Sapete chi è Alexander Dugin, quello svalvolato così caro all’estrema destra europea, anche di quella italica, ammaliata dalla barba del presunto filosofo politico, una delle “menti” care a Putin.
In realtà Dugin, che ha appena pubblicato un libro su Trump, uscito contemporaneamente in Russia e in USA, ha un paio di segreti che potrebbero spiegare i suoi “estremismi” e le sue fobie.
Intanto, sul piano culturale, potrebbe vantare solo una istruzione superiore confinata ad un corso per corrispondenza presso l’Istituto di Ingegneria e bonifica del territorio di Novocherkassk.
Come si sa, nel pensiero di Dugin una buona fetta di odio è riservata ai gay e ai movimenti LGBT. Ebbene, le ragioni di questo odio non vanno oltre i confini del vissuto dello stesso Dugin.
Moglie di Dugin fu Evgenia Debryanskaja, dissidente di spicco al tempo dell’Unione Sovietica. Mentre l’URSS si avviava verso il collasso, fu lei ad organizzare, a Mosca, numerose proteste di piazza non autorizzate.
Alla fine degli anni ’80, fu sempre l’ex moglie di Dugin a fondare il partito anticomunista Unione Democratica. Lo fece assieme a Valeria Novodvorskaya, dissidente, scrittrice, giornalista, membro del comitato editoriale del settimanale The New Time.
I membri di quel movimento conobbero la spietata repressione del KGB. Poco dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica nel 1991, Evgenia Debryanskaya ha co-fondato il Partito Libertario, che chiedeva (udite, udite…) lo scioglimento dell’esercito, la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e la liberazione della marijuana.
Evgenia era una determinata sostenitrice dei diritti dei gay.