Dopo essere stato liberato lo scorso 8 dicembre, domenica scorsa era stato ospite di Fabio Fazio ed aveva già avvertito che non sarebbe riuscito a tornare a Bologna prima della prossima udienza di inizio febbraio.
Si era anche detto “sicuro” di non essere bloccato in Egitto da un divieto di espatrio. Ora però fonti informate al Cairo avvertono: il nome di Patrick George Zaki è in una black list che non gli consente di andare in Italia, dove così tanti lo aspettano per riabbracciarlo e dove lui stesso vuole tornare “il più presto possibile”.
Insomma, prima di andare allo stadio a tifare il suo Bologna o incontrare Liliana Segre, Zaki dovrà aspettare la fine di un processo dai tempi e dalle dinamiche imprevedibili. E ovviamente sperare nell’assoluzione.
“Sì, è nella lista nera. Non potrà andarsene fino a dopo la fine del processo”, ha assicurato all’Ansa una fonte egiziana che ha richiesto l’anonimato. L’insider della Giustizia egiziana ha ammesso di non sapere se il ricercatore abbia in mano il passaporto o meno. “Ma non importa – ha aggiunto – perché gli è vietato viaggiare all’estero”.
“Nessuna meraviglia, purtroppo”, ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia. “Patrick è imputato in un processo di fronte ad un tribunale d’emergenza”, ha ricordato, riferendosi implicitamente alla seconda corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori di Mansura, la città natale di Patrick sul delta del Nilo, dove il processo è iniziato il 14 settembre.
“C’è da sperare che quel ‘presto’ che ha auspicato, e che noi auspichiamo con lui, arrivi veramente presto, dopo l’udienza del primo febbraio. Nel frattempo occorrono ancora pazienza e speranza”.
Intervistato da Fazio a Che tempo che fa, Patrick aveva detto: “Quello che so di sicuro è che per il momento non ho nessun divieto di viaggiare” e quindi “credo di poter venire in Italia al più presto”. Lo stesso studente dell’Università di Bologna aveva però avvertito che, “poiché l’udienza non è ancora stata tenuta, non riesco per il momento a lasciare l’Egitto”.
Il 30enne ricercatore e attivista è imputato per ‘diffusione di notizie false’ e non vi sono previsioni attendibili sulla durata del processo: il giudice monocratico di Mansura ad ogni udienza può emettere una sentenza e martedì scorso ha sorpreso tutti decretando la scarcerazione, avvenuta il giorno dopo. In assenza di nuovi colpi di scena, il processo sembra però impostato per durare. I suoi legali hanno chiesto di acquisire alcune riprese delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, un rapporto dei servizi segreti interni e un verbale di polizia per dimostrare che tra il 7 e l′8 febbraio di due anni fa Patrick fu catturato illegalmente.
Sono stati chiesti anche gli atti di un vecchio processo e la convocazione di un testimone per dimostrare che l’articolo scritto dal ricercatore nel 2019 sulle discriminazioni dei cristiani in Egitto – posto alla base dell’accusa – non propalava falsità. Difficile dunque dire se e quando tutto questo materiale sarà prodotto e quindi quale sarà la sorte giudiziaria di Patrick, che rischia altri cinque anni di prigione oltre ai 22 mesi già passati in custodia cautelare.
Intanto a Zaki è arrivata in dono una maglia del Bologna numero 10 personalizzata con il suo nome e autografata da tutti i giocatori e dal tecnico Sinisa Mihajlovic. Patrick l’ha postata sorridente su Twitter: “Un regalo fantastico, ora posso sentire lo spirito di Natale, non riesco a esprimere quanto sono felice per questo regalo”, ha scritto. Ma l’odissea di questo ragazzo con l’Italia nel cuore non è ancora finita.
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