L'allarme di Save the Children: i bambini dovranno affrontare molte sfide nel 2022, dalla malnutrizione al clima
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L'allarme di Save the Children: i bambini dovranno affrontare molte sfide nel 2022, dalla malnutrizione al clima

Secondo l'organizzazione i problemi per i minori resteranno tanti. Tra questi gli effetti della crisi climatica e dei conflitti ma anche altre afflizioni come la malnutrizione, la mancanza di educazione e le migrazioni di massa

L'allarme di Save the Children: i bambini dovranno affrontare molte sfide nel 2022, dalla malnutrizione al clima
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31 Dicembre 2021 - 12.44


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Il mondo negli ultimi anni ha subito innumerevoli cambiamenti e le sfide che saranno costretti ad affrontare i bambini saranno decisamente molto impegnative.

Crisi climatica, fame, mancanza di educazione, conflitti e affiliazione a gruppi armati, migrazioni di massa a causa di guerra e povertà e catastrofi naturali, mortalità infantile. Sono queste le principali sfide che i bambini dovranno affrontare in tutto il mondo nel 2022, evidenziate oggi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Come si ricorda in una nota, dopo quasi due anni di pandemia, che ha agito da acceleratore di disuguaglianze in tutto il mondo, soprattutto nelle aree più disagiate del pianeta, Save the Children ribadisce il proprio impegno per contribuire con determinazione e competenza a vincere queste grandi sfide globali, che delineano una situazione allarmante anche per il 2022.

Uno scenario in cui 2 milioni di bambini sotto i 5 anni rischiano di morire per cause legate alla malnutrizione e il tasso di mortalità infantile ha una concreta probabilità di aumentare per la prima volta in 30 anni. Almeno 117 milioni di bambini non frequentano la scuola a causa della pandemia, 450 milioni vivono in zone in conflitto e circa 25 bambini al giorno vengono reclutati da gruppi armati. Bambini in balia della crisi climatica, con un rischio di esposizione ad ondate di calore per i nati nel 2020 di 7 volte superiore rispetto ai loro nonni, oppure protagonisti di grandi migrazioni, con il numero di minori sfollati più alto dalla seconda guerra mondiale.

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“Un secolo fa, all’indomani della prima guerra mondiale e della pandemia del 1918, la fondatrice di Save the Children, Eglantyne Jebb, promosse l’idea che ogni generazione di bambini offrisse all’umanità la possibilità di ricostruire il mondo partendo dalle sue stesse macerie – ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice di Save the children Italia – La sua intuizione fu quella di investire nel futuro dei bambini per uscire da momenti di profonda crisi: la pandemia di coronavirus è il più grande sconvolgimento globale della nostra epoca, ha decimato le economie, messo alla prova i sistemi sanitari fino ai loro limiti e sta modellando sempre più la politica”.

La malnutrizione
La sfida numero uno è quella che riguarda la crisi alimentare che come mai negli ultimi decenni sta registrando dati allarmanti. Save the Children sottolinea come, nell’anno appena trascorso, una tempesta perfetta di Covid-19, conflitti e cambiamenti climatici ha portato milioni di bambini in più alla malnutrizione e nel 2022 si stima che due milioni di bambini sotto i cinque anni moriranno per cause legate alla fame.

A questo ritmo così lento, con in aggiunta le difficoltà determinate dalla pandemia, gli obiettivi nutrizionali globali non saranno raggiunti entro il 2025. I livelli di malnutrizione sono attualmente inaccettabili: ben 149,2 milioni di bambini sotto i 5 anni sono rachitici, 45,4 milioni sono deperiti e 20,5 milioni di neonati (14,6% di tutti i nati vivi) hanno un basso peso alla nascita.

La scuola
Un’altra grande sfida, prosegue l’Organizzazione, è quella che riguarda la scuola. Tornare sui banchi dopo due anni di istruzione interrotta o a singhiozzo, infatti, per molti bambini, bambine e adolescenti nel mondo non sarà un’impresa facile. Save the Children stima che almeno 117 milioni di bambini in tutti i paesi (circa il 7,5% di tutta la popolazione scolastica mondiale) non vadano ancora a scuola a causa del Covid-19.

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Questi si aggiungono ai 260 milioni di bambini che non frequentavano le lezioni anche prima della diffusione del virus. Ma più a lungo i bambini rimangono fuori dall’istruzione, meno è probabile che torneranno nuovamente a frequentare le lezioni, con le ragazze particolarmente a rischio di abbandono scolastico e spesso costrette a sposarsi precocemente.

L’impatto dei mesi di scuola persi è drammatico: un recente studio sottolinea che i bambini di 10 anni che non sono in grado di leggere un testo potrebbero essere già passati dal 53% di prima della pandemia, al 70% di oggi. Ancora, Save the Children stima che 450 milioni di bambini vivano in zone in conflitto, di cui quasi 200 milioni in quelle più pericolose al mondo (con un aumento del 20% rispetto ai 162 milioni di un anno fa), il numero più alto da oltre un decennio.

Conflitti e cambiamenti climatici
Oltre ai bambini che vivono in zone di conflitto, sottolinea l’Organizzazione, ce ne sono molti altri che risiedono in luoghi non sicuri, dove l’ascesa di gruppi armati che sfruttano proprio il reclutamento e l’utilizzo dei più piccoli è in crescita continua: tali gruppi nell’ultimo periodo sono passati da 85 a 110, e la pandemia, con l’interruzione della frequenza scolastica ha reso i bambini più accessibili e quindi più vulnerabili e a maggior rischio di reclutamento forzato. Nel solo 2020, i bambini reclutati sono stati circa 8600, circa 25 al giorno, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente.

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I bambini nati nel 2020 saranno esposti a eventi climatici estremi molto più che in passato e le ondate di calore li colpiranno in media 7 volte in più rispetto ai loro nonni, subiranno 2,6 volte in più la siccità, 2,8 volte in più le inondazioni dei fiumi e circa 3 volte in più la perdita dei raccolti agricoli e il doppio gli incendi devastanti.

Tra il 2005 e il 2020, il numero di bambini rifugiati è più che raddoppiato, passando da quattro milioni a circa 10 milioni, mentre il numero dei bambini sfollati a livello globale oggi è quello più alto dalla Seconda Guerra Mondiale. Negli ultimi 30 anni, i tassi di mortalità infantile sono scesi quasi del 60%.

Con la pandemia, però, la forte pressione sui servizi sanitari di tutto il mondo ha causato malattie che in precedenza erano quasi state debellate, ed esiste una possibilità molto concreta che il tasso di mortalità infantile cresca nel 2022 per la prima volta dagli ultimi decenni, rappresentando un’inversione di dati disastrosa per la salute delle bambine e dei bambini a livello globale. In 32 paesi i decessi per malaria, in precedenza calati sensibilmente, sono aumentati nuovamente.

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