A Madrid è nata la Super Nato a trazione Usa: dobbiamo "ringraziare" Putin
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A Madrid è nata la Super Nato a trazione Usa: dobbiamo "ringraziare" Putin

A Madrid è nata la Super Nato. A totale trazione americana. A indicare la linea e a impartire gli ordini è il vero e unico “commander in chief” dell’Alleanza atlantica: Joe Biden

A Madrid è nata la Super Nato a trazione Usa: dobbiamo "ringraziare" Putin
Biden e Sanchez al vertice della Nato a Madrid
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29 Giugno 2022 - 17.23


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Sfonda ad Est. Si espande nel Pacifico. Sulla pelle dei curdi strappa il via libera del Sultano di Ankara. Rafforza la presenza militare, in uomini oltre che in armamenti, in Italia, Spagna, Germania, Romania, Ungheria, Polonia… A Madrid è nata la Super Nato. A totale trazione americana. A indicare la linea e a impartire gli ordini è il vero e unico “commander in chief” dell’Alleanza atlantica: Joe Biden. Gli altri riuniti nella capitale spagnola sono “attendenti”. Con gradi diversi, ma comunque subalterni. Al vertice mancava il “convitato di pietra”. L’uomo a cui si deve la nascita della Super Nato: Vladimir Putin.

Parla il commander in chief

Con l’adesione di Svezia e Finlandiala Nato sarà “più forte e sicura”, dice il presidente Usa aprendo il summit dell’Alleanza atlantica a Madrid insieme al segretario generale Jens Stoltenberg. E annuncia, come anticipato alla stampa dal suo consigliere Joe Sullivan, che gli Stati Uniti “miglioreranno la loro postura di difesain Europa per rafforzare la nostra sicurezza e rispondere alle sfide”, anche attraverso “un rafforzamento delle forze di rotazione nel Baltico e un dislocamento di difese aeree aggiuntive, insieme ad altre capacità, in Italiae inGermania“. “Oggi lanciamo un messaggio: la Nato è forte e unita”, dice. “Un attacco a uno di noi è un attacco a tutti noi. La Nato è più necessaria che mai e per questo voglio ringraziare Jens (Stoltenberg) per il suo lavoro per rafforzare l’Alleanza”. Biden ricorda: “All’inizio di quest’anno abbiamo inviato altri ventimila soldati in Europa per rafforzare l’Alleanza e per rispondere alle mosse russe”, portando il totale degli effettivi a centomila. E ribadisce, come aveva già detto martedì dopo il bilaterale con il premier spagnolo Pedro Sánchez, che Washington lavorerà “per aumentare da quattro a sei i cacciatorpedinieri della Marina americana di stanza in Spagna per la nostra base navale di Rota“, in Andalusia. In Polonia, spiega invece, “stabiliremo un quartier generale permanente del corpo dell’esercito degli Stati Uniti e un irrobustimento dell’interoperabilità della Nato in tutto il mondo”, e lì “manterremo una brigata di rotazione aggiuntiva di tremila combattenti”, accanto a un’altra da cinquemila che si stabilirà in Romania. Infine, saranno inviati “due squadroni” aggiuntivi di F-35 nel Regno Unito.  E ancora: Vladimir Putin voleva il “modello Finlandia” per l’Europa e invece ottiene il “modello Nato”. “La Nato – ha sottolineato ancora il presidente Usa – è più necessaria che mai, per questo voglio ringraziare Jens (Stoltenberg) per il suo lavoro per rafforzare l’Alleanza”. 

E il fido Jens risponde ponendo al centro del suo discorso la guerra in Ucraina, che “mostra i rischi di essere dipendenti da materie prime che giungono da regimi autoritari” e “bisogna abbandonare presto il petrolio e il gas russi”. La Russia per Stoltenberg sta usando l’energia come “un’arma di coercizione”, rivolta contro l’Occidente. “Non dobbiamo però finire per dipendere da un altro regime autoritario”, ha avvertito Stoltenberg, “molti minerali necessari alle tecnologie verdi arrivano dalla Cina, dobbiamo diversificare le risorse energetiche e i fornitori”.

Anche i Paesi della Nato, in particolare le nazioni europee, stanno pagando un prezzo per le sanzioni contro la Russia ma si tratta del “prezzo della libertà”,  ed è un prezzo molto inferiore di quello che pagheremmo se Putin non fosse contrastato. Stoltenberg ha poi negato che il blocco delle esportazioni di cereali ucraini sia frutto delle sanzioni occidentali, come sostiene Mosca, ma ha affermato di “riconoscere che le nostre sanzioni economiche su parte dell’industria e del sistema finanziario russi abbiano ramificazioni globali sui mercati dell’energia”. “Ma il prezzo più alto è di gran lunga quello che sta pagando l’Ucraina”, insiste Stoltenberg. “Per difenderci di più è necessario spendere di più”,  dice chiaro e tondo il segretario generale della Nato, richiamando gli Stati membri dell’alleanza all’impegno a destinare almeno il 2% del Pil alle spese militari. “Il 2% è il minimo, non un tetto”, avverte.

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Draghi: stare pronti

“Non c’è rischio di un’escalation, ma bisogna essere pronti”. A dichiararlo ai cronisti è  il presidente del Consiglio Mario Draghi, a margine del vertice Nato. “È in corso un pattugliamento aereo dei baltici già da vari mesi – aggiunge Draghi -, in Bulgaria ed Ungheria verranno mandati circa 2000 soldati, mentre 8000 mila sono di stanza in Italia pronti, in caso fosse necessario”.

Nell’ambito dell’aumento della presenza militare in Europa, gli Stati Uniti invieranno in Italia un battaglione per la difesa aerea a corto raggio composto da 65 militari. Lo annuncia il Pentagono. Il gruppo, precisa il dipartimento della difesa Usa, è un’unità subordinata al battaglione per la difesa aerea a corto raggio stanziato in Germania. 

Le richieste di Kiev

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenendo in video collegamento al vertice Nato ha chiesto ai Paesi dell’Alleanza “artiglieria moderna e sostegno finanziario” contro Mosca. 

I termini di un accordo molto delicato

Per il definitivo via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia, era necessaria la luce verde della Turchia. Che alla fine, come anticipato da Globalist, è arrivato. A pagarne il prezzo sono i curdi. Erdogan aveva critico l’approccio lassista di Svezia e Finlandia nei confronti di gruppi che Ankara considera minacce alla sicurezza nazionale, incluso il Partito dei lavoratori del Kurdistan, o Pkk, e la sua estensione siriana (Ypg). La Turchia ha chiesto alla Finlandia e alla Svezia di estradare le persone ricercate e di revocare le restrizioni sulle armi imposte dopo l’incursione militare della Turchia nel 2019 nel nord-est della Siria. Ora i tre Paesi “hanno concordato di rafforzare la collaborazione sull’anti-terrorismo”. Svezia e Finlandia “prenderanno misure sulla legislazione nazionale” ed esamineranno le richieste di estradizione “secondo la Convenzione europea sull’estradizione”.

La questione più controversa: l’estradizione degli esponenti di Pkk e Ypg

A un giornalista che chiedeva che significa per giornalisti curdi e gli esponenti dell’opposizione turca rifugiatisi in Svezia e Finlandia, Stoltenberg ha risposto: “Leggerete molto presto che cosa prevede riguardo all’estradizione il testo del memorandum, sarà pubblicato sul sito della Nato. Finlandia e Svezia sono pronti a lavorare con Turchia sulla estradizione degli individui sospetti, ma questo – ha precisato – deve avvenire secondo la convenzione europea sull’estradizione e nel rispetto dello stato di diritto nei due paesi interessati”. Questo vuol dire che “quando ci saranno accuse provate riguardo ad attività criminali e terroristiche, la Svezia e la Finlandia faranno quello che è previsto dalla loro legge”.

Secondo l’accordo, “la Turchia sosterrà la domanda d’adesione, e la Finlandia e la Svezia prenderanno delle misure, compreso un giro di vite nella loro legislazione contro il terrorismo”, ha aggiunto Stoltenberg. Svezia e Finlandia “nel memorandum affermano chiaramente che lavoreranno insieme con la Turchia contro il terrorismo in modo solidale”, che daranno “pieno supporto alla Turchia contro le minacce alla sua sicurezza, e la Turchia farà lo stesso con loro. 

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D’altra parte il Pkk, il Partito dei lavoratori curdi, è già considerato una organizzazione terrorista secondo la lista dell’Ue. Non è invece nella lista l’altra organizzazione curda cha ha combattuto contro l’Isis in Siria, l’Ypg, che invece la Turchia considera terroristi e combatte.

Replicando a una domanda su questo punto, Stoltenberg si è limitato a dire: “Finlandia e Svezia vedono il Pkk come una organizzazione terroristica e i suoi esponenti come persone responsabili di attacchi terroristici. Il memorandum riflette questa realtà. Sono fiducioso che i tre paesi rispetteranno il Memorandum”.

Inoltre, sarà tolto l’embargo sull’esportazione di armi verso la Turchia che i due paesi nordici avevano in vigore (come d’altra parte anche la Germania), e questo, ha detto il segretario generale, “è positivo perché non è una buona cosa avere questo tipo di embargo fra Paesi alleati”.

“Passi concreti per l’estradizione di criminali terroristi” è parte di quello che «Svezia e Finlandia hanno promesso alla Turchia” nel memorandum d’intesa firmato da Ankara, Helsinki e Stoccolma alla vigilia del vertice Nato di Madrid. Lo fa sapere il canale televisivo turco Trt, secondo cui gli altri punti dell’accordo riguardano la rimozione delle restrizioni nel campo dell’industria della Difesa e «impedire propaganda terroristica contro la Turchia» nei Paesi scandinavi.

Il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag ha subito chiarito che saranno nuovamente inviate a Svezia e Finlandia richieste di estradizione per 33 membri del partito curdo armato Pkk e per altri affiliati alla rete Feto, ritenuta responsabile del tentato golpe del 2016. Lo riferisce l’Anadolu, citando proprio il memorandum tra Ankara, Helsinki e Stoccolma, firmato ieri a Madrid. Bozdag ha menzionato 6 membri del Pkk e 6 di Feto che si trovano in Finlandia e 10 membri di Feto e 11 del Pkk in Svezia.

Fronte del Pacifico

“La Nato è tornata. Il messaggio è che siamo uniti, continueremo a fornire armi pesanti all’Ucraina finché sarà necessario e crediamo sia necessario”. Lo ha detto il premier olandese Mark Rutte arrivando al summit di Madrid.  “Oggi è cruciale avere qui i nostri partner asiatici Australia, Nuova Zelanda, Sud Corea e Giappone e siamo molto felici che Svezia e Finlandia possano entrare, è già un punto cruciale del summit”, ha precisato. “Il rischio di di scontro con la Russia lo si riduce essendo forti, questo è ciò che abbiamo imparato negli anni ’80, e dunque serve investire nella difesa”.

Le reazioni di Russia e Cina 

Le forniture di armi occidentali possono minacciare la sicurezza non solo in Ucraina ma anche oltre i suoi confini. Lo ha affermato la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova, citata dalla Tass.  “L’ulteriore allargamento della Nato”, con l’ingresso di Svezia e Finlandia, è una mossa “destabilizzante”, che “non porterà maggiore sicurezza agli stessi membri dell’Alleanza”. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov citato dall’agenzia Interfax. 
 La Cina attacca il G7, accusandolo di aver “usato ancora una volta il comunicato del vertice per promuovere la narrativa della ‘democrazia contro l’autoritarismo’ e per interferire “gravemente nei suoi affari interni, attaccando e diffamando la Cina e incitando a sentimenti conflittuali”. Tutto questo, ha osservato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, “dimostra che il G7 non ha intenzione di condurre il dialogo e la cooperazione sulla base dell’uguaglianza e del rispetto, ma invece aderisce alla mentalità della Guerra Fredda, al pregiudizio ideologico e si impegna in politiche sugli interessi dei piccoli circoli”. 
La Nato “ha continuato ad entrare nella regione Asia-Pacifico: alcuni Stati membri hanno inviato aerei e navi da guerra nelle acque circostanti la Cina per condurre manovre militari, creando tensioni”. Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao LIjian ha lamentato che la Nato continua a “sostenere lo scontro di gruppo e la comunità internazionale dovrebbe mantenere un alto grado di vigilanza”, commentando le parole del consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, secondo cui il documento strategico approvato al vertice di Madrid dell’Alleanza farà un riferimento esplicito alle molteplici sfide poste dalla Cina.

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Dichiarazione finale

“La Russia ha esacerbato intenzionalmente una crisi alimentare ed energetica, colpendo miliardi di persone in tutto il mondo, anche attraverso le sue azioni militari”. È quanto si legge nella dichiarazione adottata nel vertice Nato di Madrid. “Gli alleati stanno lavorando a stretto contatto per sostenere gli sforzi internazionali per consentire le esportazioni di grano ucraino e per alleviare la crisi alimentare globale. Continueremo a contrastare le bugie della Russia e a respingere la sua retorica irresponsabile”.

“La Federazione Russa è la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati e alla pace e alla stabilità nell’area euro-atlantica. Cerca di stabilire sfere di influenza e controllo diretto attraverso la coercizione, la sovversione, l’aggressione e l’annessione. Utilizza mezzi convenzionali, informatici e ibridi contro di noi e i nostri partner”. E’ il passaggio principale dedicato a Mosca nello Strategic Concept 2022 diffuso dalla Nato al vertice di Madrid

Ma il passaggio strategicamente più rilevante, di certo per gli Stati Uniti, è quello che riguarda Pechino. 

“Le ambizioni e le politiche coercitive dichiarate dalla Cina “sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori. La Repubblica popolare impiega una vasta gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua influenza globale e il suo progetto di potere, pur rimanendo opaca circa la sua strategia, le sue intenzioni e il suo rafforzamento militare”. Inoltre, “il partenariato strategico che si approfondisce tra Cina e Russia e i loro tentativi di minare l’ordine internazionale basato sulle regole vanno contro i nostri valori e interessi”. E’ uno dei passaggi sulla Cina del documento strategico della Nato.

E’ il capitolo più importante, ancor più di quelli dedicati alla Russia e alla guerra in Ucraina. Perché il grande nemico strategico di Washington non sta a Mosca ma a Pechino. E la Super Nato serve anzitutto a questo. Un avvertimento al Gigante cinese: non provare neanche a fare con Taiwan quello che la Russia sta provando a fare con l’Ucraina. La terza guerra mondiale deflagrerebbe lì. Nell’Estremo Oriente. 

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