La guerra delle parole e quella nel Donbas: il mondo scherza col fuoco (nucleare)
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La guerra delle parole e quella nel Donbas: il mondo scherza col fuoco (nucleare)

Se le parole hanno ancora un senso, soprattutto se pronunciate da leader mondiali, l’Europa sta per diventare il campo di battaglia di una Terza guerra mondiale. 

La guerra delle parole e quella nel Donbas: il mondo scherza col fuoco (nucleare)
Soldati ucraini
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

19 Febbraio 2022 - 17.44


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Se le parole hanno ancora un senso, soprattutto se pronunciate da leader mondiali, l’Europa sta per diventare il campo di battaglia di una Terza guerra mondiale. 

Il monito di Biden

“Ho avuto due importanti telefonate, la prima con i membri del Congresso, la seconda con la vicepresidente Kamala Harris, che è a Monaco. Negli scorsi giorni abbiamo avuto notizie di violazioni dello spazio aereo ucraino da parte russa, i russi hanno fatto circolare la voce che l’Ucraina volesse portare avanti un attacco esteso. Non c’è niente di logico in questo, nel pensare che gli ucraini possano fare una cosa simile. Sono tutte notizie false per giustificare un’azione militare”. Così il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un messaggio dalla Casa Bianca trasmesso in diretta mondiale, avviato con un’ora di ritardo sul tabellino di marcia .”Le forze russe – ha aggiunto – intendono attaccare nelle prossime settimane, nei prossimi giorni, noi ad alta voce stiamo ripetutamente chiedendo alla Russia di fermarsi. Se la Russia perseguirà i suoi obiettivi provocherà morti inutili: noi non manderemo soldati al confine, noi abbiamo provveduto aiuti all’Ucraina per la sua sicurezza da 650 milioni di dollari, e garantito anche un miliardo di dollari di aiuto per la sua popolazione”.Biden ha ribadito che gli Stati Uniti e i suoi alleati “sono pronti a imporre sanzioni, non è troppo tardi per la de-escalation e tornare al tavolo”. Il presidente ha ricordato che il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si incontreranno il 24 febbraio. “Ma se nel frattempo avranno scelto la guerra – ha aggiunto Biden – pagheranno un altro prezzo, i nostri partiti sono uniti, il popolo è unito, l’Europa è unita, il mondo intero è unito”.

L’inquilino della Casa Bianca ha detto di essere “convinto che Putin abbia preso la decisione di invadere l’Ucraina”. E quando gli è stato chiesto se dunque sia chiusa la porta alla diplomazia, lui ha risposto: “C’è sempre spazio per la diplomazia, fino a quando Mosca non attacca”. E poi è tornato ad attaccare la “disinformazione” della Russia. “Abbiamo notizie di violazioni del cessate il fuoco da parte di combattenti sostenuti dai russi nel tentativo di provocare attacchi dell’Ucraina nel Donbass”.”Noi – ha aggiunto Biden – continuiamo a vedere sempre più disinformazione data al pubblico russo, incluso il fatto che l’Ucraina starebbe per pianificare l’avvio di un attacco nel Donbass. Non c’è nessuna prova, e sfida le basi della logica credere che gli ucraini sceglierebbero questo momento, con più di 150 mila soldati ammassati ai loro confini”. “Non credo che Putin stia prendendo in considerazione l’idea di usare armi nucleari – ha poi detto Biden rispondendo alle domande dei cronisti -. Credo voglia convincere il mondo di avere la forza di cambiare le dinamiche in Europa, ma non lo ha”. “La diplomazia – ha poi ripetuto il presidente Usa – ha sempre una possibilità e la porta diplomatica è sempre aperta”.

Polveriera Donbass

Intanto nella regione del Donbass, la striscia orientale dell’Ucraina occupata da ribelli filorussi, va prendendo forma quella che l’ambasciatore Usa all’Osce, Michael Carpenter, ha definito “una narrazione che può venir usata per giustificare l’invasione russa”. Kiev ha fatto sapere in una nota che un soldato dell’esercito ucraino è stato ucciso da un colpo d’artiglieria nell’est del Paese, durante uno scambio di fuoco con le milizie filorusse del Donbass. 

Sabato mattina, il numero delle persone arrivate a Rostov dalle due regioni separatiste era più di 30.000: non gli uomini tra i 18 e i 55 anni, coinvolti nella mobilitazione generale. Le autorità della regione russa, adiacente al confine ucraino, hanno proclamato l’emergenza per assistere i profughi. Nel pomeriggio di venerdì, a Donetsk, i primi a partire erano stati i bambini, e i primi tra i bambini gli orfani che le televisioni russe riprendono radunati in cortile davanti all’asilo. «Andiamo a fare un’escursione!», li incoraggia una maestra.

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Una collega scuote la testa quando le chiedono dove li portano. «Non lo so ancora, ci hanno solo detto di salire sugli autobus, andremo dove ci dicono i nostri governanti». Un bimbo prova a sorridere e dice «Certo!» quando gli chiedono se è “klassno”, se è forte andare in Russia. A ogni rifugiato in arrivo, Vladimir Putin ordina di pagare 10.000 rubli (neanche 115 euro).

Osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) hanno affermato di avere assistito a una escalation del numero di attacchi lungo la linea del fronte nell’Ucraina orientale. “Negli ultimi giorni, il monitoraggio speciale dell’Osce sin Ucraina ha osservato un drammatico aumento dell’attività cinetica lungo la linea di contatto nell’Ucraina orientale”, spiega una nota. 

Scrive Antonella Scott su Il Sole24Ore: “L’operazione russa in Donbass – più ambigua e strisciante di un’invasione – è iniziata così: un improvviso, surreale annuncio sui social media di Denis Pushilin e Leonid Pasechnik, i leader delle due autoproclamate “repubbliche popolari” di Donetsk e Luhansk. Due video che i metadati hanno rivelato essere stati registrati due giorni prima: confermando il sospetto che l’operazione sia stata preparata in anticipo, in parallelo con le dichiarazioni di Putin secondo cui gli ucraini starebbero attuando «un genocidio» nella regione. «Abbiamo organizzato l’evacuazione di massa della popolazione verso la Federazione Russa», ha dichiarato venerdì Pushilin accusando il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyj, di essere sul punto di ordinare l’assalto alle regioni separatiste. «Per evitare vittime tra i civili, invito a partire il prima possibile», ha detto poco dopo da Luhansk Pasechnik. Poi hanno cominciato a suonare le sirene.

«Cosa combinano a Donetsk?»

Sulle prime, la novità è sembrata cogliere di sorpresa i russi: «Non so cosa stia combinando Pushilin», ha detto Dmitrij Peskov, portavoce di Putin. Mentre il governatore della regione di Rostov, oltrefrontiera, è parso impreparato prima che lo stesso presidente russo desse al ministro per le Emergenze l’ordine di precipitarsi a Rostov-sul-Don a organizzare l’accoglienza dei rifugiati.

La prima reazione da parte ucraina è stato un tweet di Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri: «Respingiamo categoricamente la disinformazione russa su presunte operazioni offensive o atti di sabotaggio ucraini: l’Ucraina non conduce né ha in programma interventi simili nel Donbass».

Sin qui Scott.

Truppe in movimento

Secondo un funzionario della Difesa statunitense, più del 40 per cento delle forze russe al confine con l’Ucraina sarebbero ora in posizione di attacco e Mosca ha iniziato una campagna di destabilizzazione. Gli Stati Uniti, che stimano che la Russia abbia piazzato più di 150.000 soldati vicino ai confini dell’Ucraina, hanno osservato movimenti significativi a partire da mercoledì, ha detto il funzionario, parlando in condizione di anonimato: “Dal quaranta al cinquanta per cento sono in una posizione di attacco. E hanno svolto esercitazioni tattiche nelle ultime 48 ore”, ha detto ai giornalisti. 

La Conferenza di Monaco

Nonostante i timori, il presidente dell’Ucraina,Volodymyr Zelensky, non ha cambiato i suoi piani ed è volato a  Monaco di Baviera per prendere parte all’annuale Conferenza sulla Sicurezza, dedita alla crisi ucraina. A Monaco sono previsti incontri di Zelensky con la vicepresidente UsaKamala Harris,con il premier britannico, Boris Johnson, e con il cancelliere tedesco,Olaf Scholz. Nelle scorse ore Biden aveva ammonito che “potrebbe non essere saggio” da parte di Zelensky di recarsi in Germania nel pieno della crisi, ma che comunque “la decisione spetta a lui”.

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“Se l’obiettivo della Russia è avere meno Nato”, alla fine “avrà più Nato”, ha detto il segretario della Nato Jens Stoltenberg alla conferenza di Monaco “Non è ancora troppo tardi per la Russia per tornare indietro, fermare la guerra e lavorare per una soluzione pacifica”, ha concluso Stoltenberg. 

La presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha avvertito che un intervento militare in Ucraina “potrebbe costare alla Russia un futuro prospero” e ha assicurato che “se pure chiudesse completamente le forniture di gas, per questo inverno noi in Europa saremmo al sicuro”. 

“Era dalla fine della guerra fredda” che la conferenza non si riuniva in “circostanze così preoccupanti”. Sono le parole che la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha invece usato per descrivere la situazione di escalation attuale durante il suo intervento alla Conferenza di Monaco. La vice di Biden spiega subito che “se la Russia attaccherà l’Ucraina, la Nato si rafforzerà all’est dell’Europa” chiarendo inoltre che “gli Stati Uniti con i suoi alleati imporranno costi economiciimportanti e senza precedenti”. “Alle parole russe non corrispondono i fatti”, conclude Harris ribadendo che “confini nazionali non dovrebbero essere cambiati con la forza”. Adesso siamo in “un momento molto pericoloso della storia” perché siamo “sull’orlo di quella che potrebbe essere una guerra in Europa”. Così il premier britannico, Boris Johnson, avvertendo alla Conferenza della città bavarese di un “estremo pericolo per il mondo” e spigando che “se l’Ucraina verrà invasa lo shockrisuonerà in tutto il mondo”. Johnson ha detto che spera che la diplomazia avrà successo, ma che il mondo deve essere “onesto” sulla minaccia della Russia.

Alla conferenza partecipa anche il ministro degli EsteriLuigi Di Maio. Durante l’incontro – comunica  la Farnesina – Di Maio informerà gli omologhi circa quanto discusso con i ministri Kuleba e Lavrov in occasione della sua recente missione a Kiev e Mosca dove ha annunciato l’invito a Mosca di Vladimir Putin al presidente del Consiglio Mario Draghi secondo cui, per favorire una vera soluzione, sarà essenziale riuscire a mettere intorno a un tavolo il premier ucraino Zelensky e il presidente russo.

Nella testa dello Zar

 Prova a entrarci Il Post: “Gli analisti sono piuttosto concordi sul fatto che Putin voglia impedire l’espansione della Nato in Ucraina, e più in generale limitare la presenza politica e militare dell’Occidente – cioè della Nato e dell’Unione Europea – vicino ai confini russi, che invece si è estesa molto negli ultimi vent’anni.

Uno degli obiettivi principali della politica estera di Putin, ormai da molti anni, è espandere l’area di influenza della Russia nei territori che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica o erano compresi nel Patto di Varsavia. Parliamo di paesi che si sono talmente avvicinati all’Occidente che oggi fanno parte dell’Unione Europea, come Polonia, Ungheria e Romania, e altri che si stanno progressivamente avvicinando all’Occidente come l’Ucraina (il cui ingresso nella Nato e nell’Unione Europea, comunque, è al momento remotissimo).

Un’altra ragione molto citata dallo stesso Putin, e usata soprattutto nella propaganda interna, ha una natura storica.  Da diversi anni Putin sostiene pubblicamente che russi e ucraini siano «un solo popolo». Lo disse nel 2014 in occasione dell’annessione della Crimea,, lo ha ripetuto frequentemente durante le interviste e negli interventi pubblici e lo ha spiegato lungamente in un lungo  e verboso saggio pubblicato nel luglio del 2021, che si basa su fonti e interpretazioni storiche assai controverse. Putin, insomma, ritiene che Russia e Ucraina siano popoli sostanzialmente gemelli che si sono divisi soltanto per volere dell’Occidente: e dato che un solo popolo non ha bisogno di due stati, chiunque provi a dividerlo sta andando contro la storia”.

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D’altro canto, prosegue l’analisi de Il Post, “Non sarebbe la prima volta che la Russia invade un paese che considera parte della sua area di influenza perché non gli piace la direzione politica che sta prendendo. Nel 2008 intervenne in Georgia, dopo che il governo georgiano aveva avviato un’operazione militare contro un territorio che voleva allinearsi maggiormente alla Russia. Sei anni dopo occupò la Crimea e parte dell’Ucraina orientale: la prima è stata integrata a tutti gli effetti nel territorio russo, mentre la seconda è al centro di una guerra tuttora in corso. Sotto diversi punti di vista il contesto del 2014 era un po’ diverso da quello di oggi: la situazione politica ucraina era molto più instabile, l’invasione non fu preannunciata in alcun modo e sia i governi occidentali che la stessa Ucraina erano di fatto impreparati all’operazione militare russa. Ma ci sono anche alcuni punti di contatto tra le due situazioni: l’invasione della Crimea è oggi considerata una sorta di precedente, anche perché secondo vari analisti l’obiettivo del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina è ’finire il lavoro’ e controllare, direttamente o indirettamente, una porzione sempre più estesa di quella che considera la propria area di influenza…”.

Così Il Post.

Esercizi nucleari

L’Occidente imporrà le sanzioni contro la Russia “in ogni caso”. E’ la convinzione espressa ieri dal presidente russo nel corso di una conferenza stampa con il suo omologo e fedele alleato bielorusso Aleksander Lukahensko, in relazione alla crisi Ucraina-Russia. “Tutto quello che Kiev deve fare è sedersi al tavolo dei negoziati con il Donbass e concordare una soluzione del conflitto”, dice Putin.

“Il presidente bielorusso e io abbiamo convenuto che la garanzia per ripristinare la pace in Ucraina e per alleviare le tensioni sta nell’attuazione degli accordi di Minsk – afferma Putin – Tutto quello che Kiev deve fare è sedersi al tavolo del negoziato con i rappresentanti del Donbass e concordare misure politiche, militari, economiche e umanitarie per mettere fine a questo conflitto. Prima è meglio è”. Tuttavia, sentenzia lo “Zar” di Mosca, al momento “stiamo al contrario assistendo ad un aggravarsi della situazione nel Donbass”.

Per rendere ben chiaro il vento che tira, portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov annuncia che il presidente Putin, grande assente ai colloqui di Monaco, sta invece coordinando nuove esercitazioni delle forze “di deterrenza strategica” russa.Ilo “Zar”, insieme al suo fido scudiero bielorussosta osservando i lanci di missili balistici dal centro di controllo delle manovre. I due sono ripresi dalle tv, mentre coordinano esercitazioni nucleari su larga scala per testare i suoi missili balistici e da crociera. Nelle esercitazioni sono coinvolte le forze aerospaziali, il distretto militare meridionale, le forze missilistiche strategiche, le flotte del Mar Nero e del Nord.

La guerra è iniziata. A bassa intensità. Per ora.

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