Barattare il sapere: anche in Italia le Trade school
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Barattare il sapere: anche in Italia le Trade school

Dal 2011 anche Milano si è aperta all'esperienza delle Trade school, che puntano su un sistema di apprendimento basato sul baratto, senza scambi di denaro.

Barattare il sapere: anche in Italia le Trade school
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3 Giugno 2014 - 21.36


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Un sistema di apprendimento basato sul baratto, senza scambi di denaro. Sono queste le Trade School, scuole nate a NewYork e ora diffuse in tutto il mondo. Dal 2011 al 2013 un’esperienza anche a Milano, con la partecipazione a diversi corsi di duecento studenti e quaranta insegnanti. Ma una delle più attive scuole del baratto a livello internazionale è a Berlino, dove il corso che ha riscosso più successo quest’anno è stato quello per pizzaioli, e dove si preparano a inaugurare un workshop su come costruire una sauna finlandese con materiali naturali.

Come funzionano. Il funzionamento delle trade school è semplice: si decide sui corsi da tenere, e ogni insegnante che organizza un corso fa una lista di cose di cui ha bisogno. Stabilisce, per esempio, che la quota di iscrizione è di un CD della musica preferita dello studente, un appuntamento per uscire insieme, una visita guidata della città, aiuto con un progetto di grafica, una corda per saltare, un vino non francese, un pelouche, una foto, delle bustine di tè, una maglietta taglia small o medium, una sorpresa, una parrucca, del lievito per pane, una pianta e chi più ne ha più ne metta. Gli studenti pagano portando i prodotti richiesti e si parte.

Harley Aussoleil, una delle organizzatrici della scuola di Berlino, spiega: “Abbiamo iniziato a gennaio dell’anno scorso, prendendo esempio dall’esperienza di New York, la città da cui vengo. Con questa scuola, vogliamo favorire la cooperazione invece della competizione fra studenti, l’aiuto reciproco e l’apprendimento di tutti da tutti”.

Corsi: di tutto, di più. I primi corsi sono stati tenuti in un’ex birrificio in un sobborgo a quaranta chilometri da Berlino, ma poi Harley, il suo amico Jes (i due iniziatori del progetto) e gli altri tre membri del team, Katharina, Laura e Vanessa si sono trasferiti nella centralissima zona di Kreutzberg, in un locale chiamato Boys Club che ormai, in particolare per Harley e Jes, è come una casa.

Fra i corsi che la Trade School ha organizzato c’è stato quello di rilegatura di libri, quello sull’arte spirituale e terapeutica del reiki, quello per imparare a comporre musica elettronica e anche un workshop sullo speed dating.
E se si scorre fra le classi attualmente disponibili nelle trade school in tutto il mondo, si trovano, fra gli altri, un workshop per imparare l’alfabeto Braille a Dublino, un corso su come viaggiare spendendo poco a Guayaquil in Ecuador, lezioni per assemblarsi da sé un personal computer a Indianapolis, classi di flamenco per principianti a Los Angeles, corsi per blogger e per imparare a usare Twitter a Westminster (Londra).

“Siamo molto contenti di come sono andate le prime due stagioni della Trade School – dice Harley – ma vogliamo ancora migliorare, rendendo per esempio più aperta e partecipata la discussione su che tipo di classi possiamo offrire. Ora capita che un insegnante per esempio non proponga un corso perché non si sente sufficientemente preparato, e invece l’idea non è quella di essere perfetti o massimi esperti della cosa che ci si offre di insegnare. Un altro problema che abbiamo è come sostenerci: il tempo che passiamo in questo posto e che sottraiamo ad altre attività quotidiane non ci viene remunerato, non abbiamo mai accettato donazioni e dedichiamo molti sforzi al mantenimento della Trade School”.

E’ per questo che harley e i suoi quattro compagni stanno pensando, ad esempio, a un sistema di baratto anche per ricompensare loro, gli organizzatori, delle energie che mettono per mantenere vivo il progetto.
“Oltre alla sauna – continua Harley – nelle prossime settimane partiremo con corsi di panificazione e di cucina vegan e poi siamo aperti a tutte le proposte che ci verranno fatte. I corsi pratici sono quelli di maggior successo. Di solito abbiamo fino a venti alunni per classe, anche se dieci è il numero ideale e ci siamo trovati anche a fare classi in cui c’erano un insegnante e uno studente”.

La Trade School di Berlino ha instaurato, nei suoi due anni di vita, diverse collaborazioni con altre scuole in giro per il mondo: “Abbiamo chiesto consigli di tipo organizzativo e logistico alla trade school di Norwich, in Inghilterra, con cui stiamo pensando di gemellarci, ma anche a quella di Milano e a quella di Halle in Germania. Ora stiamo scrivendoci con la trade school di Quito per chiedere consiglio a loro sulle classi da tenere all’aperto, visto che si avvicina l’estate. Una delle cose più interessanti che ci riserva il futuro prossimo, è proprio quella di portare il concetto di questo tipo di scuola al di fuori dell’edificio in cui è attualmente ospitata, negli spazi verdi che la città di Berlino ci offre, sperando che il bel tempo ci sarà di aiuto”.

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