Non sono un esperto di geopolitica, di giochi di guerra e di potere, ma mi tengo discretamente informato e mi faccio qualche domanda. Tipo: perché dopo quaranta giorni di guerra devastante non si è ancora messo in campo alcun tentativo serio di trattativa finalizzata al cessate il fuoco e a un accordo di pace, o quanto meno a una tregua volta a favorire l’avvio del dialogo, da parte dell’Europa, dell’Onu, degli Stati Uniti e della Cina? Perché le diplomazie tacciono e si lascia il pallino della mediazione in mano alle delegazioni di serie B delle due parti in conflitto, e a personaggi come Erdogan e Orban?
Perché si alzano continuamente i toni e si discute solo dei massacri, dell’inasprimento delle sanzioni, del riarmo e non dei possibili compromessi per spegnere l’incendio?
A chi ci spiega che è “perché Putin non vuole la pace” e che “non si può trattare con quel dittatore sanguinario”, chiedo: quindi che facciamo, dichiariamo tutti quanti guerra alla Russia, armiamo ancora di più l’Ucraina, facciamo la no fly zone, mobilitiamo la Nato, andiamo a una bella guerra mondiale nucleare e dopo, quando saremo tutti morti, ne parliamo? O non è forse più ragionevole abbassare i toni e cercare il dialogo, sapendo che in tutte le guerre, da che mondo è mondo, la pace si fa col nemico?
Per capire, forse, bisogna allora chiedersi chi ha interesse a non fermare la guerra, chi ci perde e chi ci guadagna se continua?
Ci perde l’umanità perché la bestia umana non ha ancora imparato a bandire la guerra e a vivere senza ammazzare.
Ci perde il popolo ucraino che vede il suo paese invaso ed è vittima degli orrori della guerra.
Ci perdono i russi trascinati da Putin in questa sciagurata avventura che li rende ancora meno liberi, più poveri, odiati dal mondo, censurati nella loro cultura, perfino su Dostoevskij.
Ci perde la speranza di pace futura nel mondo, messa ora in discussione dalla corsa generalizzata al riarmo e in particolare dal riarmo della Germania e del Giappone.
Ci perde la convivenza pacifica nel vecchio continente che pensavamo raggiunta dopo la sconfitta del nazifascismo, la caduta del muro e la fine della guerra fredda.
Ci perde l’Europa, che subisce le conseguenze di questa follia proprio mentre cercava di rialzarsi dalla pandemia e faceva i primi timidi passi per provare a diventare unione politica ed economica, non più solo monetaria e finanziaria.
Ci perde l’Italia che col banchiere Draghi al comando e Letta con l’elmetto vede diminuire il suo peso e il suo ruolo in Europa, paga più di altri gli effetti delle sanzioni e si accoda ancor più agli Usa che hanno interessi contrapposti ai nostri.
Ci guadagnano i fabbricanti di armi e di morte di tutto il mondo.
Ci guadagnano i colossi della tecnologia, della finanza e del business che dominano ormai incontrastati i diversi sistemi politici.
Ci guadagna chi si oppone o fa resistenza alla crisi climatica, alla conversione ecologica dell’economia, allo stop allo sfruttamento e all’uso delle energie fossili.
Ci guadagnano soprattutto gli americani che si sono già presi la “Piccola Russia”, comandano a piacimento Zelensky, riarmano da anni l’Ucraina per indebolire e forse sperare di sconfiggere definitivamente il nemico storico (“l’orso russo”), scaricano sull’Europa le conseguenze delle sanzioni, rilanciano la Nato in chiave addirittura “planetaria”. Il tutto per rafforzare la loro leadership politica, militare e tecnologica mondiale contro il vero nemico che la minaccia, la Cina.
Ma noi tutti allineati e coperti, con l’elmetto calato e il petto in fuori. Volete la pace o i climatizzatori accesi?