Covid, come si cura Omicron 5? Ecco tutto quello che c'è da sapere
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Covid, come si cura Omicron 5? Ecco tutto quello che c'è da sapere

I sintomi della variante Omicron 5 sono molto simili a quelli della BA.2. Si manifesta, dunque, come un raffreddore con classica febbre e dolori osteoarticolari.

Covid, come si cura Omicron 5? Ecco tutto quello che c'è da sapere
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28 Giugno 2022 - 15.30


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La nuova variante BA.5, comunemente indicata con Omicron 5, continua a tenere banco in tutto il mondo. E’ una sottovariante Covid identificata in sordina in Sudafrica, ma che ora è stata registrata in Europa con numeri in crescita ad una velocità impressionante. La Omicron 5 è più contagiosa rispetto alle precedenti varianti, la cui più conosciuta è la BA.2, ma è molto simile alla precedente BA.4 con cui condivide le stesse mutazioni.

E proprio queste similitudini spingono gli esperti a sospettare che la BA.4 e la BA.5 possano essere un segnale che il virus SarsCoV2 sta cambiando, al punto da provocare ondate periodiche. Il dibattito, al quale sta dedicando molto spazio la rivista Nature sul suo sito, al punto che alcuni esperti ritengono che le sottovarianti capaci di generare nuove ondate meritino un nome proprio, come finora è accaduto per le varianti, dall’Alfa alla Delta. “E’ davvero prematuro dire che il virus SarsCoV2 si stia indebolendo”, osserva il virologo Francesco Broccolo, dell’Università Bicocca di Milano.

I sintomi della variante Omicron 5 sono molto simili a quelli della BA.2. Si manifesta, dunque, come un raffreddore con classica febbre e dolori osteoarticolari. In genere dopo 4/5 giorni si torna alla normalità. Questo ovviamente nei soggetti vaccinati contro il Covid. A destare preoccupazione sono ovviamente i soggetti fragili e anziani a cui anche un’influenza potrebbe arrecare danni in una situazione di precario equilibrio.

Attenzione dunque a considerare Omicron 5 una semplice influenza, anche se pesante. “Per le persone con febbre e dolori il consiglio è di prendere antinfiammatori e antipiretici”, dice Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive. “Si agisce sui sintomi – raccomanda – sempre ovviamente dopo aver parlato con il proprio medico di famiglia”. Le terapie sono diverse per le persone fragili, cioè gli anziani o chi ha altre patologie: in questi casi si deve valutare se dare l’antivirale o l’anticorpo monoclonale.

Oltre ai farmaci consigliati, ci sono quelli che vanno evitati. “Non vanno presi il cortisone e gli antibiotici”, spiega Andreoni. Omicron 5, infatti, ha dimostrato scarsa capacità di scendere ai polmoni. “Se poi il malato inizia ad accusare problemi respiratori, deve avvertire il dottore, perché magari c’è bisogno di auscultare il paziente”.

La risposta la troviamo nei dati del ministero della Salute secondo cui la variante Omicron sarebbe in grado di ridurre l’efficacia dei vaccini nei confronti dell’infezione, della trasmissione e della malattia sintomatica, soprattutto in chi ha completato il ciclo di due dosi da più di 120 giorni. Anche se la protezione fornita dalla vaccinazione diminuisce nel tempo, i vaccini rimangono però altamente efficaci nel prevenire le manifestazioni gravi causate da Covid-19 e le sue varianti, diversi mesi dopo il ciclo vaccinale completo. Le persone che sono completamente vaccinate hanno infatti un rischio significativamente inferiore di sviluppare una forma di malattia grave o di avere la necessità di ricovero in ospedale, rispetto alle persone non vaccinate o vaccinate da molto tempo. Le dosi di richiamo (booster) somministrate mesi dopo un ciclo vaccinale completo, inoltre, possono ripristinare la protezione iniziale fornita dalla vaccinazione, anche in presenza di nuove varianti come Omicron.

Gli esperti tranquillizzano, i reagenti sul mercato sono in grado di riconoscere questa variante e quindi diagnosticare la presenza del virus. Inoltre su questa Omicron 5 la positività ai tamponi sembra arrivare dopo i sintomi. Ma la spiegazione sarebbe da ricondurre ai vaccini. Grazie ai sieri anti-Covid il nostro organismo riconosce e attiva le difese appena il virus entra in circolo. 

I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Maggiore è la circolazione del virus, maggiore è il rischio nell’insorgere di una mutazione. Mutazioni del virus SARS-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione.  

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