Luca Casarini, fondatore dell’Ong Mediterranea e tra le persone coinvolte nello scandalo dello spyware israeliano “Graphite”, ha presentato una denuncia al centro di sicurezza cibernetica della Polizia di Stato di Palermo. Secondo Casarini, l’elemento chiave di questa vicenda sarebbe la Libia.
L’accusa formale depositata riguarda il reato di accesso abusivo a sistema informatico (articolo 615 ter del codice penale). Tuttavia, secondo i suoi avvocati, Serena Romano e Fabio Lanfranca, ulteriori accertamenti potrebbero portare all’individuazione di reati aggiuntivi, specialmente se emergessero prove di un’attività di sorveglianza avvenuta anche a dispositivo spento, tramite immagini e video.
Richiesta di chiarezza sulle responsabilità
Gli avvocati insistono sulla necessità di fare piena luce sulla vicenda: “Chiediamo agli inquirenti di accertare che tipo di attività sia stata svolta”, afferma Romano. Lanfranca ribadisce: “In uno Stato di diritto, nessuno può considerarsi al di sopra della legge”. La questione, secondo la difesa, riguarda l’uso di strumenti di spionaggio che dovrebbero essere impiegati solo nel pieno rispetto delle normative vigenti: “Armi di spionaggio come queste devono essere utilizzate nel rispetto della legge, qui ci troviamo di fronte ad un comune cittadino italiano”.
Un’operazione mirata?
I legali di Casarini evidenziano la gravità dell’accaduto: “Denunciamo perché abbiamo necessità di capire, conoscere, su mandato del nostro assistito, le responsabilità e le ragioni dell’accesso abusivo al suo dispositivo attraverso questo software militare”. Tale violazione è stata confermata “da Meta e dal team di ricerca dell’Università di Toronto”.
L’obiettivo dell’esposto è chiarire quale organo statale abbia autorizzato questa sorveglianza e se essa sia connessa alle posizioni politiche del loro assistito: “L’esposto è finalizzato a conoscere quale apparato dello Stato si sia spinto fino a usare le armi delle spionaggio dei propri cittadini e chiediamo di conoscere se questa attività sia connessa alle opinioni politiche del nostro assistito”.
Nei giorni scorsi, Casarini ha sottolineato il possibile collegamento con la Libia e il ruolo della sua Ong nel soccorso in mare: “Mediterranea è un target di questa operazione”, ha dichiarato. Secondo lui, il fatto che tra gli spiati vi siano anche il direttore di Fanpage e un attivista libico confermerebbe l’ipotesi: “Non ci sono altre Ong coinvolte e il fatto che tra gli spiati vi siano anche il direttore di Fanpage e un attivista libico mi fa pensare che il contesto sia quello della Libia, poiché noi facciamo soccorso civile in mare, siamo nel mirino del governo e siamo legati a molti migranti e rifugiati in Libia e in Tunisia, che cerchiamo di aiutare e di cui denunciamo le condizioni”.