Francesco all'Ara Coeli parla della pandemia e delle vittime della “terza guerra mondiale a pezzi”
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Francesco all'Ara Coeli parla della pandemia e delle vittime della “terza guerra mondiale a pezzi”

Il Papa all’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio con tanti leader religiosi di tutto il mondo. E un messaggio di Ahmad Tayyeb, bloccato in Egitto dall'emergenza Covid

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Riccardo Cristiano Modifica articolo

20 Ottobre 2020 - 17.18


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L’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio con Papa Francesco e tanti leader religiosi di tutto il mondo si è svolta dapprima nella basilica di Aracoeli, dove ha parlato Papa Francesco. Pace e fraternità si sono capite in termini religiosi, trovando il loro ancoraggio all’attualità nel richiamo nelle preghiere, per la pandemia e per le vittime di questa “terza guerra mondale a pezzi”, anche con la suggestiva cerimonia che ha visto accendere una candela per ogni paese e area geografica tormentati da conflitti armati. Una processione impressionante, che sembrava senza fine.
Durante la cerimonia svoltasi in piazza, dopo Haim Korsia, rabbino capo di Francia, e prima di altre importanti autorità religiose, ha preso la parola il segretario dell’Alto Comitato per la Fratellanza, istituito ad Abu Dhabi dopo la firma del documento sulla fratellanza, Abdel Salam Abdel Latif. Dopo aver ricordato le tragedie di interi popoli, leggendo il discorso che avrebbe dovuto pronunciare il rettore dell’Università Islamica di al-Azhar, Ahmad Tayyeb, bloccato al Cairo dall’emergenza Covid, ha citato il terribile atto terrorista perpetrato in Francia da un giovane ceceno, di religione musulmano, che ha sgozzato un professore che ricordava l’anniversario del massacro di Charlie Hebdo, così: “Nella mia veste di sheykh di al-Azhar dichiaro davanti a Dio onnipotente che io dissocio me stesso e i precetti della religione islamica e gli insegnamenti del profeta Maometto – su di lui la pace e la benedizione di Dio – da questo peccaminoso atto criminale e da tutti coloro che perseguono questa ideologia perversa e falsa. Allo stesso tempo confermo che insultare le religioni e abusare dei simboli sacri sotto lo slogan della libertà di espressione, rappresenta una forma di ambiguità intellettuale e un esplicito appello all’immoralità. Questo terrorista e la sua gente non rappresentano la religione di Maometto proprio come il terrorista neozelandese che ha ucciso i musulmani nella moschea non rappresenta la religione di Gesù.”
Queste parole si uniscono a un’altra affermazione importante, fatta sempre a nome del rettore dell’università islamica di al-Azhar: “Permettetemi di esprimere nuovamente la mia stima a Papa Francesco, Papa della Chiesa Cattolica, per la sua importante enciclica Fratelli Tutti, che ha offerto una diagnosi molto precisa circa la realtà del mondo e le sue malattie, e lo ha fatto da punti di vista differenti e sotto diversi aspetti, con questo coraggioso concetto umano, che aiuta gli amanti del bene e della pace a formarsi una nozione completa sulle sofferenze della “fratellanza umana” e le aspettative di raggiungerla.”
In precedenza Papa Francesco aveva toccato corde molto profonde e religiose del concetto di fratellanza: lo ha fatto commentando le parole del Vangelo che riferiscono come alcuni passanti, vedendo Gesù in croce, abbiamo detto, “salva te stesso”: “ Lo dicono per primi «quelli che passavano di là» (v. 29). Era gente comune, che aveva sentito Gesù parlare e operare prodigi. Ora gli dicono: «Salva te stesso, scendendo dalla croce». Non avevano compassione, ma voglia di miracoli, di vederlo scendere dalla croce. Forse anche noi a volte preferiremmo un dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi del mondo, che s’impone con la forza e sbaraglia chi ci vuole male. Ma questo non è Dio, è il nostro io. Quante volte vogliamo un dio a nostra misura, anziché diventare noi a misura di Dio; un dio come noi, anziché diventare noi come Lui! Ma così all’adorazione di Dio preferiamo il culto dell’io. È un culto che cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro. A quei passanti, infatti, Gesù interessava solo per soddisfare le loro voglie. Ma, ridotto a uno scarto sulla croce, non interessava più. Era davanti ai loro occhi, ma lontano dal loro cuore. L’indifferenza li teneva distanti dal vero volto di Dio. Salva te stesso. In seconda battuta si fanno avanti i capi dei sacerdoti e gli scribi. Erano quelli che avevano condannato Gesù perché rappresentava per loro un pericolo. Ma tutti siamo specialisti nel mettere in croce gli altri pur di salvare noi stessi. Gesù, invece, si lascia inchiodare per insegnarci a non scaricare il male sugli altri. Quei capi religiosi lo accusano proprio a motivo degli altri: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso!» (v. 31). Conoscevano Gesù, ricordavano le guarigioni e le liberazioni che aveva compiuto e fanno un collegamento malizioso: insinuano che salvare, soccorrere gli altri non porta alcun bene; Lui, che si era tanto prodigato per gli altri, sta perdendo sé stesso! L’accusa è beffarda e si riveste di termini religiosi, usando due volte il verbo salvare. Ma il “vangelo” del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri.”

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