Scandalo Paragon: tra le vittime dello spionaggio anche David Yambio, l'attivista che ha denunciato il governo
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Scandalo Paragon: tra le vittime dello spionaggio anche David Yambio, l'attivista che ha denunciato il governo

Il caso di sorveglianza legato alla società israeliana Paragon continua a coinvolgere nuovi soggetti. Tra le ultime vittime identificate c’è David Yambio, attivista sudanese rifugiato in Italia e presidente dell’organizzazione Refugees in Libya.

Scandalo Paragon: tra le vittime dello spionaggio anche David Yambio, l'attivista che ha denunciato il governo
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11 Febbraio 2025 - 13.04


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Il caso di sorveglianza legato alla società israeliana Paragon continua a coinvolgere nuovi soggetti. Tra le ultime vittime identificate c’è David Yambio, attivista sudanese rifugiato in Italia e presidente dell’organizzazione Refugees in Libya. Yambio ha rivelato di aver ricevuto da Apple un avviso che segnalava un attacco spyware sul suo dispositivo. Secondo il messaggio, visionato dal Guardian, “probabilmente ti sta prendendo di mira in modo specifico a causa di chi sei o di cosa fai”.

David Yambio: dalla prigionia in Libia alla denuncia contro il governo italiano

Ventisettenne, in Italia da due anni, Yambio è sopravvissuto agli abusi del generale libico Almasri durante la detenzione nel carcere di Mitiga. Dopo la sua liberazione, è diventato un critico acceso delle decisioni del governo Meloni, soprattutto in merito al rilascio e al rimpatrio dello stesso Almasri, nonostante il mandato d’arresto della Corte penale internazionale.

Il messaggio ricevuto da Apple non specificava il tipo di spyware utilizzato contro di lui. Inoltre, Yambio non risulta tra le 90 persone allertate tramite WhatsApp, il che lascia aperta la possibilità che lo strumento usato sia diverso da Graphite, il software sviluppato da Paragon Solutions. Tuttavia, le coincidenze con il cosiddetto “filone libico” citato da Luca Casarini fanno sospettare un legame con lo stesso sistema di sorveglianza.

“Le chiamate si bloccavano improvvisamente”

Preoccupato per possibili attività di hacking, Yambio ha contattato un esperto di sicurezza digitale presso il CyberHub-AM in Armenia, che lo ha poi messo in contatto con il Citizen Lab dell’Università di Toronto. Si tratta dello stesso team che ha assistito WhatsApp nel monitoraggio dei tentativi di intrusione informatica su 90 persone, di cui 7 residenti in Italia.

L’attivista ha raccontato al Guardian di aver avuto sospetti già lo scorso settembre, quando il suo cellulare ha iniziato a dare problemi: “Le chiamate si bloccavano, il telefono si scaldava o la batteria si scaricava molto rapidamente”.

Ma la sua preoccupazione principale riguarda l’impatto che questa violazione potrebbe avere su altre persone: “Le persone che finora sono uscite allo scoperto sono in Italia, e alcune di queste persone rientrano nella mia cerchia ristretta. Siamo persone che lavorano per fermare la sofferenza umana, per cercare di cambiare le cose, eppure siamo presi di mira. Ho molta paura perché le informazioni non riguardano solo me, ma la vita delle persone che sono state vittime di abusi in Libia e anche la vita della mia compagna e di mio figlio”.

Richiesta una commissione d’inchiesta europea

Yambio ha partecipato alla conferenza stampa sul caso Paragon, che si è tenuta a Strasburgo il 10 febbraio. Presenti anche Luca Casarini, il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, oltre a rappresentanti del Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra.

Durante l’evento, è stata avanzata una richiesta formale alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola affinché venga istituita una commissione d’inchiesta sullo scandalo dello spionaggio informatico. Il caso, infatti, non riguarda solo l’Italia, ma coinvolge altri 12 Stati membri dell’Unione Europea. “Uno scandalo che riguarda l’Unione europea perché in gioco c’è la violazione dei dati personali e la libertà di stampa”.


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