Più basi, più armi, più soldi: la Nato a stelle e strisce presenta il conto all'Europa
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Più basi, più armi, più soldi: la Nato a stelle e strisce presenta il conto all'Europa

Cambiano i personaggi ma il copione resta lo stesso. Dal duo della guerra in Iraq, la madre di tutti i disastri mediorientali, Bush jr&Blair, al due “ucraino” Biden&Johnson.

Più basi, più armi, più soldi: la Nato a stelle e strisce presenta il conto all'Europa
Joe Biden e Boris Johnson
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Aprile 2022 - 18.25


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La Nato si sdoppia. Dall’Europa all’Asia. Sotto la stessa egida: americana.

Armi e ancora armi

A fianco degli Stati Uniti si schiera l’alleato “europeo” più solerte e prono. Cambiano i personaggi ma il copione resta lo stesso. Dal duo della guerra in Iraq, la madre di tutti i disastri mediorientali, Bush jr&Blair, al due “ucraino” Biden&Johnson.

Visita a sorpresa del primo ministro britannico Boris Johnson a Kiev con un incontro faccia a faccia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: lo ha reso noto Andriy Sybyga, vice capo della presidenza ucraina. “La Gran Bretagna è il leader nel supporto militare all’Ucraina, leader della coalizione contro la guerra, leader delle sanzioni contro l’aggressore russo”, scrive Sybyga su Facebook, pubblicando una foto che mostra i due leader in chat. Su Telegram il presidente ucraino, pubblicando le foto del suo incontro con Boris Johnson, ha scritto: “Il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson è uno degli oppositori dal principio dell’invasione russa, leader nella pressione delle sanzioni sulla Russia e nel sostegno alla difesa dell’Ucraina. Benvenuto a Kiev, amico mio”. Oggi ho incontrato il mio amico presidente Zelensky a Kiev, come dimostrazione del nostro incrollabile sostegno al popolo ucraino. Stiamo preparando un nuovo pacchetto di aiuti finanziari e militari che è una testimonianza del nostro impegno nella lotta del suo paese contro la barbara campagna russa” Così, su Twitter, il premier britannico Boris Johnson. Al tweet è seguita la nota di Downing Street, che ha precisato i termini dell’aiuto di Londra a Kiev: 120 veicoli blindati e nuovi sistemi missilistici anti-nave. “E’ grazie alla risoluta leadership del presidente Zelensky e l’invincibile eroismo e coraggio del popolo ucraino che le mostruose mire di Vladimir Putin sono state bloccate” sono state le parole di Johnson, sempre secondo quanto riporta Downing Street. Il premier britannico è tornato a usare parole dure nei confronti di Putin, la cui reputazione è “macchiata per sempre” dopo i crimini delle truppe russe a Bucha. “Altri Paesi devono seguire l’esempio” del Regno Unito sulle armi” è stato il commento di Zelensky.

Gli Usa inviano all’ucraina i missili Javelin

L’uso da parte dell’Ucraina di missili anticarro Javelin e missili antiaerei Stinger forniti dagli Stati Uniti e dai suoi alleati (anche l’Italia ha inviato missili Stinger) è al centro della difesa dell’Ucraina per respingere la Russia. Come sottolinea DefenseNews I funzionari della difesa degli Stati Uniti attribuiscono ai missili Javelin il merito di aver smussato le forze corazzate russe e agli Stinger di aver negato la superiorità aerea della Russia. “Il Javelin, gli Stinger hanno dimostrato di essere molto, molto efficaci in questo combattimento. Abbiamo anche appreso che solo perché hai le capacità, non significa che travolgerai facilmente un’altra forza”, ha dichiarato martedì il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin durante un’audizione alla Camera.

Il ventriloquo americano

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Si trova a Bruxelles, il suo nome è Jens Stoltenberg. Ufficialmente segretario generale della Nato, di fatto il ventriloquo degli Usa.

La Nato sta elaborando piani per schierare un esercito permanente ai propri confini per contrastare future possibili aggressioni della Russia. A rivelarlo in una intervista esclusiva a The Telegraph, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “La Nato è in mezzo a trasformazioni fondamentali” che riflettono anche “conseguenze a lungo termine” delle azioni di Vladimir Putin, afferma Stoltenberg, secondo cui “quella che abbiamo di fronte ora è una nuova realtà, una nuova normalità per la sicurezza europea”. . Come parte di un maggiore ‘ripristino’, la piccola presenza sul fianco orientale dell’Alleanza sarà sostituita da forze sufficienti a respingere tentativi di invasione di stati membri quali Estonia e Lettonia. Le opzioni di questo ripristino saranno sviluppate dal comando militare della Nato”.

La Nato dovrebbe costruire basi militari più permanenti nell’Europa orientale. È la richiesta che arriva da uno dei generali più influenti degli Stati Uniti, dopo che Stoltenberg, ha avvertito che la guerra in Ucraina “può durare a lungo, per molti mesi, anche anni, e che quindi bisogna “essere preparati per il lungo periodo”, sia per sostenere Kiev, sia “per rafforzare le nostre difese”.

In quest’ottica il generale Mark Milley, il comandante Usa più anziano e presidente Stati maggiori riuniti, un organo che riunisce i capi di Stato maggiore di ciascun ramo delle forze armate statunitensi, ha chiesto la creazione di nuovi avamposti sul fianco orientale dell’Alleanza Atlantica in Paesi come la Polonia, la Romania e le nazioni baltiche. “Il mio consiglio sarebbe di creare basi permanenti ma non stazionare permanentemente”, delle determinate forze, “in modo da ottenere l’effetto della permanenza da parte delle forze di rotazione che si alternano in basi permanenti”, ha detto il generale aggiungendo che gli stessi Paesi che le ospiterebbero sarebbero anche disposta a pagare per la loro costruzione. “Le costruiranno, le pagheranno”, ha affermato parlando in un’audizione del comitato per i servizi armati della Congresso degli Stati Uniti.

Le truppe dell’Alleanza atlantica sono già di stanza in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, ma anche Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria.

Varsavia “atomica”

Jaroslav Kaczynski, presidente del partito polacco attualmente al governo e vicepremier dell’esecutivo guidato da Mateusz Morawiecki, in un’intervista al quotidiano tedesco Welt am Sontag

quotidiano tedesco ha detto che “se gli americani ci chiedessero di piazzare le loro ami nucleari sul nostro territorio, noi saremmo pronti a farlo. Sarebbe una mossa che rafforzerebbe in modo netto la deterrenza nei confronti della Russia”. Il vicepremier ha però precisato che l’idea “non è stata discussa” né con Washington né in sede Nato, ma secondo lui “lo scenario potrebbe cambiare presto”.

La Polonia ha sempre cercato di avere sul proprio territorio insediamenti militari statunitensi permanenti, visti come un efficace strumento di deterrenza nei confronti della Russia, ma Washington per ora si è sempre limitata a inviare truppe o velivoli a rotazione nonostante l’accordo del 2011 riguardante un distaccamento permanente dell’aviazione Usa (Av-Det) organizzato nell’ambito del 52esimo Gruppo Operativo di Spangdahlem (Germania).

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Stati Uniti: divide et impera 

Gli Usa hanno l’obiettivo, dichiarato, di dividere la Nato in due tronconi. Da un lato ci sono i paesi dell’Europa centrale, quelli dell’ex patto di Varsavia concentrati nel contenimento della Russia per le vie terrestri. “Dal momento che i Paesi dell’Europa occidentale non considerano la Russia un nemico concreto l’idea statunitense è convogliare l’impegno di questi paesi in ottica anti cinese, convincerli che il nemico principale è la Cina – spiega Dario Fabbri, analista di Limes, nel corso della trasmissione online Mappa Mundi -. Italia, Francia e Regno Unito hanno le migliori marine d’Europa e, nel progetto statunitense, dovrebbero spostarle nell’indopacifico, verso la Cina per contenerla”. 

L’Italia? Comunque perdente

“Comunque finirà – se finirà – questa guerra, l’Italia ne uscirà più marginale quindi meno sicura”. Perché, scrive Lucio Caracciolo nel suo editoriale su La Stampa, “l’Alleanza Atlantica si concentrerà sui quadranti Est e Nord, con il Mediterraneo sempre più scoperto. Si concretizza sotto i nostri occhi”, ricorda il direttore di Limes, la “Nato baltica di cui profetava Gianni De Michelis negli anni Novanta”, quindi “il nostro fronte marittimo necessiterà perciò di maggiore attenzione nazionale, poiché quella alleata tenderà a orientarsi altrove”. Se insomma gli Usa resteranno i “grandi registi della Nato” concentrati però sulla “sfida cinese”, “la difesa dell’Europa sarà affare anzitutto degli europei. I quali dietro la facciata unitaria procedono in ordine rigorosamente sparso. A guerra in corso. Figuriamoci dopo”. Infatti, sottolinea Caracciolo, “il profilo dello schieramento occidentale post-invasione dell’Ucraina è in via di ridefinizione. Polonia e Romania si profilano da tempo perni avanzati sul fronte orientale. Svezia e Finlandia (neutri pro forma, atlantici di fatto, presto forse di diritto) accompagneranno i baltici ex sovietici nel primo controllo della frontiera settentrionale della Russia. E la Germania riarmata in grande si affermerà potenza centrale nel contenimento di Mosca”. A proposito di Germania, è “assai rilevante” “il colossale riarmo tedesco. I 102 miliardi assegnati da Scholz alle Forze armate, con la promessa di spendere almeno il 2% del Pil per la difesa negli anni a venire, fanno della Bundesrepublik la terza nazione al mondo per spese militari. Si è scatenata la competizione fra le industrie nazionali del settore – quarto conglomerato su scala planetaria. Alcune delle quali stanno rifornendo direttamente gli ucraini visto che Berlino non si affretta a inviare armamenti a Kiev, anche perché ha i magazzini semivuoti”. Di fatto, “la Germania ha avviato per la prima volta dalla seconda guerra mondiale un disinibito dibattito strategico, che investe una delle società più paciose dell’Occidente. Reduce fra l’altro dalla narcosi merkeliana, il cui effetto pare scaduto”.

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Il Dragone inquieto

La Cina, scrive  Bloomberg, ha messo in guardia gli Stati Uniti dal cercare di costruire quella che chiama una versione pacifica della Nato, dichiarando che le controversie sulla sicurezza su Taiwan e Ucraina “non sono affatto paragonabili”. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha spiegato nel suo briefing annuale che il “vero obiettivo” della strategia indo-pacifica degli Stati Uniti è quello di formare la risposta in Asia all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico. Durante il discorso di due ore, Wang ha spiegato che i legami tra Cina e Russia sono “solidi come una roccia”.

Di grande interesse è l’analisi di Lorenzo Lamperti su affaritaliani.it: “Sì Australia, sì Giappone, sì India, sì anche il Regno Unito. Ma l’Unione europea, quella no. Joe Biden lancia una “santa alleanza” anti cinese, ma nel farlo ignora del tutto i partner europei, rischiando di mettere a repentaglio i classici rapporti transatlantici. Era evidente sin dal ritiro dall’Afghanistan, letto come una débacle per Washington: la Casa Bianca aveva immediato bisogno di far capire le sue intenzioni nell’area dell’Asia Pacifico. Ed ecco che nel giro di poche ore sono arrivati due annunci a effetto. Prima la convocazione del primo summit fisico dei leader del Quad, la piattaforma di dialogo (prettamente militare) che unisce Stati Uniti, Australia, India e Giappone. Poi, inatteso, il lancio del patto Aukus sulla difesa che include Washington, Canberra e Regno Unito. Ma, appunto, non i partner Ue. L’intenzione, sempre più evidente, degli Stati Uniti è quello di arrivare alla costruzione di una sorta di Nato asiatica”.

Il report è del 16 settembre 2021. La guerra d’Ucraina l’aggiorna e conferma. 

La Cina si è scagliata più volte contro le sanzioni “sempre più scandalose” imposte dalle nazioni occidentali alla Russia per l’invasione dell’Ucraina. Lo ha fatto per bocca del viceministro degli Esteri, Le Yucheng, che si è anche schierato con Mosca sulla Nato, affermando che l’alleanza non dovrebbe espandersi ulteriormente verso Est, costringendo una potenza nucleare come la Russia “in un angolo”. “Le sanzioni contro la Russia stanno diventando sempre più scandalose”, ha detto al Forum sulla Sicurezza a Pechino, aggiungendo che i cittadini russi sono stati privati ​​dei beni all’estero “senza motivo”. “La storia ha dimostrato più e più volte che le sanzioni non possono risolvere i problemi: danneggeranno solo la gente comune, avranno un impatto sul sistema economico e finanziario e peggioreranno l’economia globale”. 

Per Le Yucheng, la Nato è un residuo della mentalità della Guerra Fredda che sarebbe dovuta scomparire anni fa poiché minacciava la pace nel mondo; e la crisi ucraino-russa rappresenta “una violentissima tempesta” che sta scuotendo il mondo, dato che il continente europeo è “una regione chiave da cui dipende la pace globale”. 

Una pace sempre più aleatoria. E non solo in Europa.

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