che oggi invece di puntare su Heroes Nostri, sceglie l’italiano per il titolo d’apertura: I nostri eroi. Punta sui soccorsi ed è una buona scelta che fanno anche altre testate.  Il Giornale: “Bentornate Giorgia e Giulia”, il Corriere della Sera: “In 215 salvati dalle macerie”, il Messaggero: “L’impresa dei soccorsi: 215 salvati”.
Propositivo il Fatto quotidiano: “Almeno 250 morti: che cosa fare perché siano gli ultimi”.  Da film la Repubblica: “Senza tregua”,  di denuncia quello del Mattino: “Antisismici, ma sbriciolati”, governativo (con tendenze bertolasiane) La Gazzetta del Mezzogiorno: “La speranza della ricostruzione”. Bello il titolo dell’Avvenire: “Il disastro e la solidarietà”, per arrivare all’enigmatico, ringhioso titolo di Libero: “Stato criminale”, che mentre coglie le inadeguatezze evidenti delle scelte amministrative nazionali sul tema della prevenzione, non perde occasione per inserire nel reparto criminale dello Stato l’accoglienza dei migranti. Come dire: il razzismo prima di tutto.  
Ultimo titolo rilevante quello della Stampa che per il secondo giorno di seguito si rivela tra i più deboli e poco centrati. Ieri l’Italia ferita, a fronte dell’evidenza drammatica della morte che avrebbe meritato più attenzione linguistica, oggi: “La bella Italia sepolta dal terremoto”, veramente un titolo pessimo. Brutto, superficiale, poco adatto alla situazione drammatica che stiamo vivendo e che i media su carta dovrebbero raccontare. Avendo il privilegio di poterlo raccontare con una certa cura, con i tempi giusti, senza la fretta della diretta televisiva o dei siti da aggiornare in tempo reale.  

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